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Indice degli argomenti: CILAS, è corsa per conservare il Superbonus al 110%: c’è tempo fino al 25 novembre CILAS e CILA: cosa sono, differenza e scadenza Come cambia il Superbonus nel 2023, dal 110 al 90% e le novità per le villette unifamiliari Nuovo Superbonus con aliquota ridotta, cosa ne pensano le associazioni di categoria Il Superbonus è la misura più discussa del momento. Il nuovo governo, come annunciato nelle precedenti settimane, ha deciso di modificare la misura in maniera sostanziosa, abbassando l’aliquota e stringendo le maglie dei beneficiari. Tutte le novità in vigore dal 1° gennaio 2023 sono contenute nel decreto Aiuti quater, insieme a misure contro il caro bollette e il nuovo tetto ai contanti. In merito al Superbonus, introdotto sotto il governo Conte, il neo premier Giorgia Meloni ha dichiarato: “Abbiamo sempre condiviso le finalità del Superbonus ma il modo in cui è stato realizzato ha segnato molti problemi…la copertura al 110% ha determinato una deresponsabilizzazione e una distorsione sul mercato.” Con queste argomentazioni l’agevolazione viene abbassata al 90% con una “scappatoia” per alcuni cittadini che potranno, in presenza dei requisiti che vedremo, beneficiare dell’aliquota al 110% come stabilito dal vecchio esecutivo. Tra questi la presentazione della CILAS (la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) entro il 25 novembre 2022. Ecco i dettagli della nuova normativa e in quali casi la maxi agevolazione è confermata anche nell’anno a venire. CILAS, è corsa per conservare il Superbonus al 110%: c’è tempo fino al 25 novembre Per restringere il campo di applicazione della misura agevolativa, il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di ridurre la percentuale di rimborso e introdurre una serie di vincoli riguardanti la tipologia di immobile e il reddito dei richiedenti. Lo stesso decreto Aiuti quater, tuttavia, stabilisce anche due condizioni in cui l’agevolazione resta al 110%: se entro il 25 novembre 2022 si provvede ad inviare la CILAS, ovvero la Comunicazione Inizio Lavori Asseverata, che non è altro che il titolo abilitativo necessario per la realizzazione degli interventi edilizi in oggetto; se i condomini hanno deliberato e approvato in assemblea l’inizio dei lavori prima dell’entrata in vigore del Dl Aiuti quater, cioè il 12 novembre 2022. Queste due “scappatoie” consentono ad imprese, condomini e singoli contribuenti di prolungare l’effetto della maxi agevolazione nel prossimo anno, senza abbassare l’aliquota al 90%. Ciò consente di non danneggiare i cantieri già avviati o in fase di avviamento. CILAS e CILA: cosa sono, differenza e scadenza La CILA è il modulo con cui si comunica alla Pubblica amministrazione l’inizio dei lavori che richiedono un iter autorizzativo. Parliamo di interventi di vario genere come lavori di ordinaria e/o straordinaria amministrazione, ristrutturazioni, cambio destinazione d’uso e molto altro. Tra questi interventi rientrano anche quelli agevolati dal Superbonus, per i quali prende il nome di CILAS, ovvero Comunicazione Inizio Lavori Asseverata Superbonus. La CILAS deve contenere la descrizione degli interventi trainanti e trainanti previsti dal Superbonus che si andranno ad eseguire. Spetta al tecnico abilitato all’esecuzione dei lavori presentare CILA e CILAS per ottenere il titolo abilitativo presso l’ufficio tecnico del Comune in cui il condominio o l’immobile è ubicato, anche online mediante compilazione di un modulo pfd. Il termine ultimo per la presentazione stabilito del dl Aiuti quater è dietro l’angolo: il 25 novembre 2022, salvo modifiche in fase di conversione in parlamento. Per questo a tutti coloro che fossero in una fase avanzata dei lavori è caldamente consigliato di affrettarsi a depositare la richiesta allo Sportello Unico Edilizia così da applicare la percentuale al 110% anche alle spese sostenute nel nuovo anno che, altrimenti, scenderebbero al 90%. Come cambia il Superbonus nel 2023, dal 110 al 90% e le novità per le villette unifamiliari Chi non soddisfa le condizioni viste in precedenza – ovvero la presentazione della CILAS entro il 25 novembre e la delibera di approvazione dei lavori entro la data di entrata in vigore del decreto legge – non potrà più usufruire della maxi agevolazione al 110%. Le numerose frodi sulla cessione del credito emerse nell’ultimo biennio e il “buco” finanziario da 38 miliardi di euro hanno costretto il nuovo governo a rimodulare la misura. L’aliquota scende al 90% per le spese a carico dei condomini che eseguono lavori di ristrutturazione mirati all’efficientamento energetico. Invece per i lavori eseguiti sulle villette unifamiliari l’aliquota resta al 110% per tutto il 2023 a patto che siano rispettate tre condizioni: che l’immobile in oggetto sia “prima casa”; che il richiedente abbia un reddito familiare annuo che non superi i 15.000 euro (con possibilità di una rimodulazione in base al numero di componenti del nucleo familiare, il cosiddetto “quoziente familiare”); che il richiedente abbia presentato almeno un SAL, Stato Avanzamento Lavori, al 30% entro il 30 settembre 2022. Nuovo Superbonus con aliquota ridotta, cosa ne pensano le associazioni di categoria Come era prevedibile, il decreto Aiuti quater ha suscitato qualche polemica, soprattutto in merito al Superbonus, la misura più toccata dall’intervento. L’Associazione nazionale costruttori edili, contrariamente da quanto sostiene il premier Meloni, ritiene che la brusca modifica dell’aliquota andrà a danneggiare i contribuenti in una fascia di reddito medio-bassa, senza contare che come aggiunge Federica Brancaccio, presidente Ance: “Cambiare le regole del Superbonus in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi. Una volta capiti gli obiettivi del Governo, possiamo formulare una proposta che tenga conto della sostenibilità economica da parte di imprese e famiglie. Questa è una misura che ha bisogno di un futuro strutturale, e sul fronte del caro materiali la Brancaccio ha spiegato, in collegamento con la trasmissione Omnibus, che non sono stati i bonus a far aumentare i costi delle materie prime”. Infatti proprio nelle periferie dove abitano i meno abbienti i lavori edili hanno preso il via con mesi di ritardo, e adesso i beneficiari della maxi agevolazione vedranno cambiare le carte in tavola a partire dal nuovo anno. Ma le critiche al nuovo decreto non riguardano soltanto il bonus edilizio. Il Dl prevede al suo interno anche lo slittamento del termine in cui il GSE dovrà vendere il gas stoccato: dal 31 dicembre 2022 si passa a marzo 2023. Il motivo è presto detto, con questa misura il governo spera di poter concludere la vendita a prezzi maggiori di quelli attuali. A molti inoltre non piace la concessione, in deroga, dei permessi per sfruttare maggiormente le trivelle esistenti al largo della Sicilia e di costruirne di nuove nel mar Adriatico. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento