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L’architettura bioecologica: il suo futuro e le sue possibilità di applicazione. E’ stato questo il tema del convegno organizzato da Sana e da Anab, l’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, durante il Salone internazionale dell’Alimentazione naturale, Salute e Ambiente. Un’occasione di confronto fra tecnici del settore in quella che è ormai diventata la “più grande esposizione di prodotti eco-compatibili”, come ha sottolineato Sergio Rossi, Direttore Generale di Sana. L’architetto Siegfried Camana, di Anab, ha ricordato come il territorio protetto realizzato in Italia in questi anni “viene continuamente minacciato”. E la minaccia viene anche dal fatto che le popolazioni locali, le vere “sentinelle del territorio”, tendono ad abbandonare le zone protette, dove non riescono a coprire le proprie esigenze. “C’è un problema di risorse. E probabilmente espandere un tipo di turismo dolce, nuovo potrebbe favorire n maggiore equilibrio economico”. COSTRUZIONI RISPETTOSE DELLE CULTURE LOCALI Da Adriano Paolella, del settore territorio del Wwf Italia è arrivato un richiamo alle culture locali, anche per quel che riguarda l’edilizia e l’architettura. “Ricostruire culture e ambiente è fondamentale”, ha spiegato Palella, puntando il dito contro quella che ha definito un’omologazione della cultura di costruzione in tutte le zone del Paese. “Anche in zone alpine, molto spesso le costruzioni rappresentano delle belle Cinecittà”. La villetta moderna che si trova sulle Alpi è molto spesso solo una lontana parente delle tradizionali casi in pietra: diversa per dimensioni e diversa per collocazione nel territorio, diversa soprattutto per tipo di materiali utilizzati. “Queste costruzioni non rappresentano più nulla , servono solo per il turista”. Si tratta di modelli costruttivi imposti per motivi economici, uguali più o meno dalla Calabria al Trentino: quello che cambia sono poi le rifiniture finali. “E’ più o meno quello che avviene per i capannoni industriali. Uguali ovunque indipendentemente dal tipo di produzione che vi si deve svolgere, dalla loro collocazione sul territorio. “Ricostruire invece il legame fra i modelli di costruzione, il territorio, la cultura e l’ambiente è un aspetto fondamentale per una tutela vera di queste aree”. L’UTILITA’ DELL’AGRITURISMO NEL RECUPERO DI VECCHI EDIFICI Fino ad ora, ha messo in chiaro l’architetto Giancarlo Allen di Anab, gli esempi di architettura bioecologica in Italia sono esperienze in gran parte di basso profilo. “In questo campo però la storia dell’agriturismo italiano è un bell’esempio di come possano essere utilizzati sistemi di architettura bioecologica. Finora infatti una parte consistente dell’attività agrituristica ha puntato al recupero di edifici, che sarebbero altrimenti persi. L’agriturismo è dunque un’occasione per ridare una dignità e un ruolo a questi edifici”. Allen ha presentato il suo progetto per il recupero di una parte di un borgo a Sotto il Monte Giovanni XXIII, in provincia di Bergamo. “Un borgo in gran parte compromesso da interventi degli anni ’50 e ‘60”. Gli edifici che fanno parte dell’intervento di recupero sono di epoche diverse (dal 1200 fino all’800), ma sono stati sottoposti a interventi distruttivi. Il progetto per realizzare una struttura agrituristica (con ristorante, camere, piccoli alloggi, sale di incontro) voluta dalla nuova proprietà ha previsto che non venisse alterata in alcun modo la struttura originaria. E ha anzi puntato a recuperare gli elementi originali che erano stati danneggiati dagli interventi eseguiti negli ultimi anni. Grande attenzione è stata posta sul mantenimento dei materiali originali e sull’attuazione di interventi bioecologici. “Si è puntato al migliore rapporto possibile con le risorse naturali della zona, al massimo risparmio di energia, alla scelta di materiali che migliorino l’ecobilancio e a materiali di recupero” ha spiegato Allen. LA CARTA DI QUALITÀ DEL PARCO DELLE DOLOMITI BELLUNESI Architettura bioecologica e valorizzazione delle realtà tipiche della zona, sono due dei punti fondamentali della carta di qualità del Parco delle Dolomiti Bellunesi, illustrata da Paolo Foglia di Aiab. L’obiettivo è quello di valorizzare tutte le attività che si integrano sul territorio. E la carta è nata grazie alla collaborazione di una serie di realtà come Aiab, Anab, Coop Lumaca, Eco&Eco, Slowfood, Wwf Italia. Una collaborazione che punta a garantire una buona qualità al fruitore e a valorizzare la conoscenza del territorio. La carta è intervenuta in numerosi settori: turismo, educazione ambientale, prodotti agroalimentari, prodotti artigianali, servizi commerciali, eventi. “Una delle prime azioni positive è quella per la manutenzione e il ripristino del territorio. Si punta anche sull’agriturismo come a un fattore educativo per l’ospite”. EDILIZIA BIOECOLOGICA NEL PARCO DELLE SALSE DI NIRANO (MODENA) Quello presentato dal geometra Olver Zaccanti, è stato uno dei primi progetti di architettura bioecologica realizzato in un parco italiano. Il parco in questione quello delle Salse di Nirano, sull’Appennino modenese. Oggetto dell’intervento: la ristrutturazione di un edificio rurale di fine ‘800 da destinare a centro visite per il parco. Fra gli elementi più interessanti di questo intervento l’utilizzo del “coccio pesto”, un materiale antichissimo che ha dato ottimi risultati. In particolare, è riuscito ad assorbire in modo pressoché perfetto l’umidità. Altri elementi innovativi: la copertura con un tetto ventilato e la gestione del cantiere. “Essendo all’interno di un parco – ha raccontato Zaccanti -, è stato evitato l’utilizzo di una gru fissa, e sono stati impiegati mezzi molto piccoli. E di certo, il cantiere si è ben inserito all’interno del paesaggio”. Gli stessi criteri di intervento sono stati utilizzati anche per la creazione del parcheggio, con l’utilizzo di inerti recuperati dalla produzione di piastrelle. “PARCHI LABORATORIO PER L’EMILIA ROMAGNA” L’intervento realizzato nel Parco delle Salse di Nirano, è rappresentativo dei programmi dell’Emilia Romagna per quel ce riguarda gli interventi nei parchi. “E un esempio di come la Regione intende muoversi. E infatti queste sono le prescrizioni previste nei programmi regionali”, ha spiegato l’architetto Stefano Corazza, rappresentate della Regione Emilia Romagna. “E’ difficile realizzare l’idea di concepire tutto il territorio come un parco. E’ una visione che è ben lontana dall’affermarsi. “I parchi sono adatti a sperimentare. Concentriamoci dunque sulla funzione-laboratorio. Nei parchi è giusto che siano realizzati interventi esemplari per farne poi una cassa di risonanza che favorisca la diffusione delle tecniche innovative”. MASSIMO RISPETTO STORICO PER UN AGRITURISMO BIOECOLOGICO L’architetto Silvia Pietta ha illustrato un progetto di recupero di un edificio colonico a Trequanda, nella campagna senese, da destinare ad agriturismo. Si tratta di un edificio tipicamente toscano, il cui nucleo originario risaliva probabilmente al 1200. A questo nucleo si sono poi aggiunte una serie di strutture ulteriori. Per la progettazione è stato dunque necessario procedere a una ricerca storica che hanno riguardato anche la qualità del sito, della consistenza del terreno e degli aspetti energetici. Il criterio principale è stato il massimo rispetto della struttura con l’utilizzo di materiali di recupero. Alla stessa maniera si è cercato di non alterare l’armonia dei prospetti e i rapporti tra pieni e vuoti. Il calcestruzzo armato è stato utilizzato solo per sottofondazioni e cordoli. Per il resto invece grande utilizzo di materiale “pulito”: dagli infissi in castagno ai pavimenti in cotto, dai pannelli isolanti in sughero agli intonaci composti a malte di calce e sabbia, tutto è stato fatto nell’ottica dell’architettura bioecologica. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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