Decreto antifrodi in edilizia: gli effetti possibili del provvedimento

Decreto antifrodi in edilizia: gli effetti possibili del provvedimento

Da poco pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Legge “Antifrodi” ha suscitato reazioni da parte di associazioni e consorzi di settore. Ecco l’opinione di chi opera nel settore

a cura di Andrea Ballocchi

Decreto antifrodi in edilizia: gli effetti possibili del provvedimento

Indice degli argomenti:

Che effetti porterà il decreto antifrodi in edilizia? Il Decreto Legge 25 febbraio 2022, n. 13 pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguardante “Misure urgenti per il contrasto alle frodi in materia edilizia e sull’elettricità prodotta da impianti da fonti rinnovabili”, ha portato diversi sostanziali correttivi. Tra questi vanno segnalati i provvedimenti sanzionatori per i professionisti preposti all’asseverazione.

Come riporta l’articolo 2,

“il tecnico abilitato che, nelle asseverazioni di cui al comma 13 e all’articolo 121, comma 1-ter, lettera b), espone informazioni false o omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione dello stesso ovvero attesta falsamente la congruità delle spese, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 50.000 euro a 100.000 euro. Se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per se’ o per altri la pena è aumentata”.

Nell’articolo 4 si legge, invece, che il riconoscimento dei benefici relativi ai diversi bonus edilizi, per i lavori edili di cui all’allegato X al D.Lgs. n. 81, di importo superiore a 70.000 euro, è bene vincolare l’utilizzo dei bonus edilizi al rispetto dei Contratti Collettivi Nazionali di settore.

Il decreto è stato accolto molto positivamente da ANCE e non solo. “Coro unanime da sindacati, imprese, artigiani e cooperative a favore della nuova norma inserita nel Decreto correttivo antifrodi: così si tutela sicurezza e qualità”, riporta l’Associazione nazionale costruttori edili e l’AGCI – Associazione Generale Cooperative Italiane. Le associazioni datoriali, i sindacati, gli artigiani e le cooperative dell’edilizia (Ance, Alleanza delle cooperative – Legacoop produzione e servizi, Confcooperative lavoro e servizi, Agci-Produzione e Lavoro, Anaepa Confartigianato, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai edilizia, FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil) si dicevano “soddisfatte per l’importante risultato raggiunto nell’ambito del Decreto correttivo antifrodi” pubblicato il giorno successivo.

Alcune associazioni di categoria – Confimi Industria, Federcepicostruzioni, FederTerziario e Finco – hanno inviato una lettera ai rappresentanti del Governo sottolineando l’indebita subordinazione della concessione dei bonus ad un unico Ccnl (art. 4), che “configura, sotto diversi profili, una gravissima asimmetria di trattamento tra i soggetti interessati alla vicenda” e chiedeno lo stralcio norma in sede di conversione. “Ciò si traduce, per non citare altri aspetti, anche in un’indebita limitazione della libertà sindacale e contrattuale prevista dall’articolo 39 (ma anche 41) della nostra Costituzione e nulla ha a che vedere con la condivisibile avversione ai cosiddetti “contratti pirata”. Le associazioni firmatarie considerano fondamentale la battaglia contro gli infortuni sul lavoro e contro gestioni poco limpide dei cantieri, che però deve essere realizzata attraverso provvedimenti specifici e non “discriminatori come quello di cui trattasi che colgano il vero nodo che è costituito dalla qualificazione delle imprese e, nelle opere pubbliche, delle Stazioni Appaltanti“. Infine nella lettera si denuncia un’evidente incongruenza dell’articolo in oggetto che da una parte richiede l’applicazione del Contratto Unico e dall’altra permette “che una stessa impresa possa aggiudicarsi un appalto e poi subappaltarne l’esecuzione al 100 per cento, senza neanche curarsi più di rispettare il massimo ribasso del 20% tra appalto e subappalto, con buona pace della sicurezza e della qualità delle opere“.

Ma cosa ne pensa chi opera nel campo?

Questo si legge sul sito ANCE: il parere di Trivella (Rete Irene)

Virginio Trivella, presidente della Rete Irene, di recente è andato sull’argomento decreto antifrodi in edilizia. Su Linkedin ha scritto che “è apprezzabile la correzione di una norma pessimamente concepita, che ha determinato l’immediato blocco della circolazione e della liquidazione dei crediti d’imposta, prosciugando la liquidità delle imprese e causando il blocco di innumerevoli cantieri”. Tuttavia, “non si può evitare di sottolineare che il testo del nuovo decreto presenta molti aspetti in grado di dissuadere gli operatori dall’impegnarsi nell’emergente settore della riqualificazione energetica, compromettendo il nascente processo di transizione ecologica del patrimonio immobiliare”.

Decreto antifrodi, il parere di Trivella di Rete Irene

Per questo Trivella si auspica che in sede di conversione si provveda ad apportare quattro correttivi: il primo riguarda il divieto di cessione parziale, che sia temperato con la facoltà di parziale utilizzo in detrazione diretta, in relazione a una o più quote annuali. “Si ottimizzerebbe la tesoreria delle imprese e si ridurrebbe il costo delle cessioni, senza incrementare il rischio di comportamenti scorretti”.

Secondo, in relazione ai subaffidamenti di prestazioni specialistiche, “sia opportunamente regolamentata, con tempistiche ed eccezioni adeguate, la nuova disposizione riguardante l’applicazione dei contratti collettivi di settore, evitando che l’entrata in vigore della norma blocchi istantaneamente l’attività di interi segmenti della filiera che attualmente adottano legittimamente altri contratti”.

Terzo, “sia stabilita un’entrata in vigore posticipata dell’obbligo di copertura assicurativa specifica per ogni intervento prevedendo altresì una soglia minima al di sotto della quale rimanga praticabile il ricorso a​lle​ polizze ​cumulative, consentendo al mercato assicurativo di disporre di un congruo periodo di adattamento”; infine “sia opportunamente graduata la severità delle nuove sanzioni previste per i tecnici asseveratori, in funzione della gravità e della dolosità delle circostanze”.

Cosa pensano gli addetti ai lavori

C’è chi guarda al nuovo decreto antifrodi in edilizia, segnalando alcune criticità. Paola Triaca, ingegnere e Legale rappresentante dello Studio Tec Engineering parte dalla questione sicurezza nei luoghi di lavoro, accennato sin dal titolo del Decreto Legge: «in merito alla specifica sulla sicurezza, non si fa a colpi di decreti con le sanzioni». Per quanto concerne, invece, l’accenno normativo ai bonus per i lavori di importo superiore a 70mila euro «non va a tutela del lavoratore, va ad aggiungersi alla serie di regole stilate già dal 2021 che per noi tecnici sono fatte per chiudere con gli incentivi. L’asseverazione non corretta comporta pene pesanti (da 2 a 5 anni di reclusione) e inasprite, associata al fatto che chi fa sicurezza in cantiere in Italia è sottoposto a condizionamenti evitabili. Perché nel momento stesso in cui si va a svolgere sicurezza in cantiere e, ritenendo che l’impresa non è in regola, il committente subisce un danno, che si ripercuote su impresa e sul coordinatore».

Decreto antifrodi, Cosa pensano gli addetti ai lavori

In questi giorni poi è stata emanata una circolare INL intitolata “110 in sicurezza” che comunica il proseguo, anche nel 2022, dell’attività di vigilanza straordinaria edilizia e contrasto al sommerso.

«Questa attenzione non fa ben pensare e senza dubbio non ha alcuna attinenza con la volontà di ridurre infortuni e rischi durante il lavoro. Fosse questo l’obiettivo perché limitare i controlli al 2022? Perché solo al Superbonus 110%? L’effetto dei continui paletti, infiniti controlli e sanzioni pesanti non fa che portare a rinunce da parte di chi lavora nel campo – evidenzia Triaca –. E chi rimane? Rischia controlli, sanzioni, multe». E ribadisce: «la sicurezza sul lavoro non si ottiene mandando i carabinieri in cantiere. È una forma mentis che parte prima dal controllore. Un cambiamento mentale che coinvolge decenni di investimenti. Non la straordinaria vigilanza prolungata di anno in anno».

In merito invece ai chiarimenti per riaprire il meccanismo di cessione dei crediti «è positivo che sia ripartito l’iter che consente di riattivare i lavori, dopo uno stop di due mesi, grazie al fatto che siano stati previsti le cessioni dei crediti fino a tre volte. Tuttavia, a questa riapertura è corrisposta contemporaneamente una stretta sui professionisti, con pene pesanti previste per i professionisti che fanno asseverazioni false o non corrette e ponendo indicazioni per le quali le assicurazioni a nostra disposizione non valgono più perché non sono stati ancora fatti i preventivi per le modifiche successive. Siccome il decreto, per la parte della modifica dell’assicurazione, non specifica la data da cui partire, le regole valgono dal momento in cui viene pubblicato il decreto in Gazzetta Ufficiale».

Secondo Giuseppe Masanotti, ingegnere edile titolare dello studio omonimo, partendo dal decreto legge e dalla richiesta del rispetto dei CCNL per le imprese aderenti al Superbonus 110 «di sicuro è un aspetto positivo, che ANCE richiedeva proprio perché consapevole del fatto che sono sorte diverse imprese improvvisate e nate proprio per usufruire dei bonus, spesso con poco rispetto e cultura di edilizia, di qualità e di sicurezza». Certo, il provvedimento «è l’ennesimo cambio in corsa ed è un aspetto suscettibile di critiche da parte di chi, come tutti gli addetti ai lavori in edilizia, si trovano a dover affrontare un ulteriore cambio di quadro normativo ed espressione di mutevoli tendenze nel quadro dell’attività di Governo». Per fortuna è stato specificato il periodo transitorio «assai ragionevole», specificando che riguarda tutti i cantieri avviati a partire dal 26 maggio. «Resta il vulnus legato ai massimali per la copertura assicurativa, su cui il decreto legge non fornisce alcuna specifica come non ce n’è per le polizze già in essere», prosegue Masanotti.

In merito alle tre cessioni dei crediti «il decreto pone un limite al mercato infinito dei crediti ceduti, permettendo agli istituti bancari di ripartire, dopo uno stop in attesa di chiarimenti, attesi anche dai general contractor, di quasi due mesi».

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