Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
I grandi blocchi commerciali, eccezioni all’interno del tessuto consolidato di Milano, pongono nei confronti del loro contesto criticità ma anche potenzialità. Alla ricerca di nuovi luoghi per abitare e per coltivare queste vaste superfici che sono i lastrici solari, finora mai utilizzate e non accessibili, possono rispondere alla domanda sempre crescente di una produzione locale di frutta e verdura. Il caso studio preso in considerazione è proprio il lastrico solare di un grande supermercato nella prima periferia di Milano. L’importanza di un simile intervento risiede nella potenzialità di accorciare, anzi quasi eliminare del tutto, la filiera agro-alimentare sviluppata attorno a beni di prima necessità e nell’educare un quartiere all’agricoltura urbana. Il supermercato di via Pitteri si configura come una grande superficie di vendita di un piano fuori terra, con superficie pari a 5670mq e dall’altezza di 8m senza alcun edificio prospiciente che ne ombreggi il lastrico solare. Il blocco si trova fra una piazza ed un parcheggio, in un contesto sviluppato attraverso un progetto P.R.U. (Programma di Riqualificazione Urbana) per l’ex area industriale Innocenti. Stare e coltivare L’idea progettuale è quella di organizzare lo spazio come un arcipelago dove le isole sono aree di produzione o luoghi dello stare e ciò che le separa una superficie in calcestre dall’ampiezza variabile che permette il raggiungimento di tutte le aree. Il progetto prevede l’apertura del lastrico solare al pubblico tramite un nuovo accesso nell’area nord-ovest sfruttando l’impianto di risalita esistente. Per il visitatore sono state pensate delle aree attrezzate ad auditorium, a bar ed un grande prato centrale ricco di essenze arboree che cambiano nelle stagioni. La produzione è invece assegnata a quattro cluster, tre frutteti, un vitigno ed una serra. La compravendita dei prodotti dell’orto e del frutteto avviene sotto la pergola in legno che accompagna il visitatore dall’ingresso ai cluster più lontani, anch’essa ricoperta di vegetazione sensibile alle stagioni, per poter godere della bellezza di questo luogo riparato durante tutto l’anno. Il tetto verde La realizzazione dell’orto è pensata su di un pacchetto di verde pensile dotato di tutti gli strati fondamentali (il supporto, l’elemento di tenuta all’acqua e antiradice, uno strato di protezione meccanica, strato drenante, tessuto filtrante e substrato in terra) di spessore variabile a seconda della coltivazione prevista. La composizione del terriccio sarà di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo delle piante. Le coltivazioni I quattro cluster sono organizzati per poter ospitare annualmente diverse coltivazioni osservando quindi la rotazione delle culture per non impoverire il suolo, già artificiale. Le coltivazioni si susseguono in questo modo: patate, brassiche e legumi (si susseguono nelle stagioni, ad entrambe piace il suolo alcalino), ortaggi vari e infine radici. Inoltre sono state studiate delle suddivisioni dei cluster atte a separare ortaggi di una stessa famiglia e sperimentare le consociazioni delle piante con essenze aromatiche e fiori. Il frutteto è diviso per specie: in un angolo gli agrumi, nell’altro il vitigno, e poi due aree di frutta mix dove le linee degli alberi da frutto (la maggior parte di tipologia nana) sono intervallate da altre specie. Nella serra avvengono invece culture fuori stagione laddove fosse necessario con sistemi aereoponici ed idroponici orizzontali e verticali insieme alla coltivazione dei frutti di bosco e svariate tipologie di pomodorini. Il sistema degli orti pensili Il centro commerciale di Rubattino è solo un prototipo in un sistema di orti pensili che possono essere pensati per ogni grande superficie commerciale dal tetto piano (spesso anche carrabile). Se il progetto venisse applicato sugli altri supermercati della catena considerata si avrebbero a disposizione 1.136.000mq di agricoltura urbana per la città di Milano. _______________________________________________________ Premio Menzione del CONCORSO 1000 ORTI A KM 0 PER MILANO Francesca Savio, Carol Zaki Il progetto propone un’intelligente relazione ideale con l’imminente Expo 2015, in certo senso prefigurando le possibili ricadute culturali che auspicabilmente e sicuramente la kermesse internazionale donerà in lascito alla città. Sotto questo profilo, la soluzione si inserisce anche nel solco di esperienze internazionali già consolidate, quali la “Green Roof by Law” di Toronto, declinandone la possibile applicazione al caso dell’edilizia della grande distribuzione alimentare. Una proposta accattivante, capace di intravedere una suggestiva relazione tra produzioni comunitarie “a km 0” e marchi sensibili alla sostenibilità ecologica dei prodotti distribuiti. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento