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All’incontro ANAB “Dal design al Biodesign” sono stati toccati molti aspetti legati al design sostenibile ed è stata l’occasione per anticipare la proposta formativa dell’Associazione sui temi della progettazione ecologica Quando si parla di design sostenibile si deve mettere al centro l’attenzione a concetti di sostenibilità, di economia circolare, di adozione di materiali naturali. È un pensiero emerso più volte nel corso del convegno “Dal design al biodesign: protagonisti a confronto”, organizzato da ANAB – Associazione Nazionale Architettura Bioecologica. Relatori della giornata sono stati Enrico Baleri e Paolo Bartoli, due protagonisti del mondo dell’architettura e del design. A loro il compito di esporre il proprio punto di vista sul design e la sua conciliazione con la sostenibilità. Design sostenibile: al via da ANAB una proposta di formazione attenta ai temi naturali Il design sostenibile deve trovare una base nella volontà di conoscere e comprendere di più le tematiche legate all’ambiente. Temi questi che da più di 30 anni ANAB mette in prima linea su argomenti legati all’architettura, alla progettazione e realizzazione in linea con l’ecologia. Come ha sottolineato il presidente ANAB, Paolo Rava, l’Associazione intende proporre momenti di conoscenza, formazione e condivisione di aspetti legati all’applicazione dell’ecologia in architettura e in edilizia. A tale riguardo ha ricordato come si stia mettendo a punto una strategia a livello nazionale che punti ad affiancare i decisori politici e legislativi a virare sui temi della sostenibilità e ad aumentare il livello di conoscenza su questo argomento ormai imprescindibile, come l’Unione Europea ha da tempo ammonito e disposto anche a livello di direttive. Nell’occasione dell’evento milanese ha anticipato una proposta formativa: l’Alta Scuola di Formazione mediterranea. «Pensiamo che la filosofia mediterranea sia un elemento importante e riteniamo fondamentale tornare a ripensare e progettare ripensando a sistemi che siano legati alla natura reale in cui viviamo, impiegando i materiali legati al territorio, tenendo conto anche dei microclimi in cui si va a operare». A questo proposito il corso di studi metterà in luce tecniche e materiali. Tendenzialmente, partirà a ottobre, e prossimamente la stessa ANAB fornirà tutte le informazioni in merito. Design: Baleri, “si punti alla non obsolescenza e alla sostenibilità” Enrico Baleri, eclettico designer e imprenditore, nonché fondatore dell’omonimo Centro Ricerche, ha subito messo in luce, a proposito di design sostenibile, la contraddittorietà che lega design a sostenibilità. «Il design è sostenibile? Non lo so. So però che personalmente ho adottato come valori fondanti per la mia ricerca aspetti quali l’autenticità, la leggerezza, l’ironia, l’ecologia, l’evoluzione. Se questi sono rispettati allora è possibile mettere in atto la non obsolescenza che è la vera essenza del creare sostenibile». L’oggetto non obsoleto non va distrutto. In questo senso ci sono tanti esempi, diversi dei quali icone del made in Italy. «La non obsolescenza è la verità cui dobbiamo tendere. Dobbiamo puntare affinché l’oggetto non muoia». Secondo Baleri, l’imprenditore è il vero artefice del design. «È chi realizza cose che siano sempre possibili, non obsolescenti e sostenibili». La sostenibilità deve quindi conciliarsi con le autentiche esigenze dell’uomo: l’ergonomia, per esempio, è un concetto che rientra nel design sostenibile. «Nessun oggetto di per sé non inquina», afferma, ma porta anche l’esempio del prodotto che nasce con l’intento di essere riciclabile, come le bottiglie in PET. Di certo, il design si coniuga con la finalità della ricerca. Lo testimonia l’esperienza stessa del Centro Ricerche Enrico Baleri, un crogiuolo di saperi e professionisti come architetti, designer e anche artisti «il cui fine è sempre stato quello di mettere insieme competenze e idee per creare i presupposti per un design democratico, ovvero pensato per realizzare prodotti per tutti, possibile grazie a un processo di produzione industriale». Progettazione sostenibile: Bartoli, “serve una certificazione e un approccio integrato” L’architetto e designer Paolo Bartoli ha spiegato quale sia il percorso che porta al prodotto di design, specie quello frutto di produzione in serie, industriale, che è un incrocio di esigenze che ha quali aspetti fondamentali la tecnologia, innanzitutto, ma anche l’economia e il consumatore. «Il design funziona quando dialogano questi tre fattori». La sostenibilità è essa stessa parte del processo di design, nelle sue valenze di sostenibilità ambientale, economica, sociale. Da qui nasce il concetto di design sostenibile, che è soprattutto un problema culturale, frutto di un dialogo tra imprese, consumatori e governo, quest’ultimo inteso come decisore e attuatore di certificazioni e normative ad hoc. Al centro del percorso ambientale del design di prodotto c’è il progettista: «la fase di progettazione incide per l’80% circa sull’impatto ambientale». Da qui la necessità di educare i progettisti a sviluppare la cultura di progetto con un’attenzione alla sostenibilità. Ma anche le imprese hanno la loro parte in causa: serve fare crescere la cultura d’impresa sul tema della sostenibilità. Sui materiali naturali, Bartoli (che lavora prevalentemente come designer di prodotti d’arredo) evidenzia che oggi non c’è ancora un’offerta così ampia che agevoli una loro adozione. Un altro punto importante nel processo di progettazione è l’approccio da adottare dal progettista. Occorre combinare un metodo strategico e analitico, che tengano conto di molteplici fattori per rendere sostenibile un prodotto. Gli aspetti che entrano in gioco sono molteplici. Da qui l’esigenza di mettere in atto vari metodi, da quello cradle-to-cradle (approccio alla progettazione di sistemi che consiste nell’adattare alla natura i modelli dell’industria, ovvero convertire i processi produttivi assimilando i materiali usati a elementi naturali, che devono quindi rigenerarsi) a quello basato sulle 4R (Ridurre – Riutilizzare – Riciclare – Recuperare). La sostenibilità, quindi, deve conciliare finalità di economia circolare all’adozione di materiali dal ridotto impatto ambientale, al benchmark di prodotto basato su criteri concreti. L’architetto e designer – che vanta anche un percorso formativo anche come tecnico ANAB – si è soffermato sul tema delle certificazioni: si rende necessario un’uniformazione, perché oggi sul mercato vi sono molte, troppe, certificazioni, difficilmente confrontabili e spesso su base volontaria. «Confidiamo sull’avvento di certificazioni introdotte a livello governativo». A questo riguardo guarda con speranza all’avvento, a pieno regime della metodologia PEF (Product Environmental Footprint) che consente di misurare le prestazioni ambientali lungo il ciclo di vita rispettivamente dei prodotti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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