Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Per molto tempo l’acqua è stata considerata una risorsa illimitata, ma oggi è fondamentale muoversi verso una gestione sempre più sostenibile del ciclo delle acque. Il riutilizzo di acqua piovana, così come il trattamento delle acque grigie, è una soluzione che permette di ridurre il consumo di acqua potabile di qualità per scopi non potabili. L’acqua è una risorsa importantissima per la vita dell’uomo, un bene sempre più prezioso. Per decenni si è considerata questa risorsa come illimitata, mentre oggi l’approvvigionamento idrico, soprattutto in alcune zone del pianeta, è decisamente problematico. Si sono dovuti attendere gravi e concreti problemi di scarsità d’acqua, per valutare l’impatto ambientale delle nostre attività anche sotto questo punto di vista, introducendo buone pratiche di risparmio e di ottimizzazione dell’uso della risorsa idrica sia nei settori produttivi, sia in campo domestico. Quanta acqua consumiamo? L’Istat svolge regolarmente un censimento sul consumo idrico nel nostro Paese e secondo i dati pubblicati a dicembre 2017 – riferiti all’anno 2015 – sono stati prelevati 9,5 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile. La maggior parte dell’acqua prelevata (circa l’84%) proviene da fonti sotterranee e un terzo di tutta l’acqua utilizzata è sottoposta ad un trattamento di potabilizzazione. Tra i dati, anche la quantità di acqua erogata giornalmente dalle reti di distribuzione per ogni abitante, che in media si attesta sui 220 litri. Un valore che, per quanto inferiore di circa 20 litri rispetto ai dati del censimento precedente, rimane decisamente elevato. Oltre ai reali consumi, anche le caratteristiche e la qualità della rete di distribuzione incidono notevolmente sulla quantità di acqua potabile utilizzata. L’Istat, infatti, stima che nel 2015 ben il 38,3% dell’acqua potabile immessa nelle reti di distribuzione sia andata persa, per una perdita totale di 3,2 miliardi di metri cubi. I picchi di criticità si rilevano nelle Isole e in alcune regioni del Centro-Sud. In Italia sono in funzione 17.897 impianti di depurazione, ma solo il 12,9% effettua trattamenti avanzati, caricandosi comunque dei due terzi dei carichi inquinati provenienti dalle acque reflue urbane. Il grafico mostra l’acqua immessa e l’acqua erogata per uso potabili in diverse aree geografiche. Fonte: Istat 2017 Risparmio idrico e raccolta dell’acqua piovana Considerata l’enorme quantità di acqua potabile che ogni giorno consumiamo, è importante fare propria la logica del risparmio e della gestione sostenibile della risorsa idrica. Tra le varie buone pratiche, la raccolta e l’uso di acqua piovana consente, con apposito trattamento, di utilizzare acqua meno pregiata per alcune attività grazie ad un sistema relativamente economico. Generalmente preleviamo acqua potabile di elevata qualità dall’acquedotto e la utilizziamo indistintamente per scopi potabili e non potabili. Con un sistema di raccolta delle acque piovane, invece, l’acqua viene convogliata in un serbatoio filtrante e stoccata, per poi essere utilizzata per scopi come l’irrigazione, i servizi igienici, il lavaggio dell’auto. Quindi, un sistema di acqua piovana permette un notevole risparmio idrico. Esistono anche dei sistemi che permettono di trasformare quest’acqua filtrata in acqua potabile, ma è necessario un ulteriore trattamento e non sono molto diffusi, in quanto il loro funzionamento è più impegnativo. Per ammortizzare i costi dell’impianto è utile valutare le precipitazioni medie della zona, poiché se minime o eccessive diminuiscono i benefici traibili dal sistema in confronto al tempo di rientro dell’investimento o – viceversa – rispetto agli eccessivi costi di manutenzione. Come funziona un sistema di raccolta dell’acqua piovana Un sistema di raccolta delle acque piovane è composto principalmente da una superficie di raccolta, un sistema che convoglia e trasporta l’acqua ad un condotto di drenaggio, fino all’impianto vero e proprio di stoccaggio e trattamento. L’acqua di prima pioggia, in quanto non utilizzata per la raccolta e il riutilizzo, viene deviata attraverso appositi deviatori. In molti casi, nelle applicazioni domestiche si ricorre al tetto come superficie captante e i canali di gronda come sistemi di convoglio verso l’impianto di raccolta dell’acqua piovana. Dopo di che, i pluviali permettono il deflusso dell’acqua piovana (o al posto loro un apposito sistema di tubazioni) verso un primo filtraggio, che ha la funzione di separare i residui più grossolani presenti nell’acqua piovana raccolta. Solo dopo questo passaggio, l’acqua può passare nel serbatoio di accumulo, dove ulteriore sporcizia e altri residui rimangono sul fondo e l’acqua filtrata viene prelevata e immessa in rete. Una pompa consente il prelievo e la distribuzione dell’acqua piovana trattata ed è controllata da una centralina elettronica, in grado di gestire il prelievo di acqua in base alla disponibilità del serbatoio. Un filtro galleggiante, inoltre, assicura il prelievo dell’acqua di maggiore qualità, garantendo la captazione sempre pochi centimetri al di sotto del livello dell’acqua. In commercio è possibile trovare diversi tipi di serbatoi, sia per il loro posizionamento sia per i materiali di cui sono realizzati. I materiali per la realizzazione devono rispettare dei requisiti specificati in normativa e la capacità di questi serbatoi è da scegliere dopo accurate valutazioni delle precipitazioni attese, della superficie di raccolta a disposizione e dei fabbisogni specifici del caso. Nella maggior parte dei casi si sceglie di interrare il serbatoio, così da non aver problemi di spazio e lo si colloca in prossimità delle grondaie. RIUSA è un impianto automatico di Redi, per recupero e riutilizzo acque piovane per uso irriguo e domestico. Le acque piovane grazie a filtri particolari che fanno parte integrante del sistema RIUSA vengono reimpiegate per l’immissione dell’acqua nelle cassette dei WC e per il lavaggio del bucato. Un bel risparmio in termini economici e un’attenzione particolare agli sprechi quotidiani. Il sistema RIUSA può essere installato sia in ambito civile che residenziale che in complessi industriali. Tutti gli impianti richiedono un minimo di manutenzione, ogni circa 5-10 anni, e la rete di distribuzione dell’acqua potabile deve sempre essere distinta da quella non potabile, così come devono sempre essere ben indicate le fonti di acqua non potabile, in modo da evitare ogni possibile errore. Serve particolare attenzione nelle situazioni in cui l’edificio è circondato da vegetazione, le cui foglie potrebbero intasare i canali di gronda e i pluviali. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento