Bonus edilizi: stretta su cessione del credito

Bonus edilizi: stretta su cessione del credito

L’articolo 26 del Decreto “Sostegni ter approvato dal Consiglio dei Ministri prevede che dopo il 7 febbraio il credito per superbonus, bonus ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus e bonus facciate possa essere ceduto una sola volta. Le Associazioni: basta continui cambiamenti, così si bloccano i cantieri, per contrastare le frodi servono regole chiare

Bonus edilizi: stretta su cessione del credito

Lo scorso 21 gennaio il Governo ha approvato il Decreto “Sostegni Ter” da 3,5 miliardi, con una serie di misure per contrastare l’aumento delle bollette e aiuti ai settori in difficoltà a causa della pandemia. L’articolo 26 ha introdotto, con l’obiettivo di contrastare le frodi (proseguendo sulla strada tracciata dal DL Antifrodi), un nuovo limite a cessione del credito e sconto in fattura: dal 7 febbraio i beneficiari di superbonus, bonus ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus e bonus facciate, potranno cedere una sola volta il corrispondente credito ad altri soggetti, banche, intermediari finanziari, che a loro volta non potranno più cederlo. Lo stesso vale per lo sconto in fattura che potrà essere recuperato sotto forma di credito di imposta e ceduto una sola volta ad altri soggetti.

Un solo passaggio per la cessione del credito, rischio blocco cantieri 

Il nuovo limite contenuto nella bozza del Dl Sostegni-ter è stato accolto da diverse polemiche.

L’Ance parla di un’ennesima modifica in corso che rischia di bloccare i lavori, penalizzando famiglie e imprese. Il presidente Gabriele Buia ha così commentato: “Basta con i continui cambiamenti al funzionamento del Superbonus. L’incertezza delle regole, anche con provvedimenti retroattivi, scoraggia il mercato e le imprese più serie”. Una misura, continua Gabriele Buia, che va a colpire le molte imprese serie impegnate in lavori di “riqualificazione energetica e sismica, che ora dovranno necessariamente rivedere le condizioni contrattuali con i proprietari, generando migliaia di contenziosi e un blocco del mercato”. Non è questo, secondo l’Ance, il modo per bloccare frodi e irregolarità: “Contro le frodi, abbiamo chiesto da tempo regole chiare per evitare speculazioni, come l’introduzione di prezzari di riferimento per tutti i bonus e un sistema di qualificazione delle imprese, visto il recente proliferare di operatori improvvisati. Ma finora, al di là di qualche buon proposito non si è fatto nulla”.

I deputati del MoVimento 5 Stelle Luca Sut, Patrizia Terzoni e Riccardo Fraccaro parlano di accanimento e di grave errore che rischia di bloccare la misura del Superbonus 110% che ha ridato slancio a un settore in grave difficoltà. “Si continuano a cambiare le regole in corsa disorientando famiglie, tecnici e imprese. Il Movimento 5 Stelle è in prima linea quando si tratta di prevenire e reprimere gli abusi, ma questa non può essere la strada giusta”. Secondo i 3 deputati per prevenire frodi e abusi sarebbe “sufficiente rendere trasparenti e tracciabili, tramite piattaforma informatica e un’apposita certificazione, i crediti d’imposta e i loro passaggi di mano”. Il Movimento 5 Stelle ha già presentato  un emendamento per reintrodurre la possibilità di fare più cessioni, segnalando quali possono essere i successivi cessionari, ovvero “soltanto banche, intermediari finanziari iscritti all’albo, società autorizzate alla cartolarizzazione e all’intermediazione finanziaria e imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia”.

Molto severo anche il commento di FederlegnoArredo, che in un comunicato sottolinea che se l’articolo 26 fosse confermato “ci troveremmo costretti a prendere atto che il Governo ha deciso di rinnegare sé stesso, gettando imprenditori e famiglie nel caos più completo e bloccando un settore trainante come lo è l’edilizia per l’intero Paese”.

CNA commenta che se la misura fosse confermata ci sarebbe il serio rischio di paralizzare il mercato della riqualificazione edilizia.

Anche Finco, pur ammettendo che il problema frodi esiste, critica l’articolo 26 del decreto, definendolo “controproducente e potenziale terreno di coltura per un’ importante serie di contenziosi, oltre ad essere iniquo sotto il profilo della retroattività nei confronti di contribuenti ed imprese”. L’associazione sottolinea che per evitare comportamenti iniqui, bisogna introdurre maggiori barriere all’ingresso sul mercato delle imprese.

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