Transizione energetica: le pagelle di ECCO bocciano il PNIEC 2024

Il think tank ECCO, noto per la sua attenzione e competenza nel campo delle politiche climatiche ed energetiche, ha recentemente pubblicato un’analisi critica del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) 2024

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Transizione energetica: le pagelle di ECCO bocciano il PNIEC 2024
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ECCO, il think tank sul clima, ha espresso una valutazione negativa sul Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano, insieme al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha recentemente inviato alla Commissione Europea. Secondo ECCO nel giugno 2023, la bozza del PNIEC dell’Italia prometteva un approccio “realistico”, ma nella versione definitiva inviata a Bruxelles il 1° luglio 2024, questo principio sembra essere stato abbandonato. Il PNIEC 2024 mostra evidenti contraddizioni e manca di una visione chiara del percorso di transizione energetica ed economica del Paese. Il piano non delinea strategie per l’abbandono delle fonti fossili, come richiesto dalla COP28, e l’ambizione sulle rinnovabili non è supportata da un quadro coerente di politiche.

Inoltre, manca una strategia per garantire la sostenibilità sociale di fronte ai cambiamenti tecnologici e di mercato.

Dopo aver valutato le prestazioni del piano attraverso le sue “pagelle”, ECCO propone una riflessione approfondita suddivisa in 10 punti chiave, definiti come “indispensabili per la transizione”. I topic rappresentano le aree cruciali su cui il PNIEC dovrebbe concentrarsi per garantire una transizione energetica efficace e sostenibile.

Governance sul clima

Secondo il think tank sul clima ECCO, la governance è l’elemento cardine per l’attuazione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2024, che purtroppo manca di una chiara struttura di approvazione. Nonostante le proposte per una legge quadro sul clima, il Piano attuale non passa né per una norma primaria né attraverso delibere del CITE o del CIPESS, risultando uno dei tanti elementi frammentati delle politiche nazionali sull’energia e il clima.

Governance sul clima, elemento chiave del PNIEC

Inoltre, la mancanza di un Osservatorio PNIEC compromette la capacità di monitoraggio e valutazione delle politiche, necessarie per un’efficace implementazione e correzione del Piano.

Finanziare la transizione

Il nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2024 non presenta sostanziali miglioramenti rispetto alla bozza del 2023. Secondo ECCO il PNIEC 2024 continua a mancare di una strategia finanziaria dettagliata che specifichi le politiche e le misure necessarie per avviarci verso la transizione energetica.

PNIEC: manca una chiara strategia per finanziare la transizione

Ogni misura proposta non include una stima del fabbisogno finanziario, né le fonti e gli strumenti di finanziamento, la copertura attraverso fondi pubblici, né gli strumenti di incentivazione della finanza privata. Il Piano si limita a elencare fondi già precedentemente stanziati senza integrarli in una strategia finanziaria complessiva, evidenziando una persistente lacuna nella pianificazione economica.

Sostenibilità socio-economica della transizione

ECCO sottolinea che il piano deve garantire che le politiche climatiche siano orientate secondo criteri di sostenibilità sociale, per distribuire adeguatamente le risorse. Nella versione finale del Piano è stato confermato quanto riportato nella bozza di giugno 2023, inclusa una valutazione degli impatti socio-economici derivanti dalla trasformazione del settore produttivo e delle ripercussioni sul mercato del lavoro. Di particolare rilievo è la creazione da parte dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) di un sistema informativo che collega il sistema economico-produttivo con l’istruzione e la formazione professionale, per meglio comprendere i fabbisogni occupazionali e professionali.

ECCO evidenzia che questa analisi dovrebbe includere stime sulla creazione diretta e indiretta di nuovi posti di lavoro, sugli investimenti indotti, sulla riduzione delle emissioni e su strategie ampie per quelle attività che richiedono un ridimensionamento, soprattutto in aree geografiche specifiche, ampliando quanto già iniziato con i Piani Territoriali di Giusta Transizione. Non è spiegato come il sistema informativo possa essere collegato al Piano e ai suoi obiettivi, né come risponderà alle necessità di investimento.

Sostenibilità

Il PNIEC manca della sinergia tra le diverse politiche elencate per lo sviluppo delle energie rinnovabili, delle reti e delle risorse abilitanti. Secondo ECCO, i decreti recentemente discussi e pubblicati, finalizzati alla promozione delle energie rinnovabili, rivelano una mancanza di direzione e coordinamento, confermando una governance debole e incapace di definire un quadro legislativo e regolatorio efficace e coerente.

PNIEC: necessaria una strategie più chiara per lop sviluppo delle rinnovabili

Sebbene il Decreto FER II, che mira a promuovere le rinnovabili non ancora mature o con alti costi di esercizio, venga valutato positivamente, ECCO ritiene che non sia chiaro come esso si integri con le altre misure per raggiungere gli obiettivi fissati.

Elettrificazione dei consumi

Benché il PNIEC riconosca l’elettrificazione come una delle principali strategie per la decarbonizzazione del sistema energetico, manca un obiettivo esplicito in questa direzione.

ECCO rileva che il riconoscimento formale del ruolo dell’elettrificazione, accompagnato da un obiettivo chiaro, potrebbe fornire un quadro di riferimento utile per orientare le scelte di investimento e creare un contesto regolatorio favorevole.

Questo dovrebbe affrontare il disequilibrio attuale tra oneri fiscali e parafiscali che gravano diversamente sulle tariffe elettriche e del gas, promuovendo una riforma della struttura tariffaria che sia coerente con il percorso di decarbonizzazione e l’integrazione dei sistemi energetici.

Gas phase-out

ECCO evidenzia una mancanza di coerenza rispetto all’obiettivo di abbandono delle fonti fossili, in particolare il gas.

Il piano attuale assegna ancora al gas un ruolo di rilievo senza specificare chiaramente in quali settori possa essere abbandonato più velocemente, come nel settore elettrico, e in quali possa essere una fonte di transizione efficace, come nella produzione di acciaio primario (ex ILVA).

La mancanza di un piano dettagliato per il phase-out del gas rischia di portare a scelte di investimento incoerenti con le necessità del sistema energetico nazionale ed europeo, minando gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di transizione verso fonti energetiche rinnovabili.

Industria, innovazione e lavoro

L’analisi svolta da ECCO sottolinea come il settore manifatturiero sia ancora del tutto sottorappresentato nel Piano. Nonostante la rilevanza economica ed emissiva del comparto, il PNIEC manca di una sezione dedicata alla decarbonizzazione dell’industria manifatturiera, trascurando le specificità dei vari settori produttivi.

PNIEC: poche strategie per limitare le emissioni nel manifatturiero

Come evidenziato dal think tank circa 36 milioni di tonnellate di CO2 ricadano nel campo di applicazione dell’Effort Sharing, per cui il Piano ancora manca di obiettivi per il 2030. Non si delinea una strategia chiara per ridurre queste emissioni. Al contrario, il PNIEC menziona interventi e tecnologie che possono incidere esclusivamente sui settori ricadenti nell’ambito del Sistema di Scambio di Quote di Emissione dell’UE (EU ETS). Un esempio è la riconversione a Direct Reduced Iron (DRI) del sito di Taranto, proposta che, secondo ECCO, non è supportata da un piano industriale dettagliato.

Tecnologie della transizione

ECCO rileva l’importanza di un accesso esteso e diversificato alle tecnologie della decarbonizzazione. Secondo il think tank, il successo della transizione energetica dipende dalla capacità di adottare una vasta gamma di soluzioni tecnologiche, in grado di rispondere efficacemente alle diverse esigenze e contesti. Tuttavia, il PNIEC 2024 sembra contraddire il principio della “neutralità tecnologica”, concentrando l’attenzione su alcune soluzioni di medio o lungo termine, come i biocombustibili, la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), e persino il nucleare.

Questa focalizzazione su tecnologie specifiche rischia di escludere le soluzioni più economiche, efficienti e già disponibili oggi sul mercato.

Settore civile

Il piano conferma l’obiettivo di un risparmio complessivo cumulato di 73,4 Mtep di energia finale tra il 2021 e il 2030, e un traguardo di 56 MtCO2eq al 2030 per il settore civile. La misura principale per il raggiungimento di tali obiettivi, rappresentata dalle detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche, prevede una riforma normativa apprezzata per il suo orizzonte temporale decennale, la priorità data alle unità immobiliari meno efficienti, alle prime case e alle case popolari, come indicato dalla Direttiva UE EPBD.

Anche se il giudizio di ECCO sul tema sono generalmente positive, il think tank segnala delle criticità, come la mancanza di una chiara strategia per la promozione dell’elettrificazione dei consumi e l’eliminazione della cessione del credito per tutti i soggetti, inclusi quelli in povertà energetica. Nonostante il contributo delle pompe di calore alla riduzione delle emissioni venga menzionato più volte, il piano manca di politiche di supporto specifiche per questo settore.

Trasporti

Nel recente rapporto di ECCO riguardo al Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) 2024, si evidenziano gravi lacune nelle politiche di supporto per il settore dei trasporti.

Le lacune del PNIEC nel settore dei trasporti sostenibili secondo ECCO

Nonostante il PNIEC confermi l’ambizioso obiettivo di raggiungere 4,3 milioni di auto elettriche a batteria (BEV) entro il 2030, le misure previste per sostenere tale transizione risultano insufficienti. Il Piano fa riferimento al DPCM 20 maggio 2024, noto come “Nuovo decreto incentivi”, che introduce uno schema innovativo per le BEV. Tuttavia, meno di un terzo dei 900 milioni di euro stanziati per gli incentivi è destinato alle auto elettriche, mentre la maggior parte dei fondi favorisce ancora veicoli tradizionali e ibridi plug-in, che non contribuiscono significativamente alla riduzione delle emissioni. Inoltre, il PNIEC manca di un piano organico per la riforma della fiscalità sull’energia utilizzata per la mobilità privata, elemento cruciale per stimolare la domanda di veicoli elettrici.

PNIEC: i 10 punti indispensabili per la transizione secondo ECCO

Assoclima: il ruolo chiave delle pompe di calore nella transizione energetica del Paese

Il nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima pone le basi per una trasformazione radicale del sistema energetico italiano. Tra le misure più significative delineate nel piano, emerge l’importanza dell’elettrificazione dei consumi finali e l’incremento della penetrazione delle fonti rinnovabili nella generazione di energia elettrica.

Il PNIEC riconosce esplicitamente le pompe di calore come una soluzione centrale per la decarbonizzazione del settore energetico. Un aspetto particolarmente indicativo è il potenziale contributo delle pompe di calore al mix energetico rinnovabile del Paese, non solo per il riscaldamento, ma anche per il raffrescamento. Un duplice ruolo che rafforza ulteriormente il loro valore nel contesto della transizione energetica.

Assoclima esprime piena soddisfazione per il riconoscimento delle pompe di calore nel PNIEC. L’associazione vede in questa decisione una conferma della validità delle proprie tecnologie e un incentivo a continuare a innovare nel settore della climatizzazione sostenibile.

Secondo il presidente di Assoclima, Maurizio Marchesini: “L’aggiornamento del Piano conferma la volontà del governo italiano nel proseguire verso una capillare adozione di questa tecnologia, che gioca un ruolo chiave per la transizione energetica e che peraltro contribuisce sempre più allo sviluppo di un’industria europea e nazionale. In tal senso Assoclima auspica che si possano attuare quanto prima le linee evolutive individuate dal PNIEC in merito alla riorganizzazione delle detrazioni fiscali e al rafforzamento del Conto termico”.

L’ampliamento del Conto Termico 3.0, che prevede incentivi per una nuova platea di soggetti, rappresenta un ulteriore passo avanti nel sostegno all’adozione delle pompe di calore. La loro inclusione come tecnologie trainanti anche per altri interventi, come gli impianti solari fotovoltaici e i relativi sistemi di accumulo, è destinata a facilitare il raggiungimento dei target europei.

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