Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il settore della sicurezza domestica comprende un ventaglio di soluzioni, dalle porte blindate agli allarmi passando per la rete degli impianti con intervento e per la domotica. Un settore controcorrente che continua a viaggiare con il segno più: dalle strutture all’avanguardia ai sistemi tecnologici, ecco le ultime novità per avere un’abitazione a prova di scasso. Il contributo di un esperto installatore può aiutare a scegliere il sistema più idoneo al proprio contesto. Indice degli argomenti: Porte blindate Allarmi con pronto intervento Sicurezza e domotica Anatomia del progetto: intervista a Adalberto Malinconi di M. Sicurezza Tra i pochi settori che negli ultimi decenni non hanno risentito delle congiunture legate di volta in volta all’una o all’altra crisi internazionale c’è quello della sicurezza domestica, come emerge dall’analisi annuale del Censis e non stupisce visto che il 90,9% della popolazione italiana si è dotato di almeno un sistema di sicurezza. Al primo posto ci sono le porte blindate scelte dal 65,7% della popolazione, mentre il 37% ha installato un sistema di allarme, il 32,8% protegge gli accessi con le inferriate e il 30,3% ha installato una telecamera. Vediamo nel dettaglio diverse soluzioni. Porte blindate Le porte d’ingresso blindate hanno caratteristiche ben precise che garantiscono un fattore di sicurezza (più o meno alto in base alla classe della porta). La semplice dotazione di elementi di sicurezza su porte preesistenti non garantisce la resistenza di queste allo scasso. È quanto attesta il “Vademecum della casa sicura” a cura di FederlegnoArredo (Gruppo Porte d’Ingresso di EdilegnoArredo/FederlegnoArredo), con il patrocinio del Ministero dell’Interno. La resistenza all’effrazione è la principale caratteristica di una porta blindata e si misura in base alle norme europee EN 1627-1630. Ogni porta ha la sua matricola e la sua tenuta è indicata dalla classe di resistenza. Le classi vanno da 1 a 6 e sono attribuite in base a rigorosi test di laboratorio. Quelle indicate per l’uso residenziale sono la 3 e la 4. In fase di scelta si valutano diverse caratteristiche: se la porta viene collocata a diretto contatto con l’esterno e quindi con gli agenti atmosferici è necessario che abbia un alto fattore di isolamento termico. Inoltre si può optare per una porta a un’anta singola o a due ante, le prime sono più economiche e anche le più diffuse per gli ingressi di edifici residenziali. Quelle a due ante sono generalmente pensate per ingressi più ampi come quelle dei garage e possono presentare le due parti simmetriche, cioè della stessa misura, o asimmetriche, con una parte più grande e una più piccola. Le dimensioni standard delle porte d’ingresso blindate sono L80 – 90xH200 – 210 cm. Se il progetto architettonico richiede un modello che esula da queste dimensioni, anche il prezzo del prodotto finito potrebbe essere maggiore del 20/30% circa. Un’altra caratteristica fondamentale delle porte blindate è il telaio, che deve presentare un’anima in acciaio per garantire una buona tenuta. Oggi alcune porte blindate sono particolarmente attente anche al design, come l’ultima nata in casa Scrigno, Fenis, personalizzata da Andrea Castrignano con una lamiera in acciaio riflettente, per il progetto Art&Design. Scrigno Fenis – ph Stefano Scara Dalla ricerca sulla funzionalità è nata, invece, Synergy-Out di Dierre, dotata di telaio anti-condensa con prestazioni isolanti da record. L’acciaio rivestito con una speciale guaina in PVC ottiene una trasmittanza (Uf*) di 1.1 W/(m2 K) contro i 7 di un normale telaio in acciaio. Synergy-Out – Dierre Le porte blindate hanno un range di prezzo molto ampio che varia in base a molteplici fattori la maggior parte dei quali non visibili ad occhio nudo. Indicativamente la fascia di prezzo si può circoscrivere tra 500 e 5.000 euro. In generale si può dire che un modello in classe 3 parte da 1.500 euro e uno in classe 4 supera i 2.000 euro. Ma i costi ovviamente variano anche in base ai materiali e alle finiture. Allarmi con pronto intervento L’impianto d’allarme o intrusione è un sistema che coinvolge diversi apparecchi, solitamente una piattaforma di comando, come tastiera telecomando tag di prossimità lettore biometrico, sensori di diverse tipologie per protezioni puntuali perimetrali o volumetriche. Una volta attivato, se registra un evento anomalo il sistema rilascia allarmi di vario carattere, da sonoro ad invii di messaggistica o file di formati digitali attraverso la rete Internet ADSL a Istituti di Vigilanza o Central Station per la telegestione e teleassistenza. Tra i sistemi di allarme con pronto intervento da remoto (interventi in loco di Guardie Giurate Territoriali, allerta alle Forze dell’Ordine) ci sono le soluzioni del gruppo svedese Verisure che integrano dispositivi wireless collegati alla centrale operativa con sistemi e tecnologie di vario genere. Verisure Italia è un Istituto di Vigilanza Privato Certificato UNI 10891:2000. La centrale operativa (h24) è monitorata da guardie giurate interne e si occupa di gestire diverse situazioni d’emergenza: furto, rapina, emergenze mediche, incendi, altri pericoli. Risponde entro 60 secondi ed effettua una doppia verifica per immagini e audio degli eventi, in maniera da filtrare i falsi allarmi. Sistema ZeroVision di Verisure Tra le sue proposte più recenti c’è ZeroVision, un fumogeno collegato alla centrale operativa che in 45 secondi riempie l’ambiente di un fumo denso che impedisce la visibilità offerto con un’aggiunta di 199 euro al kit base Verisure). Inoltre, di recente, il marchio ha integrato al proprio sistema d’allarme le telecamere Arlo. Sicurezza e domotica Una grande innovazione nel campo della sicurezza domestica consiste nella possibilità di integrare quest’ultima all’interno dell’impianto domotico di casa e poter così gestire allarmi, telecamere e i diversi dispositivi coinvolti da remoto, anche dal proprio telefonino. È il caso di dell’app Bticino Home Alarm che permette anche di visualizzare le immagini inviate dalle telecamere presenti negli ambienti. Bticino Home Alarm Oppure è possibile installare dispositivi multifunzionali, anch’essi gestibili da remoto, che riuniscono tutte le funzioni domotiche, anche il monitoraggio dell’allarme. QBE di Came è uno di questi. QBE di Came Si tratta di strumenti ideali soprattutto quando per motivi diversi ristrutturazioni, vincoli vari, non è possibile cablare l’edificio intero. Anatomia del progetto: intervista a Adalberto Malinconi di M. Sicurezza Come si sceglie e come si progetta un sistema di sicurezza? Gli Impianti vanno progettati verificando attentamente e scrupolosamente gli ambienti da proteggere, tenendo conto di fattori di primaria importanza quali (ne citiamo alcuni) il piano di appartenenza, quali sono i principali accessi, come sono strutturati i serramenti e le porte d’accesso, se l’abitazione/immobile è isolato o in un centro abitato, se si tratta di un’abitazione unifamiliare o di un condominio, cosa è importante proteggere nell’immobile (sicuramente prima le persone poi le cose). Esistono vari gradi di sicurezza per la realizzazione dei sistemi dettati da normativa CEI 79-3 per classificare gli impianti d’allarme e antintrusione in base al grado di sicurezza: grado 1 equivale a rischio basso, grado 2 a rischio medio basso, grado 3 a rischio medio alto, grado 4 a rischio alto. Meglio i sistemi radio (wireless) o cablati (con i fili)? Innanzi tutto possiamo dire che la durata delle pile delle varie componenti allacciate al sistema è aumentata notevolmente mentre i primi sistemi (parliamo degli anni ‘80/‘90) avevano una durata che spaziava tra i 12/24 mesi ora si è arrivati ad un minimo di 36 mesi per arrivare anche sui 4/5/6 anni di autonomia a secondo delle componenti del sistema, ciò che consuma di più sono sempre gli organi di comando e gli avvisatori acustici (tastiere e sirene). La tecnologia oggi impiegata offre veramente molto, dalla scansione variabile delle frequenze alla protezione sui disturbi ed interferenze e molto altro ancora, ciò rende questi sistemi veramente inattaccabili molto validi ed efficienti Teniamo conto inoltre che mentre una volta pochissime erano le apparecchiature addizionali al sistema (quali sensori periferici volumetrici interni ed esterni) ora innumerevoli apparecchiature possono essere interfacciate ad essi, spaziamo dai semplici sensori magnetici ai sensori sismici d’urto a sensori microfonici per la lettura di rottura vetri o cristalli, sensori volumetrici a più tecnologie infrarosso microonda e altre ancora, sensori di allagamento temperatura sensori per la rilevazione di fiamma o fumo, sensori da esterno di qualsiasi genere, sensori per il soccorso tag di prossimità telecomandi a più canali e vari. Si possono interfacciare al sistema wireless sistemi esistenti o aggiornare un sistema esistente? Si, assolutamente. Esistono concentratori di zona a più ingressi o uscite in grado di collegare ad essi i sensori cablati esistenti che offrono inoltre anche uscite per interagire con eventuali sirene ed avvisatori di vario genere. Quale sistema costa di più? Sicuramente il sistema cablato perché necessita di molta più manodopera per la sua installazione e programmazione, oltre al fatto che per realizzarlo è necessaria una rete distributiva (canaline tubazioni incassate od esterne). Quali sono i vantaggi del sistema wireless? Il sistema wireless, come dicevamo, non necessita di alcuna rete distributiva se non allacciamento di corrente alla centralina e allacciamento alla rete Internet (ADSL) questo però può essere evitato perché la stessa centrale può essere allacciata sia con rete IP che con funzionalità WI-FI (sicuramente l’allacciamento con rete IP è più sicuro). È molto importante sapere che oltre alla rete Internet solitamente questi sistemi hanno anche interfacce GSM/GPRS alcuni addirittura con doppia SIM pertanto il sistema stesso diventa inattaccabile, gli stessi sistemi inviamo più formati di messaggistica, quali vocale SMS o notifiche attraverso le varie reti disponibili (internet e GSM). Il nostro telefonino è in grado di gestire l’intero sistema anche da remoto e ricevere qualsiasi informazione o notifica sullo stato di funzionamento dello stesso sistema è come se ci portassimo appresso l’impianto d’allarme Resta indubbiamente certo che le apparecchiature non avendo obblighi di cablatura possono essere installate nelle condizioni più idonee ed ottimali per il loro corretto e buon funzionamento (spesso con le tubazioni si è vincolati al posizionamento dell’apparecchiatura) rischiando di non aver il miglior risultato Questi sistemi, inoltre, possono essere utilizzati anche per natanti, mezzi di trasporto speciali, baite isolate, ponteggi e strutture dove sia difficoltoso avere a disposizione sia linea telefonica che alimentazione (corrente) infatti gli stessi sistemi esistono anche in versione autoalimentata o con pannelli solari o con speciali accumulatori (batterie). Il grande vantaggio dei sistemi wireless è che sono integrati: oltre ad offrire la sicurezza delle persone e dei beni, sono in grado di effettuare alcuni comandi di domotica, integrare telecamere, integrare il sistema videocitofonico ed altro ancora, per cui diviene più che un semplice impianto d’allarme e offre molteplici funzioni. Può darci un’indicazione dei prezzi? Facciamo due esempi (simulazione di un paio di kit allarme sistema base): Centrale, due telecomandi inserimento sistema, sensore volumetrico, contatto magnetico, e sirena da esterno (comprensivi di installazione programmazione e collaudo), costo: 1.200 euro, oneri fiscali esclusi. Centrale, tastiera di comando, due telecomandi per inserimento sistema, sensore volumetrico, due contatti magnetici, sirena da esterno (comprensivi di installazione programmazione e collaudo), costo: 1.500 euro oneri fiscali esclusi. *Adalberto Malinconi di M. 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