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L’efficienza energetica in edilizia è importante, ma occorre stare attenti alla salute e al benessere di chi vive gli ambienti. Anche negli interventi di recupero e riqualificazione è fondamentale pensare alla qualità dell’aria. Un manuale spiega perché e come. Indice degli argomenti: Recupero edilizio, si parte dalla salute e si arriva al territorio Benessere indoor Rispettare l’insieme nel recupero e anche l’estetica La salute viene prima di tutto Concepire il recupero edilizio in chiave di benessere, mettendo al centro l’uomo è uno dei temi più importanti che va e andrà affrontato attentamente. Perché il tempo che passiamo in ambienti confinati come la casa, i luoghi di lavoro o scolastici sono prevalenti. Eppure spesso e volentieri temi della qualità ambientale e dell’aria non sono al centro dell’azione edilizia, soprattutto nel caso del recupero. Una lacuna importante, pensando che buona parte degli edifici ha bisogno d’interventi importanti di riqualificazione energetica o di ristrutturazione per migliorare le sue prestazioni. Non viene considerato il fatto che, come riportato dal Ministero della Salute, alcuni studi condotti su uffici e altri edifici pubblici hanno rivelato una frequenza di disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15% e il 50%. Da qui nasce il manuale “Benessere e sostenibilità nel recupero edilizio”, a cura di Donatella Wallnofer e Silvano U. Tramonte. Recupero edilizio, si parte dalla salute e si arriva al territorio Donatella Wallnofer (nell’immagine) è architetto esperto in sostenibilità e bioarchitettura, nonché presidente della sezione milanese dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR). Silvano Tramonte è medico implantologo ed è anch’egli membro INBAR, di cui è Coordinatore progetti sulla salute diretta e indiretta. Ed è proprio dall’unione di intenti di un’esperta in progettazione dell’ambiente costruito e di un professionista qualificato in questioni mediche che nasce questo progetto editoriale, interdisciplinare. Il manuale è strutturato in quattro sezioni: una prima dedicata a salubrità e indoor, intende trasferire ai progettisti alcune conoscenze di base circa gli impatti e le implicazioni di salute che l’ambiente costruito può generare sulla popolazione residente; la seconda parte è incentrata sull’ambiente indoor, illustrando le sorgenti inquinanti e i fattori di rischio per la salute; la terza riguarda l’edificio e concentra l’attenzione sulla dimensione del quartiere e propone strategie e criteri per progettare correttamente l’edificio nel suo contesto di riferimento; la quarta e ultima parte è dedicata alla sfera territoriale, con uno sguardo più ampio attento alla sostenibilità urbana e sulle possibilità e potenzialità di rigenerazione della città. Benessere indoor, da dove si parte? Quali sono le caratteristiche che una casa deve avere per consentire di fornire benessere alle persone che vi abitano e come si concretizza attraverso l’azione progettuale e realizzativa di recupero? «Quando parliamo di innovazione, di sostenibilità e di benessere indoor a volte ci si dimentica che esiste anche l’abc del costruire – risponde Wallnofer – Quindi, prima di tutto, bisogna essere certi di contare su una buona impresa che realizzi le costruzioni con criteri non solo rispondenti alla norma, ma anche a regola d’arte dal punto di vista progettuale e realizzativo». L’architetto sottolinea questo punto «in quanto i maggiori problemi si hanno proprio in questi frangenti, ovvero nella verifica che i materiali previsti da capitolato siano effettivamente adottati e non ci siano varianti che prevedano materiali non conformi e non della stessa qualità prestazionale. Occorre essere certi di avere la filiera dei lavori completa, compresa la direzione dei lavori». Il passo successivo è richiedere che nel capitolato i materiali e le tecnologie abbiano una stretta coerenza con i criteri dei protocolli energetici ambientali. Rispettare l’insieme nel recupero e anche l’estetica Un altro concetto importante è che, nel momento in cui a livello condominiale si pensi ad attuare interventi di riqualificazione energetica o di recupero, «le modifiche non siano fatte solo badando al singolo intervento sostitutivo, che sia il cappotto termico o la sostituzione dei serramenti, ma ci sia sempre una considerazione complessiva sull’involucro e quale sia la ricaduta sull’involucro, quindi sull’interno delle scelte compiute all’esterno. Non ci devono essere discrasie tra livelli e prestazioni nell’intervento»: altrimenti il rischio di effetti collaterali, quali l’insorgenza di muffe e batteri aumenta. Altra questione notevole riguarda gli impianti: «la loro complessità è sempre più sensibile, quindi nella loro scelta occorre affidarsi a tecnici esperti che possano sottoporre vari tipi in grado di rispondere al meglio alle caratteristiche del fabbricato. È una questione importante, specialmente in caso di recupero edilizio e di efficientamento energetico, in quanto sul nuovo è possibile creare una coerenza che sull’esistente è certamente più difficile». Infine, ma non certo meno importante, c’è un concetto da considerare: l’estetica. «Nel novero dell’opera di recupero edilizio occorre tenere debito conto del lato estetico perché esso avrà un impatto considerevole sulla città – spiega l’espera Inbar – La bellezza rientra tra i parametri del comfort. Significa anche considerare un aspetto più ampio, che riguarda l’insieme, e non solo il particolare». La salute viene prima di tutto Sono tre gli aspetti caratterizzanti del manuale. «Il primo è partire con l’illustrazione delle patologie correlate all’ambiente costruito. La volontà è stimolare i tecnici dell’edilizia a conoscere anche elementi concernenti la medicina, quantomeno sulle malattie ambiente correlate». Un altro elemento considerevole è lo sguardo d’insieme, che non si ferma al singolo intervento o a quello di natura condominiale. «Dopo essere partiti da questa prima considerazione, abbiamo voluto contemplare aspetti che andassero oltre, dalla valutazione degli edifici fino a uno sguardo complessivo sul territorio, di rendere quanto più semplice possibile questi concetti per i progettisti, offrendo un sunto chiaro di aspetti vari che dalla salute arrivano alla Valutazione ambientale strategica (Vas), di solito strumento di valenza territoriale e non edilizia per fornire la possibilità di interpretare questi documenti molto complessi per comprendere bene in che tipo di territorio si sta operando e per entrarvi in sintonia». Ogni territorio, infatti, ha criticità peculiari: conoscendole è possibile poi mettere in atto scelte specifiche. Terzo aspetto considerato è aver voluto portare all’attenzione dei professionisti che lavorano nel quotidiano, i criteri generali delle progettazioni eseguite con i protocolli energetici ambientali «che di solito sono applicati su interventi di un determinato valore economico. Si è fatta, quindi, opera di disseminazione, semplificando i concetti e portando la sostenibilità a livelli quotidiani». Riguardo all’impiego di determinati materiali, Wallnofer spiega: «vanno valutate le situazioni e i contesti volta per volta. Ciò che possiamo consigliare è ispirarsi ai concetti desunti dai Criteri ambientali minimi anche per le soluzioni di edilizia privata, un punto di vista utile per il professionista che può valutare componenti e prodotti che non presentano elementi nocivi e portano elementi di salubrità più elevata». Fondamentale resta il grado di conoscenza di chi dovrà effettuare gli interventi, ma altrettanto importante è cambiare approccio da parte degli utenti finali anche nella necessità di operare manutenzione sull’opera. «Proprio come si interviene periodicamente sull’auto per constatare il suo funzionamento così si deve fare con la casa. Il libretto dell’edificio deve essere letto conosciuto e rispettato se vogliamo un edificio di qualità e in grado di mantenere adeguato comfort nel tempo. Altrimenti si vanificano gli investimenti effettuati al momento dell’acquisto». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento