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In questo Convegno si è parlato dello sviluppo sostenibile cercando di collegare in un unico filo conduttore il processo edilizio che muovendo dalla produzione di materiali, componenti ed impianti, si sviluppa attraverso la progettazione, costruzione e gestione degli edifici e ne conclude il ciclo di vita con la loro dismissione. In tutte le fasi di tale processo si consuma energia e si producono impatto ambientale ed emissioni pari a quasi la metà di quelle prodotte dall’insieme delle attività umane che si svolgono nell’ambito della nostra comunità. Il concetto di qualità edilizia si fonda sul rapporto fra l’insieme di prestazioni offerte ed i costi delle risorse impiegate, tenendo conto della durabilità delle prestazioni stesse. La qualità ambientale si inserisce in tale concettualizzazione riferendosi essenzialmente a requisiti specifici quali la vivibilità e la salubrità ambientale ed a risorse quali le energie non rinnovabili, considerando la durabilità dell’intero ciclo di vita del bene edilizio. Da tale relazione biunivoca nasce quindi l’esigenza di stabilire una coerente continuità fra normative finalizzate allo sviluppo sostenibile in generale e normative riferite al sistema delle costruzioni, connettendo ed armonizzando, assieme alle normative i diversi momenti di qualificazione e certificazione, siano essi di sistema, di processo o di prodotto, cogenti e non cogenti. E’ infatti nostra convinzione che la qualità, in quanto espressione della sensibilità e delle esigenze collettive ed individuali, siano esse manifestate da consuetudini o da leggi, debba ad esse conformarsi, e che il suo riconoscimento certificativo, sia esso volontario o cogente, costituisca un indispensabile strumento di comune valutazione, garanzia di tale conformità. Sulla base delle suesposte considerazioni, svilupperò il mio intervento con riferimento allo sviluppo sostenibile, al ruolo del sistema delle costruzioni, alle normative di riferimento ed ai sistemi di qualificazione. Sviluppo sostenibile Nel 1987 Brundtland, Presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, nel proprio rapporto presentato su incarico delle Nazioni Unite, definisce lo sviluppo sostenibile come “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Nel rapporto si legge inoltre: I parte: preoccupazioni comuni “La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere umani tale da comprendere variabili non economiche come l’istruzione e la salute, valide di per sé, l’acqua e l’aria pulite e la protezione delle bellezze naturali…” II Parte: sfide collettive “… nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e ambiente, in modo da permettere una continua riduzione della parte che energie e risorse hanno nella crescita, incrementando l’efficienza nell’uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti…” III parte: sforzi comuni “… la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore privato; ad essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve e a lungo termine…” Dal 1987 ad oggi, si sono sviluppate svariate iniziative di natura pubblica o privata; non ultima è stata l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, i cui obiettivi richiedono uno sforzo coordinato e comune tra diversi Paesi, e tra settori diversi, per ridurre i livelli di emissioni di sostanze ritenute responsabili dell’effetto serra e del surriscaldamento terrestre. L’Unione Europea ha fortemente incoraggiato e supportato le autorità locali nel cammino verso la sostenibilità ambientale: in particolare, la Campagna Europea per le Città Sostenibili, nata grazie alla Carta di Aalborg (Danimarca, 1994) e successivamente integrata dal Piano d’Azione di Lisbona (II Conferenza Europea sulle Città Sostenibili – Portogallo 1996), mira a promuovere con informazioni e strumenti concreti di supporto, la definizione e l’attuazione di piani strategici per la sostenibilità dello sviluppo locale. L’ultimo vertice mondiale sullo Sviluppo Sostenibile si è tenuto a Johannesburg, Sud Africa, dal 26 Agosto al 4 Settembre 2002 e si è discusso sui progressi realizzati dopo il Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro del 1992. In tutto il mondo più di 6.000 città hanno creato la loro “Agenda 21 locale” per guidare la propria pianificazione di lungo periodo. Il sistema delle costruzioni e normative Il Libro Bianco “Energia –Ambiente – Edificio”, di recente pubblicazione, nato dalla collaborazione Enea – Finco, dimostra che, nel processo che comprende la produzione di materiali, componenti ed impianti per l’edilizia, il loro trasporto ai cantieri di impiego, la costruzione e ristrutturazione degli edifici e la loro gestione, il consumo di energia, in termini primari, costituisce circa il 45% del fabbisogno nazionale: da ciò ne deriva che circa la metà delle emissioni di CO2 sono da attribuirsi al sistema delle costruzioni; a ciò va aggiunto l’impatto ambientale dei materiali in fase di dismissione. E’ quindi dall’ “efficienza energetica degli edifici” che dobbiamo partire per contribuire alla salvezza del nostro ambiente: ma tale efficienza la si può ottenere solo mediante un processo di qualità che coinvolga tutto il sistema delle costruzioni: dai progetti, alla progettazione, alla costruzione fino all’esercizio degli edifici. Il più importante documento Comunitario sull’efficienza energetica nell’edilizia riguarda i processi di gestione dell’edificio e solo indirettamente quelli di costruzione. Si tratta della Direttiva 2002/91/CE, il cui carattere è generale, rinviando agli stati membri le specifiche norme applicative. La direttiva conferma in modo fermo lo stretto legame intercorrente fra energia ed ambiente. Fra gli articoli più importanti si evidenziano: – metodologia di calcolo del rendimento energetico degli edifici, stabilita a livello nazionale o regionale; – miglioramenti di rendimento energetico obbligatori nelle grandi ristrutturazioni; – obbligatorietà della certificazione energetica nelle fasi di costruzione, compravendita o locazione, con validità massima di dieci anni; – qualificazione ed indipendenza degli esperti; – informazione. La Direttiva è stata recentemente recepita dall’Italia con il Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005, il quale rimanda ad altri decreti per la definizione dei criteri generali per l’elaborazione della metodologia di calcolo e dei requisiti minimi richiesti e per la definizione dei requisiti professionali e i criteri di accreditamento degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica. Certificazione energetica, peraltro, già prevista dalla Legge 10/91 che viene perciò parzialmente abrogata. Qualificazione Si parla dunque di sfide collettive, di pianificazione e di considerazione di aspetti ambientali in senso lato nei processi decisionali. Un processo di qualità garantisce un’attenzione alle fasi che contraddistinguono i suddetti processi. La qualità non deve essere confusa con l’“eccellenza”, ma significa la “conformità” a precisati livelli di garanzia (prestazionale o altro), fissati ad esempio in capitolati, in contratti, o ad esplicitati processi gestionali. Gestire i processi operativi in regime di sistema qualità è un prerequisito indispensabile per raggiungere gli obiettivi fissati e può essere uno strumento di supporto per rispondere prontamente alle richieste legislative internazionali, comunitarie e/o nazionali. Avere un sistema qualità significa avere procedure chiare, responsabilità identificata, possedere i necessari strumenti operativi ed un adeguato sistema informativo. Ciò indipendentemente dal fatto che il sistema qualità sia o no certificato secondo le norme ISO 9001. Le certificazioni di Qualità sono strumenti aggiuntivi consistenti in dichiarazioni di conformità a norme, disposizioni, contratti. Le certificazioni sono suddivisibili in tre principali gruppi: – di sistema – di prodotto – derivanti da ispezioni/controlli specifici Le certificazioni di parte terza consentono di realizzare: – un controllo interno – uno stimolo/indirizzo di permanente miglioramento – una soddisfazione degli utenti del prodotto e dei servizi Le certificazioni, dunque, possono riguardare aspetti gestionali (sistemi di gestione aziendale), aspetti produttivi (certificazioni volontarie e/o cogenti di prodotto), aspetti ambientali (certificazioni ambientali di sistema e di prodotto). Conclusioni Con questi presupposti si può diffondere una cultura della qualità, che trova applicazione non solo nel prodotto (bene mobile o immobile), ma anche nella pianificazione, progettazione e programmazione che ne stanno a monte. Laddove questa cultura trova terreno fertile sarà più semplice pianificare e attuare obiettivi di miglioramento, incentivare l’implementazione di tecnologie efficienti, innescare un sistema virtuoso di crescita. Si è tutti inseriti in (condizione passiva) e partecipi (condizione attiva) di uno stesso contesto; significativi sono, ad esempio, lo strumento dello scambio di quote o le JI (Joint Implementation) o i CDM (Clean Development Mechanism): strumenti ad ampio raggio che ci portano a comprendere come condividiamo uno stesso pianeta, e le stesse sue risorse. La terra ha un suo equilibrio che nel piccolo, nel territorio locale, può non essere turbato, ma che risente degli impatti globali e degli squilibri che rischiano di portare all’eccesso. Sviluppo significa andare avanti, ma con ponderata attenzione all’“ambiente” (inteso sia negli aspetti ambientali sia negli aspetti sociali ed economici) che, se non supportata da rigore etico, da regole certe e da controlli seri, rischia di vanificare questa sfida, che ci vede coinvolti a livello mondiale. Le problematiche ambientali, infatti, si intersecano con le prospettive di sviluppo. Il soddisfacimento di bisogni individuali e collettivi riconducibili alla tutela della salute e del patrimonio ambientale si propone come una sfida. Le politiche hanno un ruolo essenziale da svolgere. Devono orientare i comportamenti per ricomporre la contrapposizione tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente. Da un lato, è essenziale la consapevolezza delle industrie e dei cittadini, dall’altro è fondamentale la collaborazione tra i diversi livelli di amministrazione, governo e collettività. La missione di ICMQ è istituzionalmente quella di contribuire a produrre qualità nel sistema delle costruzioni attraverso lo strumento delle certificazioni: nello specifico tema di questo Convegno, ci si riferirà alla qualità ambientale, alla efficienza energetica degli edifici ed alle certificazioni di prodotto e di sistema, cogenti e non cogenti relativa a tutte le fasi del processo edilizio: dalla produzione di materiali, componenti e impianti, alla progettazione, alla costruzione, fino alla gestione degli edifici. Le certificazioni, dunque, possono riguardare aspetti industriali (sistemi di gestione aziendali) aspetti di prodotto e aspetti ambientali (certificazione ambientale di sistema e di prodotto), financo aspetti di sicurezza e di etica. Si ritrovano al tavolo di questo Convegno i rappresentanti delle Istituzioni, dei Produttori, degli Enti formatori e normatori per un’occasione di confronto costruttivo che focalizzi i comuni obiettivi, raggiungibili grazie alla efficacia degli strumenti ed all’impegno degli operatori. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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