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Il gas radioattivo in alcune zone d’Italia arriva a percentuali elevate e si annida negli ambienti indoor. Non se ne parla, ma ci si può difendere: ecco comeIndice degli argomenti: Che cosa è il gas radon? Dove si trova il gas radon? Radon in casa: come difendersi Radon: ulteriori interventi e considerazioni Invisibile, inodore ma pericoloso, il radon è un gas che si accumula specialmente negli ambienti indoor come case, uffici, scuole, minando la salute. Viene considerata la seconda causa, dopo il fumo di tabacco, di insorgenza del cancro al polmone, neoplasia particolarmente frequente: nel solo 2018 delle 373mila nuove diagnosi maligne, l’11% era riferita ai polmoni (Dati Aiom – associazione italiana oncologia medica). Al Convegno Nazionale organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dedicato al tema, Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale ha spiegato l’azione nociva di questo gas radioattivo che si lega al particolato presente negli ambienti indoor e, grazie a questo, si deposita nell’apparato respiratorio, a livello di bronchi, bronchioli e alveoli polmonari. Ecco cosa ha detto a proposito dei sintomi causati dall’esposizione al radon: “Se inalato, avendo una sua emivita, inizia a decadere rilasciando radiazioni, le più note quelle alfa, che possono interagire con il DNA cellulare delle cellule circostanti e modificarlo, dando il via al tumore. Nel caso di esposizione al gas radon, il tumore al polmone ha un’incidenza, in Italia, del 10% di tutti i tumori polmonari, con circa 3200 casi all’anno”. Quindi, risulta evidente la necessità di conoscere il problema e intervenire di conseguenza, soprattutto sul patrimonio edilizio esistente. Qui, infatti, è il problema: tende ad accumularsi negli ambienti chiusi e a volte può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio forte per la salute di chi ne è esposto. Che cosa è il gas radon? Il gas radon ha origine dal decadimento dell’uranio presente nelle rocce, nel suolo e anche nei materiali da costruzione. Alla base della sua concentrazione in un determinato ambiente vi sono diversi fattori: le caratteristiche del suolo, naturalmente, ma anche la modalità con cui è stato realizzato un edificio e i locali, gli stessi materiali edili impiegati. Anche la temperatura è in grado di aumentare l’emissione del gas, dagli strati superficiali dei materiali, come pure pressione e condizioni atmosferiche. Altro aspetto considerevole riguarda la ventilazione o meno dei locali e la presenza di riscaldamento o condizionamento. Da qui la necessità di intervenire. Ma com’è possibile riuscire a rimediare a una situazione esistente? E soprattutto, come si può sapere se la zona in cui si vive è più o meno ricca di radon? Partiamo da quest’ultima considerazione: il valore medio nazionale di concentrazione di radon nelle abitazioni è risultato pari a circa 70 Bq (Becquerel) per metro cubo. Le differenze, zona per zona, sono molto ampie. Per quanto riguarda, invece, la percentuale di abitazioni, regione per regione, che hanno fatto rilevare livelli di concentrazione medi superiori a 200 Bq/m3, il Lazio è la regione a più alta incidenza: più del 10% delle abitazioni registra un valore del genere, mentre Lombardia Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Campania registrano valori tra il 5 e il 10%. In ogni caso, le varie regioni hanno provveduto a mappare in modo più preciso il proprio territorio, arrivando così a un grado di precisione più elevato. Ci sono diversi strumenti in grado di misurare la concentrazione di radon cui seguono le analisi in laboratorio – da mettere in pratica, alcuni di questi riescono a fornire dei risultati molto precisi ma questo implica la necessità di considerare tempi anche molto lunghi, anche fino a un anno. Dove si trova il gas radon? Emesso dalle rocce e dal suolo, mediante un fenomeno conosciuto come emanazione, può penetrare, attraverso fessure o giunti delle pareti, nei locali sotterranei o comunque a contatto col suolo, il radon può penetrare attraverso porte, scale interne, fori passanti per tubature e cavi, fessurazioni di solette e pavimenti, migrando così ai piani superiori. Dato, però, che si tratta di un gas pesante, più si sale meno ce n’è. Massimo riguardo, quindi, va posto soprattutto ai locali che si trovano al piano terra, facendo comunque debita attenzione anche ai piani superiori. Radon in casa: come difendersi Negli edifici già esistenti, una volta svolta l’analisi strumentale, si possono mettere in pratica azioni di contrasto di diverso tipo, quali la ventilazione meccanica controllata o il ricambio d’aria frequente degli ambienti con l’apertura delle finestre, compresa la cantina e il vespaio; un’altra azione prevede l’espulsione all’esterno dell’aria contenuta nella cantina chiusa (creando una depressione) o al contrario, immettendovi aria esterna (creando una sovrappressione) mediante un ventilatore che contrasta l’accesso del gas nell’ambiente. Nel manuale realizzato da Inail, si legge che creando l’effetto di depressione la concentrazione di radon all’interno della cantina aumenta, “ma la depressione impedirà al gas di fluire verso le stanze superiori. Nel secondo caso la sovrappressione crea un flusso opposto a quello d’ingresso del radon”. Entrambi i metodi dovranno essere attuati prevedendo uno studio che, caso per caso, determini l’effetto più sicuro. Un’altra tecnica possibile sull’esistente è aspirare l’aria dai pavimenti aventi un vespaio sottostante, posizionando delle canaline di raccolta che aiutino la fuoriuscita dell’aria attraverso un condotto, oppure, nel caso di solai direttamente a contatto con il terreno, è possibile provvedere all’allontanamento del gas radon posizionando nel sottosuolo un pozzetto radon o tubi di drenaggio collegati ad un estrattore d’aria. Attuate tali strategie, si dovrà poi ripetere l’analisi strumentale per valutare l’efficacia dei provvedimenti attuati. Radon: ulteriori interventi e considerazioni Naturalmente, negli edifici di nuova costruzione è più semplice realizzare degli interventi mirati a impedire il passaggio di questo gas, prevedendo, già nella fase progettuale, tutte le misure per la riduzione del rischio, quali ad esempio la stesura di membrane impermeabili o membrane antiradon. Alcuni Protocolli di sostenibilità, tra cui il protocollo CasaClima, pongono una grande attenzione al tema, prescrivendo una seria verifica della presenza di gas radon, a seconda della classe di rischio dell’area in cui si interviene. Per gli edifici residenziali vengono imposti provvedimenti di base/semplici nel caso di valori sotto la soglia dei 300Bq/m3, mentre sopra questo valore i provvedimenti diventano significativi (Direttiva CasaClima Nature). In conclusione, nelle problematiche riguardanti la qualità dell’ambiente interno, va seriamente considerato il gas radon quale agente inquinante di grande impatto per la salute umana. La sua impercettibilità da parte dei nostri sensi (insapore, inodore, incolore) non deve abbassare la consapevolezza dei rischi che invece può arrecare; è quindi necessario prendere in considerazione le problematiche che ne derivano non solo nel patrimonio edificato esistente, ma ancor di più negli edifici di nuovo impianto realizzati con i criteri della massima efficienza energetica. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento