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Dopo Courmayeur, saranno Aosta, Milano, Rimini, Torino e Lugano le prossime tappe del road show che avrà come protagonista BiosPHera 2.0 Il modulo BiosPHera 2.0 ai piedi del Monte Bianco. Nella splendida cornice di Courmayeur, martedì 1 marzo 2016 ai piedi del Monte Bianco è stato inaugurato e aperto alla visita BiosPHera 2.0, modulo abitativo itinerante ad energia zero. A rendere unica questa esperienza è la volontà di monitorare i dati ambientali ed energetici dell’edificio, unitamente ai parametri fisiologici degli abitanti, per un intero anno e in contesti ogni volta differenti. Il modulo abitativo: i materiali e la tecnologia Entrando nel dettaglio del progetto, si tratta di un modulo abitativo energeticamente efficiente e all’avanguardia, grande pressappoco come un container e con una superficie di circa 25 mq, articolato in zona giorno, zona notte, bagno e locale tecnico/centrale termica e dotato di illuminazione a led, cucina a induzione, elettrodomestici, pompa di calore per la produzione di acqua calda sanitaria e per il raffrescamento estivo, pannelli solari fotovoltaici e sistemi meccanici per il ricircolo dell’aria. Mirko Taglietti, fondatore di Aktivhaus e “padre” dell’iniziativa, ha spiegato nel corso della affollata Conferenza Stampa tenutasi nella cornice suggestiva dello Chalet presso il Piazzale della Funivia Val Vény: «Biosphera nasce da un’idea quasi poetica: che esista la possibilità di rimanere scollegati da servizi che riteniamo essenziali (gas ed energia elettrica) e vivere comunque in una situazione di “comfort abitativo”». Questi infatti gli obiettivi del progetto: autonomia energetica e benessere dell’abitare. Dettaglio delle superifci finestrate e delle schermature Durante la successiva visita guidata al modulo, ne è stata illustrata la logica costruttiva. La struttura portante è stata realizzata in pannelli di legno X-Lam, certificato PEFC e proveniente da abeti italiani di filiera sostenibile, con isolamento a cappotto esterno in lana di roccia Rockwool e facciata ventilata con rivestimento in pannelli Rockpanel® (anch’essi prodotti da Rockwool), che danno all’esterno quell’effetto “metallizzato” che caratterizza l’immagine della struttura. Particolare attenzione è stata data anche alla scelta dei serramenti e delle relative schermature, che costituiscono buona parte della superficie attraverso la quale – per irragiamento solare – entrano gli apporti gratutiti con cui vengono quasi interamente compensate nel periodo invernale le perdite di calore dell’involucro. All’interno dell’abitazione gran parte degli arredi e dei complementi sono realizzati con materie prime e lavorazioni dell’artigianato tradizionale del luogo. Tutto questo è avvenuto, dalle fasi progettuali a quelle vere e proprie di realizzazione, seguendo entrambi i protocolli di certificazione degli standard di edificio passivo più avanzati (Passivhaus e Minergie-P). L’ingresso al modulo: dettaglio dei pannelli di rivestimento L’innovazione del progetto: autonomia energetica e benessere dell’abitare BiosPHera 2.0 è poi un progetto innovativo per l’attenzione che viene posta sul binomio “prestazioni dell’abitazione – prestazioni fisiologiche dell’abitante”. La vera rivoluzione del progetto sarà infatti quella che concerne il monitoraggio della qualità della vita degli abitanti all’interno della casa. «Gli occupanti che vivranno all’interno (in totale 24 persone, con età variabile tra i 20 e i 70 anni, selezionate tra gli studenti, i progettisti e i tecnici che hanno partecipato all’ideazione e alla realizzazione dell’abitazione) saranno dotati di un braccialetto indossabile in grado di misurare parametri quali la frequenza cardiaca, il volume del sangue, la temperatura epidermica e l’attività elettrodermica», ha proseguito Taglietti. «A seconda del variare di questi parametri, si genera quello che viene definito benessere emotivo o stress. Metteremo così in relazione i parametri tra l’abitazione e le sue prestazioni e le sensazioni dell’essere umano che la abita». Nel corso della successiva Conferenza di presentazione tenutasi presso il Pavillion du Mont Fréty, anche il Professore e Biologo Giuseppe Barbiero dell’Università della Valle d’Aosta ha sottolineato che: «L’aspetto più innovativo è la cura della biofilia, ovvero il rapporto tra uomo e contesto esterno. La sperimentazione si propone, infatti, di studiare l’intelligenza naturalistica dell’abitante del modulo nella sua percezione emotiva dell’ambiente e di calibrare i valori per raggiungere il massimo benessere”. La ricerca del benessere psicofisico dell’ambiente e della qualità della vita all’interno dell’abitazione sarà quindi documentata e riportata direttamente on line in diretta sul sito internet di BiosPHera 2.0 (www.biosphera2.com), tramite fotografie, mini-video e racconti degli abitanti, che forniranno informazioni importanti sulla propria percezione e un contributo da condividere con il pubblico più ampio, mettendo al centro l’uomo e i suoi parametri vitali. La visita guidata all’interno dell’abitazione Ricerca, educazione e nuove prospettive Queste sono le tre parole chiave dell’iniziativa, secondo quanto esposto dal Professore Guido Callegari (Politecnico di Torino DAD), compartecipe dell’ideazione, durante la presentazione del progetto. Per quanto riguarda la ricerca, si può aggiungere a quanto già detto sopra, che, prorprio la scelta del simbolo dell’”uomo vitruviano” posto sul rivestimento della facciata principale, intende indicare la volontà di porre la figura umana/l’utente al centro della ricerca i cui obiettivi, come già in parte ricordato, sono l’abitare e il benessere, unitamente alle ricerche condotte sulla scelta dei materiali, sulla reversibilità nel tempo, sull’impatto ambientale e sulle certificazioni energetiche. Vista dell’interno: la zona notte L’esperienza di BiosPHera 2.0 è stata poi altamente formativa per i coinvolgimento di 100 studenti del Workshop Woodlab (attraverso il quale è stato selezionato il progetto vincitore, “Elio”, concept e linea guida per lo sviluppo del progetto esecutivo del modulo abitativo) e lo è tuttora, poiché alcuni degli stessi studenti abiteranno e parteciperanno al monitoraggio della casa. L’occasione di questo innovativo progetto sembra anche aprire nuove prospettive per la pianificazione territoriale, introducendo nuove considerazioni nel rapporto tra riqualificazione del patrimonio esistente e consumo del suolo: moduli minimi ripetibili e ampliabili, facilmente smontabili e trasportabili, adatti per ampliare e sopraelevare, potrebbero costituire una nuova prospettiva per il mercato immobiliare e per la gestione delle emergenze abitative, quale che ne sia la causa. La conferenza di presentazione presso il Pavillon du Mont Fréty Credits Il progetto nasce su iniziativa di Aktivhaus in collaborazione con il Politecnico di Torino DAD, l’Università della Valle d’Aosta – Université de la Vallée d’Aoste, Vallée d’Aoste Structure e con gli istituti ZEPHIR, Minergie e PEFC con il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’Aosta Assessorato alle attività produttive, energia e politiche del lavoro, del Comune di Courmayeur, di Skyway Monte Bianco, di IVAT Institut Valdôtain de l’Artisanat de Tradition. Vede la partecipazione di diverse aziende nazionali e internazionali: Artuso legnami; Rockwool; Internorm; Hella; Porcelanosa; T&T Commerciale; Zehnder; Nilan; Lape; Bticino; Fermacell; Xella; Une; Thermoeasy; Be Eco; New Sermifer; Lal Lattoneria; La Termoidraulica F.lli Mezzi; Barichello Elettrotecnica; Adveco; Studio Marco De Pinto. Concept design: Giulia Azaria, Valeria Bosetto, Marco Casaletto, Matteo Cilia, Karen Rizza, Jasser Salas Castro, Simone Vacca d’Avino – team WoodLab Politecnico di Torino Final design: Giulia Azaria, Valeria Bosetto, Jasser Salas Castro, Maria Niccoli, Simone Vacca d’Avino team WoodLab Politecnico di Torino Working plan: Aktivhaus Project supervisor: Guido Callegari (Politecnico di Torino DAD), Mirko Taglietti (Aktivhaus) Building Physics: Francesco Nesi (ZEPHIR – Passivhaus Italia) di Elisa Porro Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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