Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle Efficienza e sicurezza: in che relazione si pongono?Quali sono i principali rischi quando si parla di opere per l’efficientamento energetico?Il problema non è il sistema cappottoL’importanza dei giusti materiali e l’impegno dei produttoriLe classi di rischio dei materiali e la sensibilizzazione degli operatori del settore Il Superbonus, introdotto con il DL n. 34/2020, è un’agevolazione fiscale senza precedenti, una misura che avrebbe dovuto incentivare l’avvio di cantieri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali esistenti. Una manovra che, da subito, ha creato opinioni contrastanti e dubbi, proprio per la portata dell’agevolazione, con un’aliquota del 110%, e meccanismi quali lo sconto in fattura o la cessione del credito. Dopo una spesa superiore ai novanta miliardi e 3 anni di cantieri, si sono indubbiamente portate all’attenzione di tutti differenti tematiche. Irregolarità, frodi fiscali, mancanza di fondi, sono state questioni oggetto di diverse indagini e accuse nel corso del tempo, ma non sono l’unico aspetto che merita una riflessione. Oltre al tema economico, si apre tutto un filone di discussione relativo alla bontà delle opere eseguite, alla scelta dei materiali e alla priorità di temi meno considerati, come la sicurezza antincendio. L’isolamento termico dell’involucro edilizio, infatti, era uno dei cosiddetti interventi trainanti e, anche a seguito di eventi di cronaca come l’incendio della Torre dei Moro a Milano, si è parlato molto dell’importanza di scegliere correttamente i materiali per queste opere edilizie. Per quanto il decreto richiedesse l’utilizzo di prodotti rispondenti ai criteri ambientali minimi (CAM), non è sempre andato tutto liscio. Il boom dei lavori dovuto al maxi-incentivo ha portato diverse criticità, dall’intenzionale utilizzo di materiali scadenti per vantaggi economici, all’effettiva scarsità di materiali, con temi di consegna lunghi, acquisti presso produttori esteri e rialzo dei prezzi. Una situazione complessa e una responsabilità condivisa, che coinvolge i produttori, le imprese, i progettisti e anche i committenti. Un tema di grande rilievo, per il quale abbiamo chiesto a Davide Luraschi, presidente del collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, di snocciolare alcuni degli aspetti più rilevanti. Efficienza e sicurezza: in che relazione si pongono? Io credo che, parlando di bonus edilizi, ci si sia dimenticati di affiancare il tema della sicurezza antincendio a quello del risparmio energetico, vincolando i bonus alle sole performance termiche. Pertanto, per quanto il Superbonus abbia contribuito a risvegliare il mercato delle costruzioni, favorendo effettivi miglioramenti in termini energetici, vi sono altre criticità da considerare. Il rischio concreto è proprio quello, forse, di aver contribuito a rendere le nostre case più efficienti, ma meno sicure. Un problema che è dipeso anche dalla mancanza di conoscenza e cultura in materia di sicurezza contro gli incendi, aggravata dall’euforie e dalla frenesia causate dal Superbonus. Sarebbe interessante, ad esempio, che oltre ai bonus edilizi attualmente presenti (anche sul verde e sugli arredi), vi fosse anche un bonus antincendio (quindi sulla sicurezza – tema primario), portando il nostro Paese ad essere all’avanguardia in materia, puntando sulla sicurezza e, quindi, sulle persone. Altri paesi lo hanno fatto con risultati tangibili. Qual è il ruolo, o meglio, il compito dei professionisti del settore? I professionisti sono chiamati a studiare e conoscere la materia, informarsi sui materiali che il mercato offre e sulle loro caratteristiche, ricordando che in fase progettuale l’obiettivo non è ottenere l’approvazione del Comando dei Vigili del Fuoco, un permesso di costruire o una parcella saldata, ma garantire la massima sicurezza possibile, così come e non solo il comfort e il benessere alle persone che vivranno quel luogo. Ogni scelta deve sempre essere indirizzata verso le migliori e più opportune soluzioni: qual è il senso di vivere una casa esteticamente bella ed efficiente, ma che in caso di incidente… va in fumo? Una scelta sbagliata può vanificare lo stesso concetto di casa, intesa come ambiente dove essere protetti e al sicuro. Quali sono i principali rischi quando si parla di opere per l’efficientamento energetico? In tema di riqualificazione energetica i rischi sono legati particolarmente e principalmente al materiale utilizzato per coibentare l’edificio. Tra quelli più utilizzati per la realizzazione di sistemi di rivestimento esterni ci sono i polimeri, il polistirene estruso, il polietilene e i prodotti minerali a base di fibra (lana di vetro e di roccia). Mentre i prodotti minerali possiedono scarso o pressoché nullo contributo all’incendio, i polimeri sono materiali combustibili e come tali possono bruciare. Materiali sbagliati, in caso di incendio, sono pericolosi. Secondo gli ultimi dati, al 30 novembre 2023, sono stati avviati 446.878 cantieri con il superbonus 110% e almeno il 70% ha utilizzato come coibente materiali potenzialmente combustibili. Tradotto in numeri, si parla di più di 300.000 edifici. Si aggiunge, poi, il rischio connesso alla morfologia dell’edificio, alla sua complessità architettonica e alla tipologia di chiusura esterna, che in caso di propagazione di incendio possono o meno aggravare la situazione. Morfologie complesse sono più difficili da studiare e servono competenze avanzate, gli edifici alti amplificano l’effetto dell’incendio a causa del vento e dell’effetto pira. Tutto ciò non significa porsi limiti, la vera sfida è la cultura. La scienza ci aiuta e sfide complesse presuppongono conoscenze e tecnologia complesse. Ma anche deontologia ed etica. Non nascondersi dietro ad una sigla. Parliamo di sensibilità. Come viene percepito il tema da parte degli operatori del settore e delle aziende produttrici? La domanda è certamente interessante e stimolante in quanto reputo ci sia stata una vera rivoluzione in questo senso. Fino a qualche anno fa, il professionista antincendio era visto come l’ennesimo step per ottenere il permesso di costruire o esercitare l’attività. Come se il rischio incendio fosse qualcosa di remoto. I dati statistici dei vigili del fuoco (anno 2022) confermano l’esatto contrario: in Italia ci sono stati 270.000 interventi per incendio, ossia 74 interventi al giorno. Fortunatamente oggi la percezione è cambiata, soprattutto nelle grandi commesse e con i grandi player immobiliari, con il coinvolgimento dei professionisti antincendio fin dalle primissime battute, in modo tale da poter offrire al mercato un prodotto all’avanguardia e sicuro. Dati alla mano, secondo la Multihazard Mitigation Council & FEMA, per ogni dollaro investito in sicurezza si risparmiano in media ben 4 dollari per costi diretti ed indiretti derivanti da incidenti ed incendi. La cultura della sicurezza antincendio sta entrando nel DNA non solo di noi professionisti, ma anche e per fortuna dei committenti, degli appaltatori e dei fruitori finali. In conclusione, in Italia non mancano normative e lettere circolari, ma è necessario cambiare definitivamente il modo di pensare e progettare. Non si fa sicurezza antincendio (solo) con le norme, ma con il cervello, con il cuore. L’attenzione per la sicurezza non deve arrivare dal basso, come una necessità. Deve essere vista non come un costo, ma come un’opportunità di offrire protezione. Investire in sicurezza antincendio è investire su di noi e sul nostro futuro. Il problema non è il sistema cappotto Come emerge chiaramente dal contributo dell’Ing. Luraschi, il problema non è insito nella soluzione tecnologica che prevede la posa di un cappotto isolante. Una riqualificazione che prevede questo sistema non necessariamente espone a rischi le persone. Il punto cruciale è indubbiamente la capacità dei professionisti coinvolti di studiare la miglior soluzione per il caso specifico. Si parla di materiali, competenze, progettazione, ma anche posa in opera. Come ribadito da Stefano Deri, Presidente di Cortexa, progetto associativo nato nel 2007 e riferimento italiano per il Sistema di Isolamento a Cappotto, “il Sistema a Cappotto certificato, ben progettato e posato a regola d’arte non è da confondere con i singoli materiali che lo compongono, quali per esempio i pannelli isolanti, e rappresenta un’eccellente protezione dell’involucro degli edifici. Il Sistema a Cappotto è composto da una serie di elementi che devono essere commercializzati come kit da un unico produttore, dotato di ETA (Valutazione Tecnica Europea) e marcatura CE. Tra i numerosi test effettuati dall’Ente Certificatore particolare attenzione è riservata alla reazione al fuoco dell’intero sistema. Oltre a questo, risultano fondamentali una progettazione da parte di professionisti esperti e imprese e installatori specializzati”. L’importanza dei giusti materiali e l’impegno dei produttori Il mercato propone un ventaglio di soluzioni molto ampio, tale per cui è davvero fondamentale che il professionista sia capace di effettuare le migliori scelte, ricordando il duplice obiettivo di efficienza energetica e sicurezza. Fortunatamente, i produttori pongono sempre maggior attenzione al tema, ricercando costantemente innovazioni e miglioramenti di quanto realizzato e commercializzato. Ne è un esempio Rockwool, da anni impegnata nello sviluppo di soluzioni per l’isolamento termico e acustico degli edifici. Secondo Paolo Migliavacca, Business Unit Director di Rockwool, “l’innovazione dei materiali può essere una via per migliorare la sicurezza antincendio. Già oggi sono disponibili materiali e soluzioni in grado di rispondere a molteplici esigenze di prestazioni energetiche, acustiche e sicurezza. È importante che la filiera delle costruzioni, a partire dal progettista, valuti gli obiettivi che si vogliono raggiungere con una visione olistica. Uno degli approcci più efficaci, soprattutto in edifici alti o particolarmente sensibili (ospedali, scuole, RSA, etc.) consiste nell’impiego di materiali che sono intrinsecamente ignifughi, capaci di resistere ad alte temperature e in grado di contenere la propagazione delle fiamme in caso di incendio”. La sicurezza antincendio, pertanto, non è in alcun modo vista come un ostacolo al pieno sviluppo di opere che mirino alla riqualificazione energetica. Sempre secondo l’azienda, “intervenire sul patrimonio immobiliare con interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico è una necessità per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione del parco edilizio. Il Superbonus ha rappresentato un importante elemento di stimolo per un settore particolarmente in crisi. Può essere utilizzato come base di partenza per una strategia a lungo termine, cercando di migliorare e correggere gli eventuali limiti emersi. Tra gli aspetti che non sono stati considerati con attenzione vi è quello della vulnerabilità al fuoco degli edifici oggetto di riqualificazione anche a scapito della sicurezza dei lavoratori. A due anni dal tragico evento della Torre dei Moro, i fatti di cronaca – come recentemente ai Colli Aniene a Roma – continuano a raccontarci di incendi delle facciate come un elemento di rischio per gli edifici stessi, ma soprattutto per le persone. Inoltre, l’enorme vantaggio finanziario introdotto dal Superbonus ha generato preoccupazioni sulla qualità dei lavori eseguiti. Riteniamo che, per garantire il successo dei lavori incentivati, sia imperativo adottare un approccio che valuti complessivamente gli interventi, anche in relazione alla scelta dei materiali. In conclusione, la qualità dei lavori può e deve essere preservata attraverso un approccio attento e ben coordinato che favorisca la sicurezza antincendio come elemento imprescindibile. In questo modo, l’incentivo fiscale si tradurrà non solo in risparmi finanziari, ma anche in edifici più efficienti, sostenibili e sicuri”. Le classi di rischio dei materiali e la sensibilizzazione degli operatori del settore Secondo Stiferite, azienda produttrice di isolanti termici in poliuretano, “l’efficienza energetica ha un ruolo chiave nelle politiche europee di contenimento di emissioni nocive e di lotta ai cambiamenti climatici in atto. L’efficienza energetica degli edifici non può prescindere dal corretto isolamento termico delle superfici disperdenti e l’impiego dei materiali isolanti è quindi destinato a crescere in tutta Europa sia in termini di volumi e sia in termini di tipologie applicative. La funzione strategica di isolamento termico deve peraltro interfacciarsi con gli altri requisiti fondamentali che gli edifici sono chiamati a soddisfare e, tra questi, anche la sicurezza agli incendi. Il livello di sicurezza dei materiali isolanti è valutato mediante il sistema europeo di classificazione della reazione al fuoco che prevede 7 livelli, dalla A1 e A2 alla F, che possono essere riferiti o al solo prodotto isolante o anche all’intero sistema costruttivo in cui è inserito. A nostro avviso la sicurezza nelle reali condizioni di esercizio è meritevole di attenzione e, nella maggior parte delle tipologie costruttive in uso, rende non molto significativa la valutazione della reazione al fuoco degli isolanti; questi, infatti, risultano protetti da materiali strutturali ai quali è demandata la prestazione di resistenza al fuoco. In questi casi gli isolanti possono essere coinvolti solo in una fase di incendio sviluppato e il loro contributo risulta irrilevante in termini di sicurezza. Per le applicazioni che invece prevedono che l’isolante termico non sia protetto da strutture resistenti al fuoco è importante la valutazione della loro reazione al fuoco e il rispetto delle regole e norme che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha elaborato considerando sia la destinazione d’uso degli edifici e sia la tipologia costruttiva utilizzata”. “All’interno della gamma dei prodotti Stiferite abbiamo sviluppato prodotti specifici per le applicazioni più sottoposte al rischio incendi e che raggiungono la classe B,s1-d0, la migliore prevista per i materiali di natura organica; il nostro impegno è oggi quello di sensibilizzare tutti gli operatori del settore ad operare scelte consapevoli e che valutino, con un approccio olistico rivolto all’intero edificio, il contributo dei prodotti alle prestazioni di isolamento termico, di sicurezza in caso di incendio, di resistenza meccanica in presenza di carichi, di durabilità delle prestazioni, di innocuità e di sostenibilità ambientale. Il tema della sicurezza agli incendi è centrale nelle nostre politiche di ricerca e sviluppo e grazie a questo impegno siamo stati i primi ad introdurre nel mercato i pannelli Stiferite Fire B che, con la particolare formulazione della schiuma polyiso e il rivestimento FireB Facer addizionato con grafite espandibile, ottengono la classe europea B,s1-d0. “Oltre alla scelta del giusto prodotto, un altro aspetto molto rilevante è la sensibilizzazione degli operatori ad un’attenta gestione delle operazioni di cantiere: dalle modalità di stoccaggio dei materiali, alle operazioni che prevedono l’utilizzo di fiamme libere o materiale incandescente. Non possiamo dimenticare infatti che molti dei recenti incidenti che hanno coinvolto i materiali isolanti si sono verificati prima o durante la loro posa in opera e che avrebbero potuto essere evitati adottando le misure di sicurezza previste per i cantieri”. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento