Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il giorno 7 novembre scorso si è riunito a Milano il gruppo nazionale GL 5/SC 3 “Pavimenti e rivestimenti lapidei” per il consueto aggiornamento sull’attività normativa europea del Comitato Tecnico CEN/TC 246 “Pietre naturali” e del JWG (Joint Working Group) 229/246, il gruppo di lavoro congiunto che si occupa dei prodotti lapidei agglomerati, ma soprattutto per presentare una prima bozza del codice di pratica per la posa dei rivestimenti lapidei per pavimentazioni. Si tratta di un progetto complesso e piuttosto ampio che è stato suddiviso in cinque sezioni, la prima delle quali è stata illustrata durante la riunione. Questa sezione iniziale specifica lo scopo e il campo di applicazione del codice di pratica, elenca i riferimenti normativi e offre una panoramica ampia e dettagliata sui materiali. La seconda sezione fornisce indicazioni sulla progettazione spiegando quali devono essere i requisiti funzionali e prestazionali a cui deve rispondere una pavimentazione, quali caratteristiche deve avere e potendo essere sia esterna che interna, quale influenza possono avere le azioni ambientali su di essa. La terza sezione è dedicata alle operazioni di preparazione alla posa, mentre la quarta all’esecuzione della pavimentazione e ai metodi di posa. La quinta ed ultima sezione è dedicata alle verifiche e ai collaudi a fine opera. La prima sezione definisce lo scopo del codice di pratica cioè quello di fornire le linee guida e i riferimenti normativi utili per la progettazione e l’esecuzione dei rivestimenti lapidei per pavimentazioni interne ed esterne, ad esclusione di quelle sopraelevate. Prima di parlare di rivestimenti, però, è necessario parlare dei materiali lapidei e di come classificarli correttamente. Il codice fa riferimento alle norme europee utili per affrontare questo problema e cioè: – EN 12407 “Natural stone test methods – Petrographic examination”, che fornisce le indicazioni per l’esecuzione dell’esame petrografico necessario per l’attribuzione del nome petrografico; – EN 12670 “Natural stone Ð Terminology”, che riporta la classificazione scientifica delle rocce in: ignee, sedimentarie e metamorfiche, completa di tabelle e diagrammi. Poiché il mercato internazionale della pietra naturale ha introdotto un gran numero di nomi che designano le differenti pietre, che non sempre sono i nomi tradizionali, che riflettono cioè le caratteristiche (per esempio, il colore) e il luogo d’origine, ma che sono nomi puramente commerciali, di fondamentale importanza è la norma EN 12440 “Natural stone – Denomination criteria” che specifica i criteri di designazione. Se per utilizzare correttamente i materiali per pavimentazioni classificarli scientificamente è basilare, comprenderne le caratteristiche geometriche, le modalità di produzione e la loro finitura superficiale è fondamentale per la posa in opera. In base alle caratteristiche geometriche gli elementi maggiormente utilizzati sono: le lastre di pietra naturale con uno spessore maggiore di 12 mm, le marmette, cioè piccole lastre con uno spessore non maggiore di 20 mm e le lastre rifilate tagliate nelle dimensioni richieste dalla posa. Le lastre si differenziano poi per modalità di produzione, se ricavate da spacco, utilizzate specialmente per pavimentazioni esterne, o da segagione. Possono avere finiture superficiali levigate, lucidate, fiammate, bocciardate e scalpellate, sabbiate, water jet, e a spacco naturale. Ultimata la posa dei pavimenti tutte le conoscenze fino ad ora acquisite passano in secondo piano. A giocare un ruolo primario subentrano l’estetica e il comportamento della pavimentazione. In base alle tipologie di disegno geometrico le lastre di pietra naturale possono essere poste in opera in diversi modi fino a formare delle vere e proprie composizioni o mosaici. Se l’occhio vuole la sua parte, non bisogna però trascurare la qualità e la resa della pavimentazione. I metodi di posa, l’utilizzo di cemento, calce, sabbia, adesivi ne determinano l’impermeabilità, la resistenza al calore, all’attacco di sostanze chimiche e quindi la durata nel tempo. UNI, Clara Miramonti Comparto Costruzioni tel. 02 70024.487, fax 02 70106106 e-mail: costruzioni@uni.com Pubblicato su Edilizia e Territorio n. 3/2003 (27 gennaio – 1° febbraio 2003) Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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