Tetto caldo, rovescio, freddo (o ventilato). Differenze e tecniche costruttive

La copertura di un edificio può essere realizzata con diverse soluzioni tecniche: tetto caldo, rovescio, freddo (o ventilato). Vediamone le differenze esplorandone i dettagli costruttivi, elementi e stratigrafie, pregi e difetti.

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Tetto caldo, rovescio, freddo (o ventilato). Differenze e tecniche costruttive

L’ultima operazione nella costruzione di una struttura edilizia è la copertura. Esistono varie tipologie costruttive (tetto caldo, freddo o ventilato, rovescio), con caratteristiche specifiche a seconda delle esigenze da soddisfare, di protezione e comfort.

Esistono coperture grezze, senza elemento termoisolante e senza strato di ventilazione, impiegate quando per i locali sottostanti non sia necessaria una regolazione igrometrica o termica (ad esempio per terrazze o garage). Ma in generale la copertura, oltre a proteggere l’edificio dalle intemperie, deve anche assicurare condizioni di comfort abitativo, di temperatura e umidità controllate.

Vediamo le soluzioni tecniche che abbiamo a disposizione, esplorandone le differenze d’intenti, dal progetto alla posa in opera, dettagli costruttivi, elementi e stratigrafie, pregi e difetti.

Coperture piane o inclinate, a terrazzo o a falde

Il tetto è la parte terminale di un edificio, il suo compimento. È la parte più importante, che lo difende e protegge dalle avversità della natura, dagli agenti atmosferici, dal freddo e dal gelo, dal vento e dalle piogge. Una volta vigeva la regola che terminata la copertura, il fabbricato anche abusivo non poteva più
essere demolito.

La copertura è quella parte dell’involucro edilizio – definita chiusura superiore dalla Norma UNI 8290 che stabilisce una classificazione in unità tecnologiche del sistema edilizio – che delimita gli ambienti interni dall’esterno con l’obiettivo di mantenere condizioni climatiche confortevoli (in termini di qualità dell’aria, temperatura e umidità). È quella parte dell’edificio soggetta a maggiori dispersioni termiche. Qui bisogna intervenire, in particolare, per migliorare lefficienza energetica globale del fabbricato (per tali interventi edilizi esistono incentivi quali Superbonus, Ecobonus, Bonus Ristrutturazioni). Le normative vocate al risparmio energetico, indicano dei limiti massimi di trasmittanza termica dell’involucro edilizio, in funzione della zona climatica di appartenenza.

Differenze tra tetto piano, inclinato, a terrazzo o a falde

Il tetto di un edificio può essere di tipo piano o inclinato. Un tetto piano è un solaio orizzontale con pendenza fino al 5% (oltre tale pendenza si inizia a parlare di coperture inclinate). Per permettere un buon drenaggio delle acque meteoriche è comunque necessaria una pendenza superiore all’1%, che si può
ottenere con un massetto in calcestruzzo alleggerito. Vale la pena ricordare che la pendenza si esprime in percentuale (%), mentre il valore dell’inclinazione deve essere espresso in gradi (°). Al di sopra dei 3°, quindi, la copertura è considerata inclinata.

La copertura piana era in passato dedicata quasi esclusivamente all’uso come terrazzo, e la sua diffusione esplose in tempi recenti in concomitanza con l’avvento del cemento armato nel mondo delle costruzioni (e Le Corbusier che l’assunse tra i 5 punti dell’architettura, il tetto giardino).

Il tetto inclinato, a falde o a volta, a capanna o a padiglione, è viceversa predominante nel campo dell’architettura, da quella civile a industriale, dai piccoli borghi ai centri urbani, fin da tempi remoti.

Il sistema tetto: strati e funzioni delle parti

Il sistema tetto è costituito da più strati funzionali che interagiscono fra di loro e concorrono a determinare il comportamento globale della copertura, rispetto ai requisiti richiesti dalla norma tecnica di riferimento, la UNI 8178.

Il sistema tetto: strati e funzioni delle parti

Le stratificazioni del tetto possono essere più o meno articolate e complesse ma può individuarsi, in generale, la ricorrenza dei seguenti elementi (non sempre presenti) :

  1. Elemento portante (struttura)
  2. Strato di supporto e/o pendenza (massetto)
  3. Elemento termoisolante (isolante)
  4. Strato di tenuta (impermeabilizzazione)
  5. Elemento o strato di protezione (manto di copertura).

Oltre alla struttura portante (costruzione in legno, acciaio, calcestruzzo o laterocemento), l’elemento isolante (coibentazione) e lo strato di tenuta all’aria e all’acqua (in genere costituito da una guaina impermeabile), il pacchetto tecnologico del tetto può avere uno strato di supporto che fa da congiunzione tra la struttura e le parti superiori che può – nel caso di una copertura piana – avere anche la funzione di predisporre la giusta pendenza per lo scolo delle acque meteoriche, e uno strato finale di finitura e protezione dagli agenti atmosferici (il manto di copertura: coppi, tegole, lastre, ecc.…).

Oltre a questi elementi possono esisterne altri, in base alle esigenze climatiche e costruttive, dalla barriera al vapore che blocca l’umidità proveniente dagli ambienti interni, ad intercapedini d’aria che permettono la ventilazione sotto il manto di copertura.

A seconda della natura dell’elemento di tenuta all’acqua, si distinguono coperture discontinue (se la protezione è attuata con elementi di piccole dimensioni come tegole o lastre) e continue (se l’impermeabilità è ottenuta con guaine bituminose o membrane sintetiche che assicurano una continuità).

A seconda, poi, del suo posizionamento rispetto all’isolante termico, s’identifica il tetto caldo o il tetto rovescio.

Tetto caldo, freddo, rovescio

I vari elementi che concorrono a costituire la stratigrafia del sistema tetto, che abbiamo visto in precedenza, possono essere assemblati tra loro secondo differenti modalità in base ai risultati – economici, pratici, energetici, funzionali – che si vogliono ottenere.

Tetto caldo, freddo, rovescio

Lo stato dell’arte della copertura consta di tre principali soluzioni tecniche:

  1. tetto caldo
  2. tetto rovescio
  3. tetto freddo (o ventilato)

Il tetto caldo e quello rovescio differiscono per il posizionamento dello strato impermeabilizzante (di tenuta all’acqua), rispetto all’isolante termico. Il tetto ventilato aggiunge un’intercapedine d’aria al di sotto del manto di copertura con funzione di regolazione termo-igrometrica.

Il tetto caldo

Il tetto caldo è la soluzione tecnica prediletta quando è richiesta la regolazione igrometrica e termica degli ambienti sottostanti come, ad esempio, nelle usuali abitazioni. L’elemento di tenuta è posto al di sopra dell’elemento termoisolante (realizzando così una copertura continua). Secondo le caratteristiche del materiale e dell’ambiente sottostante, può essere ricoperto dallo strato di protezione, zavorramento o di finitura.

Stratigrafie del tetto caldo
Tetto caldo: stratigrafie (fonte: Nord Bitumi)

È molto importante la scelta della membrana impermeabile in quanto, essendo a contatto con gli agenti atmosferici, deve resistere alle sollecitazioni termiche e meccaniche (vento). Per far sì che l’elemento termoisolante mantenga inalterate nel tempo le proprie caratteristiche, può essere utile porre uno schermo o barriera al vapore al di sotto di esso, così da mantenerlo asciutto e al riparo dall’umidità proveniente dagli ambienti sottostanti.

Nelle coperture a tetto caldo, i cicli di dilatazione e contrazione termica del supporto isolante possono produrre nella membrana impermeabile delle tensioni cicliche di trazione e di compressione. La trasmissione delle tensioni di trazione e compressione tra isolante e rivestimento impermeabile risulta massima quando la membrana è posata in aderenza. Ammenoché non si abbia la necessità di tenuta al vento per esposizione diretta, la soluzione di posa indipendente della membrana ne garantisce quindi una maggior durata dell’impermeabilizzante (meno soggetto alle tensioni di diversa dilatazione termica dei due materiali a contatto).

Il tetto rovescio

Il tetto è detto rovescio perché è l’inverso del tetto caldo. In questo caso è la posizione dell’elemento isolante ad essere ribaltata rispetto allo strato di tenuta che è posto al di sotto di esso e agisce anche da schermo o barriera al vapore.

Nei tetti rovesci è quindi l’isolante – posto a contatto con l’esterno – ad essere sottoposto a forti stress come sbalzi di temperatura, cicli di gelo e disgelo, diffusione di vapore acqueo, sollecitazioni meccaniche, mentre al sistema di tenuta è demandata la sola funzione impermeabilizzante.

Stratigrafie del tetto rovescio
Tetto rovescio: stratigrafie (fonte: Nord Bitumi)

L’isolante deve perciò resistere bene all’umidità e per via della sua posa a secco sulla guaina, deve essere zavorrato (per impedirne lo spostamento dovuto al vento e all’acqua) con ghiaia, pavimentazione o altri elementi che ne assicurano la stabilità. La scelta del tipo di materiale coibente va fatta con accuratezza.

Anche se meno usato del tetto caldo, per via dell’abitudine a porre la guaina a guarnizione del tetto, come ultimo elemento prima dell’eventuale manto di copertura, il tetto rovescio è più isolante e impermeabilizzante del tetto caldo (ma meno economico per via del sovradimensionamento in termini di spessore dell’isolante che deve resistere al dilavamento dell’acqua), ma risulta meno efficiente del tetto freddo o ventilato.

Il tetto freddo o ventilato

Il tetto freddo o ventilato è un tipo di copertura che, oltre ad essere isolata e impermeabilizzata, possiede un’intercapedine d’aria al di sotto del manto di copertura che permette una ventilazione costante capace di regolare temperatura e umidità. È in pratica un tipo di tetto caldo con l’aggiunta di uno strato di ventilazione.

Stratigrafie del tetto ventilato
Tetto freddo o ventilato: stratigrafie (fonte: Nord Bitumi)

È la soluzione tecnica più efficiente dal punto di vista del comfort interno. Lo strato d’aria dell’intercapedine permette infatti di controllare meglio l’irraggiamento solare estivo, garantendo il controllo della temperatura e dell’umidità. L’esistenza della ventilazione permette inoltre di poter fare a meno della barriera al vapore (a seconda dell’ambiente sottostante).

È anche però la soluzione più complessa e dispendiosa, perché prevede la giustapposizione di un doppio impalcato (in legno o metallo) su cui apporre il manto di copertura (tegole, coppi, lastre…) e delle prese di aerazione ben ponderate e progettate perché la ventilazione sia efficace. L’isolante, oltretutto, deve avere buone caratteristiche di resistenza meccanica e rigidità, perché dovrà supportare gli impalcati.

Gli speciali: tetti verdi e cool roof

Una versione tecnologicamente evoluta del tetto freddo è il cosiddetto “cool roof”, che grazie all’applicazione di un rivestimento superficiale esterno con un buon valore di SRI (indice di riflessione solare), utilizza il principio di riflettere la gran parte dell’energia solare evitando così il surriscaldamento della superficie esterna di copertura.

Queste speciali pitture (o membrane) hanno la proprietà di riflettere i raggi del sole, disperdendo l’energia per irraggiamento senza surriscaldarsi, grazie al possesso di due requisiti:

  • ridotto valore di assorbimento solare (ɑ)
  • elevato valore di emissività (ɛ)

I Cool Roof cioè “tetti freschi” sono coperture caratterizzate da un’elevata capacità di riflettere la radiazione solare e di riemettere energia nel campo della radiazione infrarossa, cioè sotto forma di calore, consentendo ai tetti di restituire all’atmosfera, tramite irraggiamento termico, la maggior parte della radiazione solare incidente.

Come funziona il tetto Cool Roof

Le coperture a verde hanno le prestazioni tipiche di un suolo naturale ricoperto di vegetazione e, come tale, possono essere un valido strumento di compensazione e mitigazione degli impatti dell’urbanizzazione.

I tetti verdi permettono la corretta gestione delle temperature dell’edificio e delle acque piovane, con risparmio energetico e idrico. Oltretutto hanno un grande valore ambientale ed ecologico (filtrano l’inquinamento urbano e riducono l’anidride carbonica, raffreddano l’aria per evapotraspirazione di vapore acqueo, favoriscono la biodiversità e l’insediamento di ecosistemi animali).

Renzo Piano, il tetto verde della California Academy of Sciences
Renzo Piano, il tetto verde della California Academy of Sciences

In sintesi, sia i tetti verdi che i cool roof, come regolatori termici, hanno almeno i seguenti benefici:

  • riduzione dell’effetto ‘isola di calore
  • migliora il funzionamento dei pannelli fotovoltaici in copertura
  • aumenta in comfort abitativo estivo e l’efficienza energetica

Per concludere, la copertura di un edificio può essere realizzata “pescando” varie soluzioni tecniche a seconda delle esigenze e necessità del caso specifico. A voi la scelta: ce n’è per tutti i gusti.


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