Case green, le indicazioni di Bankitalia

L’istituto di via Nazionale ha prodotto uno studio sul tema dell’efficienza energetica in previsione dell’attuazione della direttiva europea sulle performance degli edifici. Cinque le indicazioni operative. La prima e forse la più importante riguarda la selezione dei beneficiari e degli immobili da agevolare, che dovrebbe favorire prevalentemente le famiglie bisognose e, a parità di condizioni familiari, le abitazioni meno efficienti in termini energetici

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Case green, le indicazioni di Bankitalia

Anche Banca d’Italia dice la sua sul tema delle case green o per meglio dire sulla direttiva europea 2023/1791 sull’efficienza energetica (Energy Performance of Buildings Directive, in sigla Epbd). E lo mette nero su bianco nell’Occasional Papers dell’aprile scorso: “Il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni sugli interventi pubblici”.

Lo studio della Banca d’Italia

Si tratta di uno studio di una cinquantina di pagine, che fa il punto sullo stato dell’arte dell’efficientamento energetico, sul quadro normativo, sulle caratteristiche delle perfomance energetiche delle abitazioni e dei residenti, sulla letteratura economica in materia di costi e benefici degli investimenti in efficientamento e al ruolo degli intermediari e del settore pubblico e di quello privato attraverso modalità di finanziamento innovative.

Come noto, l’efficientamento energetico degli edifici rientra tra gli strumenti previsti a livello europeo per favorire la transizione ecologica. La direttiva, che si inserisce nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, prevede dei target in termini di consumi energetici degli immobili, con l’introduzione dell’obbligo di azzerare le emissioni per quelli di nuova costruzione a partire dal 2030.

Ma il contenuto interessante del lavoro degli esperti di Palazzo Kock riguarda le proposte concrete che Banca d’Italia ha ritenuto di dover mettere sul piatto per favorire un dibattito pubblico attorno al quale non mancheranno altre prese di posizione e le inevitabili polemiche politiche.

Le cinque indicazioni di via Nazionale

Cinque le indicazioni contenute nelle conclusioni dello studio.

La prima, forse la più importante e la più articolata, riguarda la selezione dei beneficiari e degli immobili da agevolare, che dovrebbe favorire prevalentemente le famiglie bisognose e, a parità di condizioni familiari, le abitazioni meno efficienti in termini energetici, limitatamente a quelle che sono occupate per la maggior parte del tempo.

La prima raccomandazione prende in esame anche gli alloggi privati in affitto: in questo caso, secondo gli esperti di Bankitalia, potrebbe essere valutata l’ipotesi di concedere incentivi fiscali rafforzati (ad esempio, forme di tassazione agevolata del canone) al raggiungimento di determinati livelli di efficienza energetica, oppure di verifica, a parità di altre condizioni, quando la misura interviene ad avvantaggiare famiglie a basso reddito e con vincoli di liquidità.

Nello studio dell’istituto di via Nazionale si legge di come

“l’intervento potrà risultare più facilmente addizionale se beneficerà i nuclei relativamente a basso reddito, per i quali il capitale da destinare all’investimento in efficientamento è assente o inaccessibile. In queste circostanze, favorire l’accesso al credito anche prevedendo la cessione dei benefici fiscali potrebbe risultare determinante per l’effettiva realizzazione dell’investimento desiderato”.

Discorso differente per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, per i quali il costo degli investimenti potrebbe essere integralmente o in larga parte sostenuto direttamente dalla proprietà pubblica, mediante un fondo statale che cofinanzi gli interventi di riqualificazione, incluse le spese di progettazione.

Il secondo punto delle indicazioni di Banca d’Italia riguarda la modalità dell’intervento. Come avviene già in altri Paesi – si legge – “esso potrebbe articolarsi in un mix più equilibrato di strumenti che tenga conto delle caratteristiche delle diverse categorie di destinatari: alle detrazioni e ai crediti d’imposta (attualmente prevalenti in Italia) potrebbero essere affiancate forme di sussidio diretto e di sostegno all’accesso al credito”.

Terzo consiglio. “La misura dell’incentivo dovrebbe sempre prevedere una compartecipazione al costo da parte del beneficiario, per limitare rischi di azzardo morale ed essere modulata in relazione al risparmio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche reddituali e patrimoniali dei destinatari”.

Quarta indicazione. Per quanto riguarda i profili di finanza pubblica, qualora in futuro si desiderasse aumentare le risorse pubbliche rispetto alla situazione precedente al Superbonus, dovrebbero essere identificate forme di finanziamento degli interventi adeguate e certe, che potrebbero derivare ad esempio, prioritariamente, da selezionati tagli ai sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing complementare all’Eu-Ets (il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione europea; nda).

Ultima proposta. L’istituto di via Nazionale propone la necessità di un “adeguato livello di stabilità e certezza dell’incentivo”.

Insomma, il dibattito è iniziato e la Banca d’Italia mette nero su bianco le sue proposte.

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