Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il progetto per il riutilizzo a verde di un lastrico solare, tra le manovre per l’acquisizione dello storico comparto immobiliare sede del Corriere della Sera in via Solferino, nel cuore di Brera, ad opera di una importante società finanziaria americana, rappresenterebbe per la prima volta l’occasione di apertura alla città della sede del potere editoriale, attualmente concepita come un esteso lotto privato dal carattere introverso. Tanto più valore assumerebbe l’intervento dato che l’edificio in questione è un fiore all’occhiello dell’architettura contemporanea firmata da Vittorio Gregotti. E se può sembrare azzardata un’operazione di “maquillage” verde di architetture così riconosciute, l’utilizzo di materiali coerenti con le preesistenze ed una filosofia di riqualificazione energetica, giustificherebbero in pieno l’intervento ed anzi, ne accrescerebbero notevolmente il valore. Al centro del concept di questo progetto di circa 400mq c’è infatti un sistema modulare di lamiere e griglie metalliche, le stesse utilizzate con una specifica tecnica di “flammatura” da Gregotti in facciata per il rivestimento dei piani alti dell’edificio, montate come un pavimento galleggiante al di sopra di un pacchetto di verde pensile ecologico ed innovativo, che definiscono il layout dell’orto in un disegno organico in contrasto con la rigidità del contesto edificato. Le lamiere, appoggiate su travi in materiale composito pultruso fibrorinforzato, e quindi dal carico molto leggero ma in grado di irrigidire la struttura del solaio esistente, sono usate sia come nuovo piano di calpestio che come “guide”per la crescita delle piante seminate pochi centimetri più in basso, con un gioco di maglie diversificate (o magari con un sistema di foratura a disegno, personalizzabile per ogni singolo pezzo). Un opportuno trattamento con materiali ceramici a bassa conducibilità termica garantirà la piena compatibilità tra le superfici forate e gli steli della flora selezionata. Inoltre la tessitura dei grigliati permetterebbe un controllo delle acque piovane, incanalandone il flusso verso le aree piantumate, riducendo le acque di scarto che entrano nel sistema cittadino. Prevedendo, infine, dei corpi illuminanti incassati al di sotto della pavimentazione forata, si otterrà un suggestivo effetto di luce emanata dall’orto nelle ore notturne. La varietà vegetativa ha un grosso peso nel progetto: la mission è creare un “giardino alimentare” che possa sussistere anche in zone parzialmente ombreggiate (essendo solo al terzo piano di un fabbricato circondato da edifici più alti che nell’arco della giornata proiettano a turno la propria ombra sulla terrazza), nel quale essenze diverse e poco comuni si mescolano in modo ardito per attrarre l’interesse e la curiosità anche degli appassionati di agronomia, dei cultori della gastronomia e degli imminenti fruitori del tema “nutrire il pianeta, energia per la vita”. A tal proposito, le specie vegetali inserite sono quelle definite non solo come orticole, ma anche come officinali, aromatiche, fiori e piante spontanee commestibili, che donano al giardino un’atmosfera naturale ed irregolare, coronata dalla macchia di verde ornamentale aggrappata alla parete che fa da testata al lungo corridoio coltivato, su un impalcato in tubi innocenti. Quel fronte cieco nasconde il sistema di collegamento verticale dell’edificio, al cui piede vi è un accesso, attualmente chiuso, dalla via Montebello (adiacente all’entrata della sala convegni Buzzati), che potrebbe diventare ingresso indipendente alla terrazza, già servito da scale ed ascensori dedicati, evitando l’attraversamento di aree riservate al giornale. Il sistema di accessibilità e permeabilità pubblica sarà quindi garantito, senza però rinunciare alla sicurezza ed al controllo necessari per la destinazione d’uso privata dell’edificio. E’ così che lo strumento paesaggistico e decorativo di un orto permanente in copertura diventa pretesto per la creazione di un nuovo luogo di rappresentanza e di socialità che cambia la fruizione percettiva di un contesto dinamico ma dichiaratamente elitario come la redazione di un quotidiano. In più, lo spazio potrebbe essere costantemente presidiato e manutenuto dai dipendenti grazie all’attività a ciclo continuo del giornale, e i frutti della raccolta utilizzati dalla cucina della nuova mensa aziendale, collocata al piano terra dello stesso edificio… quel che si dice km0! _______________________________________________________ Menzione del CONCORSO 1000 ORTI A KM 0 PER MILANO Gaia Santamaria Amato Il progetto, di indubbia qualità architettonica, si inserisce sull’edificio esistente con carattere e misura, dimostrando la possibilità di risemantizzare in modo non scontato anche contesti consolidati, con la presenza di verde orticolo in copertura. In particolare, il legame proposto, con la sede di uno storico gruppo milanese, definisce un rinnovato rapporto identitario del verde orticolo con la città, nella sua dimensione fisica e nel relativo profilo storico e culturale. La soluzione proposta si connota come elegante e sofisticata reinterpretazione di design di un orto, secondo un linguaggio di accattivante contemporaneità, forse in questo – pur giustificata dalla peculiarità della specifica localizzazione – finendo col perdere il terreno di più diretto rapporto con la “rusticità” semplice del coltivare. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento