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Presentata agli studenti della Scuola di Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, all’interno del ciclo di incontri, organizzati dal Prof. Claudio Sangiorgi (docente dell’Area Tecnologica presso il Politecnico di Milano), con realtà di punta nei singoli settori della produzione edilizia, una lezione che ha rappresentato un’occasione preziosa per gli studenti della Scuola di Architettura per venire a contatto con il mondo dell’industria per le costruzioni. Si è tenuta un’interessante comunicazione da parte di Promat, azienda di riferimento nel settore della protezione passiva al fuoco. Indice: Prevenzione incendi e specializzazione Performance elevate e tecnologie innovative L’importanza della protezione passiva al fuoco A condurre sapientemente la lezione è stato il Dottor Claudio Traverso, direttore tecnico dell’azienda, che ha presentato la società: Promat S.p.A., parte del gruppo Etex, è specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi e prodotti per la protezione passiva al fuoco e costituisce punto di riferimento internazionale nel settore, sia per volume di vendita sia per qualità di prodotti e soluzioni. Con un’esperienza di oltre quarant’anni, la società vanta 14 stabilimenti di produzione e può contare su 5 laboratori di ricerca e sviluppo specializzati, in cui hanno luogo più di 5.000 test report internazionali e migliaia di rapporti di classificazione secondo norme europee. Produrre le proprie soluzioni utilizzando la migliore tecnologia disponibile e con il migliore rapporto prezzo/performance e sviluppare nuovi prodotti e sistemi grazie al continuo progresso tecnologico, nella costante ricerca del corretto equilibrio tra aspetti economici, ecologici e sociali: questi gli obiettivi della mission aziendale. Condotti di ventilazione ed estrazione fumo resistenti al fuoco Prevenzione incendi e specializzazione Dopo una prima parte introduttiva al tema e relativa a norme e regolamenti, presentati come opportunità per il professionista e non tanto come vincolo, il Dottor Traverso ha spiegato il significato di “prevenzione incendi”: insieme delle strategie poste in atto dalle normative cogenti, dalle regole di buona tecnica e dai sistemi progettuali atti ad abbassare il rischio dello sviluppo incontrollato del fuoco. Combattere gli incendi significa, quindi, individuare tutti i possibili rischi e ridurne l’impatto sul sistema analizzato, in funzione di precisi obiettivi. La limitazione delle conseguenze avviene attraverso l’uso di sistemi di protezione scelti in funzione del tipo di effetti che si vogliono evitare (danni alle persone, strutturali, economici, fermo di produzione, rallentamento delle attività, …). Dal punto di vista normativo, invece, si tenta di limitare la frequenza del manifestarsi degli eventi attraverso una serie di provvedimenti, regole tecniche, interventi e scelte che prendono appunto il nome di “prevenzione”. “Prevenire” – prosegue il direttore tecnico di Promat – “significa attuare strategie progettuali e tecniche che impediscano l’incendio e intervenire affinché l’incendio non raggiunga in alcun modo la fase di flash over, in cui esso non risulta più controllabile, ovvero non emetta una quantità di fumi e/o gas tossici tali da ostacolare o, addirittura, impedire l’esodo delle persone o causare danno a beni”. Posa di sistema di protezione con pittura intumescente su struttura in acciaio A tal proposito, l’adozione della Direttiva 89/106 (che contiene i principali concetti che sono alla base della moderna prevenzione incendi in Europa) ha introdotto un nuovo approccio alla materia della sicurezza antincendio, offrendo un’alternativa al sistema utilizzato fino al momento della sua adozione (ed in larghissima parte utilizzato ancora oggi in quasi tutte le normative internazionali), che consisteva in una visione deterministica e prescrittiva, nella quale era il legislatore ad indicare i minimi requisiti di sicurezza in funzione del tipo di edificio e della sua densità di affollamento, stabilendo a priori degli scenari incidentali e di conseguenza le opere di protezione e di prevenzione. Il nuovo approccio, al contrario, è di tipo prestazionale e probabilistico. In esso è il progettista che effettua un’analisi del rischio della situazione reale, cioè nelle condizioni operative dell’ambiente esaminato, e, di conseguenza, sceglie il grado di sicurezza necessario e i sistemi protettivi adeguati, atti a perseguire gli obiettivi più idonei rispetto alla specifica situazione e alle sue peculiarità. Tale tipo di approccio in Italia è stato recepito ufficialmente con la prima versione del Testo Unico sulle costruzioni del 14 settembre 2005 e consente, sempre nel rispetto delle norme cogenti, una maggiore flessibilità progettuale ed una più ampia possibilità di scelta nelle soluzioni architettoniche e costruttive. Un approccio cui sono abbinate una complessità e una responsabilità indubbiamente maggiori per il progettista, ma anche il riconoscimento di una professionalità e di una competenza specifiche di figure tecniche specializzate nella progettazione in materia antincendio. Protezione di una struttura con sistemi a secco Performance elevate e tecnologie innovative Unitamente ad una buona progettazione, fondamentali per la protezione passiva all’incendio sono le caratteristiche e le prestazioni dei materiali impiegati. Mostrando numerose immagini e filmati, con esempi di realizzazioni e di prove eseguite per verifica della reazione al fuoco, il Dottor Traverso ha quindi illustrato i principali sistemi protettivi prodotti e commercializzati da Promat, distinguendo tra due categorie: i rivestimenti protettivi passivi e i rivestimenti protettivi reattivi. Mentre i primi non mutano il loro stato fisico durante l’evento, i sistemi reattivi – in caso di incendio – cambiano il loro stato fisico e reagendo, appunto, con le caratteristiche proprie dello stato variato, creano protezione alla struttura. Rivestimenti protettivi reattivi Senza dubbio il miglior esempio di sistema di protezione reattivo è costituito dalle pitture intumescenti. Si tratta di pitture, a base acqua oppure a base solvente oppure epossidiche, che vengono impiegate soprattutto per la protezione di strutture in acciaio e che, in caso di incendio, reagiscono all’aumento di temperatura aumentando di volume e formando una schiuma isolante che protegge il supporto. Questo tipo di prodotto è interessante anche per il rapporto protezione al fuoco – lato estetico del progetto, che ha trovato piena espressione in molta architettura contemporanea. L’impiego delle pitture intumescenti, infatti, consente di mantenere l’aspetto delle strutture così come sono, senza la necessità di mascherare elementi che hanno indubbiamente una valenza estetico-architettonica oltre che strutturale. L’applicazione di tali pitture avviene a spruzzo, così come per gli intonaci isolanti leggeri, altro sistema di protezione proposto da Promat. Il loro funzionamento è molto simile a quello delle pitture intumescenti, ancorché connotato in senso molto più “materico” rispetto alle pitture, in termini di effetti percettivi. Altro punto a favore di questa tipologia di prodotto è il fatto che queste soluzioni (esistono intonaci a bassa e ad alta densità, a base gesso, a base lana minerale, …) contribuiscono a migliorare l’assorbimento acustico dell’ambiente in cui sono posti in opera, oltre che – ovviamente – a garantire la protezione dal fuoco. Prove di resistenza al fuoco di installazioni tecniche: sigillatura di attraversamenti impiantistici. Rivestimenti protettivi passivi Passando invece alla categorie di prodotti di protezione passivi, i più diffusi sono le lastre antincendio o i cosiddetti sistemi a secco: lastre in cartongesso, lastre in silicato di calcio, lastre in GRG (gesso rivestito con fibra di vetro), …, utilizzate sia per la realizzazione di controsoffitti sia di pareti, contropareti, pareti autoportanti. In questo caso siamo, invece, di fronte a un sistema che maschera la struttura in acciaio, in cls, in legno per proteggerla, creando – di fatto – un “cassonetto” intorno ad essa. A tal proposito, per un progettista, è di primaria importanza valutare il rapporto estetica/funzionalità nella scelta del sistema protettivo al fuoco che si vuole impiegare nel proprio progetto, sempre nel rispetto di costi e tempi/modalità di posa. Sono state infine mostrate, per completezza di trattazione, anche le barriere passive (condotti di ventilazione ed estrazione fumo, collari, sacchetti, canaline, prodotti per sigillature), quali indispensabili complementi per una corretta progettazione e realizzazione di sistemi di protezione efficaci nel loro complesso. Il Dottor Claudio Traverso di Promat S.p.A. e il Prof. Claudio Sangiorgi presso la Scuola di Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Un sistema particolarmente innovativo, ancorché ancora poco diffuso in Italia, probabilmente per i costi più elevati rispetto ad altri, è costituito dalle pareti vetrate antincendio. Si tratta di pareti in vetro, in doppio strato, con interposto un gel con funzione intumescente; quando l’incendio si sviluppa e attacca la struttura, come esemplificato da un interessante video, lo strato di vetro esposto al fuoco si rompe e permette allo strato interposto di intumescente di reagire creando uno strato di schiuma protettivo. Tale sistema è molto interessante, poiché unisce alla possibilità di mantenere l’aspetto estetico di trasparenza delle specchiature la possibilità di realizzare un’efficace compartimentazione al fuoco. E’ stato, infine, anche fatto osservare come, per i prodotti protettivi illustrati, una fondamentale importanza sia rivestita dal processo di manutenzione. La durabilità di un sistema protettivo, infatti, dipende anche e soprattutto dalle condizioni di utilizzo e dalle condizioni al contorno, oltre che dalla conservazione nella sua integrità. Il Dottor Traverso mostra agli studenti alcuni esempi di comportamento delle strutture al fuoco. L’importanza della protezione passiva al fuoco Di pari fondamentale importanza, come opportunamente sottolineato dal Dottor Traverso in chiusura, è la protezione della struttura nel suo complesso: una struttura è protetta dal fuoco solo se lo è nella sua globalità, senza tralasciare la protezione di nodi e particolari di giunzioni tra strutture o materiali diversi (l’esempio portato è quello di una struttura in legno ove non è sufficiente applicare una pittura intumescente sulla struttura stessa, ma particolare attenzione andrà posta alla protezione degli elementi in acciaio per mezzo dei quali avvengono i sistemi di ancoraggio e fissaggio dei manufatti in legno). Attraverso efficaci immagini di esempi di realizzazioni da non imitare (muri e porte tagliafuoco “ritagliati” qua e là per passaggi impiantistici o per ricavare fori di aerazione, collari per tubazioni e canali di ventilazione installati con modalità non corrette, …), il Dottor Traverso ha concluso con una nota di leggerezza la sua avvincente comunicazione, rispondendo quindi, congiuntamente al Prof. Sangiorgi, al dibattito generato da quesiti e sollecitazioni provenienti dagli studenti: miglior prova del coinvolgimento dell’uditorio suscitato dal tema affrontato. La lezione si è tenuta Mercoledì 6 aprile 2016, aula Z.2, Politecnico di Milano, Via Bonardi – Milano Città Studi. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento