Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
A cura di: Tommaso Tetro Di fronte alla direttiva Ue sulle Case green non bisogna perder tempo, diventa invece essenziale attivarsi subito per definire il Piano nazionale di ristrutturazione. E’ la posizione del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) così come emerge da un’analisi messa a punto dal Centro studi. Si chiama Epbd – che sta per Energy performance of buildings directive – il testo approvato dal Parlamento europeo. Fissa in modo chiaro principi e indirizzi per l’efficienza energetica degli edifici residenziali e commerciali. E per gli ingegneri, la direttiva viene ritenuta “un passo importante” pur essendo frutto di un compromesso. L‘approvazione formale della direttiva è arrivata il 12 aprile dal Consiglio Ue. Obiettivo dichiarato è arrivare ad avere edifici a emissioni zero entro il 2050. Due gli step intermedi: uno al 2030 e uno al 2035. Attualmente gli edifici rappresentano oltre un terzo delle emissioni di gas serra nell’Ue. Vengono previsti degli standard minimi di prestazione energetica. Ma già entro la fine del 2025 il nostro Paese dovrà definire e consegnare il Piano nazionale di ristrutturazione. “La direttiva europea Epbd – afferma Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni – così come approvata, rappresenta un passo in avanti crea le premesse per affrontare in modo più credibile la questione dell’efficientamento energetico di un patrimonio edilizio ormai vetusto, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa”. Il percorso verso il Piano nazionale di ristrutturazione Gli ingegneri ritengono i principi della direttiva “un buon punto di partenza” per agire sul parco edilizio e contribuire a combattere i cambiamenti climatici. Sono infatti i singoli Stati che dovranno trovare la giusta combinazione di strumenti e tecnologie per raggiungere gli obiettivi: al cuore del ragionamento degli ingegneri c’è infatti proprio l’appello a mettersi al lavoro nell’immediato per definire il percorso verso il Piano nazionale di ristrutturazione. Sul punto il Consiglio nazionale degli ingegneri offre la propria disponibilità per una collaborazione, chiedendo allo stesso tempo “un’interlocuzione con il governo”. Prima di tutto – spiegano gli ingegneri – è necessario individuare il campo di azione e poi definire gli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico a seconda dello stato degli edifici. Naturalmente serve avere un quadro chiaro del patrimonio edilizio esistente. A questo si deve aggiungere che l’efficienza energetica ha senso se portata avanti insieme con una riqualificazione strutturale e anti-sismica. Dalla banca dati dell’Enea sulle attestazioni di prestazione energetica emerge che gli immobili residenziali nelle classi meno performati (E, F e G) rappresentano il 70,1% del totale dei 12 milioni di immobili presenti in Italia. Ragionando in termini unità abitative occupate da residenti (escludendo le case vacanza o seconde case), secondo le stime del Centro studi del Consiglio degli ingegneri, quelle più energivore sarebbero 13,4 milioni. Stime che però lo stesso Cni ritiene “insufficienti”. C’è infatti una “carenza di dati di dettaglio sullo stato effettivo del patrimonio edilizio e la mancanza di diagnosi energetiche degli edifici” anche per “stabilire una scala di priorità”. Inoltre, c’è da tener presente il rinnovo progressivo degli impianti termici, dato che saranno ammessi solo quelli ibridi e poi vietati quelli alimentati da fonti fossili. Il nodo dei finanziamenti Da affrontare anche la questione dei finanziamenti dei Piani nazionali di ristrutturazione. La direttiva Ue lascia ai singoli Stati la possibilità di individuare le misure più adatte; si menzionano mutui ipotecari verdi e interventi di sostegno per le famiglie meno abbienti. Secondo una stima del Centro studi del Cni la prima parte di interventi ritenuti più urgenti – in base alle indicazioni della direttiva – ricadrebbe sul 43% degli edifici più energivori, e coinvolgerebbe 11,8 milioni di ‘case’. Gli ingegneri lanciano una proposta: “iniziare ad attivare una sorta di ‘cantiere’ che porti alla predisposizione del Piano nazionale di ristrutturazione. Sarà una prova estremamente difficile ma il nostro Paese ha le competenze per elaborarlo”. L’auspicio è che da parte delle Istituzioni ci sia anche la predisposizione di “un Piano finanziario che renda fattibile uno sforzo così consistente”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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