Le periferie devono tornare al centro delle politiche governative

Le periferie devono tornare al centro delle politiche governative

Il Senato ha approvato un emendamento al decreto Milleproroghe, ora alla Camera, che prevede la  sospensione dei fondi per la riqualificazione delle periferie in cento città italiane, per progetti avviati o approvati. Molto critiche le associazioni di categoria e l’Anci. Saltati i fondi per più di 1 miliardo e 600 milioni

Nel decreto Milleproroghe  sospensione dei fondi per la riqualificazione delle periferie in cento città italiane

Un blocco illegittimo sotto il profilo formale e irragionevole sotto quello sostanziale. Così Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci commenta l’emendamento al decreto Milleproroghe, già approvato dal Senato e ora alla Camera, che elimina i fondi destinati ai Comuni per gli interventi nelle periferie, di oltre 1,6 miliardi di euro, cui si deve aggiungere un miliardo e cento milioni di cofinanziamenti pubblici e privati.

In particolare sono 87 i Comuni e 9 le Città metropolitane per un totale di 1.625 interventi da realizzare sul territorio di 326 comuni complessivi che ospitano circa venti milioni di italiani.  Si tratta di un investimento che, partendo dai dati dello studio del 2015 realizzato da Ance-Istat “L’industria delle costruzioni: struttura, interdipendenze settoriali e crescita economica”, potrebbe creare un valore economico di 9 miliardi di euro tra edilizia e indotto, oltre a generare nuova occupazione per circa 42 mila unità.

Bloccare i fondi rappresenta un danno per l’economia di tutto il paese – continua Decaro – e si tratta di un atto illegittimo perché elimina, senza alcun accordo tra le parti, ma con decisione unilaterale, dei fondi già stanziati e che soprattutto i Comuni hanno già iniziato a spendere, violando di fatto un atto convenzionale tra la presidenza del Consiglio dei ministri e il sindaco beneficiario.

Secondo la convenzione infatti il finanziamento può essere eliminato solo in casi tassativamente previsti. I Sindaci non sono disposti in alcun modo ad accettare un simile emendamento e intendono impugnare l’illegittimità della norma augurandosi peraltro che i commi 2 e 3 dell’articolo 13 del decreto siano abrogati e modificati

“Confidiamo che il patto di reciproca collaborazione che dovrebbe guidare sempre le istituzioni con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini, non resti inascoltato. Ma se così non fosse noi sindaci siamo pronti a presentarci a Palazzo Chigi e a consegnare le nostre fasce tricolori, simbolo che tiene insieme il Paese da Nord a Sud. Sfileremo noi rappresentanti delle istituzioni più vicine ai cittadini, i Comuni. Ma dietro di noi avremo, idealmente, tutti e venti i milioni di italiani ai quali si vuole rubare la speranza di vivere in città e paesi migliori”.

A chi dice che i Comuni non sono pronti e che i progetti sono molto distanti dall’essere attuati, Decaro risponde, dati alla mano, che in molti casi i progetti sono in fase avanzata e che i Comuni hanno “assunto impegni giuridicamente vincolanti, speso per le progettazioni e in parte anche per avviare i cantieri, anticipando i tempi di attuazione previsti dalle convenzioni firmate con la presidenza del Consiglio che prevedevano per la fine di agosto 2018 la sola progettazione esecutiva”.

A questo proposito, analizzando lo stato dei lavori di 39 delle 96 amministrazioni locali coinvolte, per un importo di 1.218.483.706 euro emerge che le amministrazioni abbiano già contrattualizzato impegni per 42.717.919 euro. e per il 33% sono state avviate le procedure di gara per l’avvio dei lavori, mentre nel 9% dei casi i cantieri sono già stati aperti.
Molti Comuni hanno già chiesto l’anticipazione del 20% dell’importo dovuto e ammesso a finanziamento, senza ricevere riscontro, e altri Comuni, per il solo finanziamento delle spese iniziali di progettazione, hanno usufruito dell’apposito Fondo rotativo costituito da Cassa depositi e prestiti.

Molto critica anche l’Ance che, insieme a Fondazione Riuso, Legambiente, e Audis, evidenzia che le strategie di sviluppo delle periferie dovrebbero essere al centro delle politiche governative, per una crescita sociale, economica,  energetica e sulla sicurezza di tutto il paese. Gli interventi già approvati, garantiti dallo Stato e che ora la Camera potrebbe bloccare, interessano strade, risanamenti edilizi, sicurezza idrogeologica e sismica, giardini, parchi giochi, scuole, infrastrutture che si trovano in 100 comuni in Italia

L’associazione auspica che l’emendamento non venga approvato dalla Camera e che anzi vengano destinati “nuovi finanziamenti per la rigenerazione delle città, con progetti innovativi e compatibili con l’ambiente, con selezioni più rapide che premino la qualità, ma soprattutto favorendo quei progetti capaci di incidere in modo efficace sul tessuto urbano delle zone periferiche, in particolare con interventi di demolizioni e ricostruzione migliorando la qualità della vita di chi ci abita”.

E’ necessario che il Governo si impegni snellendo le pratiche burocratiche e contemporaneamente vigilando sulla correttezza dei progetti perché gli interventi nelle periferie possono diventare esempi di efficienza per tutta la città.

Consiglia questa notizia ai tuoi amici

Commenta questa notizia



Categoria notizia

MERCATO

Le ultime notizie sull’argomento