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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti Toggle Le due richieste delle associazioni su ecobonus e bonus casaLe voci delle associazioni: Assotermica e Assoclima…… e gli interventi di Anfit, Unicmi e FederlegnoArredoUna prima risposta dal Parlamento Che fine faranno ecobonus e bonus casa? Se lo stanno chiedendo le associazioni di settore – e le migliaia di aziende associate – e lo hanno chiesto al Governo questa settimana in una conferenza stampa collettiva alla Camera dei Deputati. Presenti i vertici di Assotermica, Assoclima, Anfit, Unicmi e FederlegnoArredo, associazioni che rappresentano una grande quota di aziende che operano in vari settori legati all’edilizia e toccati in modo serio dai riflessi delle decisioni che verranno prese nelle prossime settimane. L’incertezza è forte e lo hanno sottolineato in maniera unanime in una nota congiunta: “È la preoccupazione per il settore che rappresentiamo e per tutti quei cittadini che rischiano di vedere bruscamente interrotti i lavori di ristrutturazione e per l’efficienza energetica degli edifici, che ci ha portato ad essere qui per far sentire la loro voce all’interno del Parlamento, luogo deputato a decidere sul futuro dei bonus edilizi. Non possiamo far altro che sottolineare come l’improvviso ed ennesimo cambio in corsa delle regole di applicazione del Superbonus abbia finito per fagocitare anche i cosiddetti bonus minori, quali ecobonus e bonus casa, i cui impatti sulle casse dello Stato sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli del 110%.” Le due richieste delle associazioni su ecobonus e bonus casa Cosa chiedono, quindi, le associazioni all’Esecutivo a proposito di ecobonus e bonus casa? Poche cose, “ma ben definite e volte a conciliare le più che legittime esigenze del Governo di mantenere in ordine i conti dello Stato, con i patti in tema di fisco che lo stesso Governo stringe con i cittadini”, hanno sottolineato. Innanzitutto domandano la reintroduzione dello sconto in fattura e della cessione del credito per ecobonus (50%-65%) e bonus casa (50%). Già oggi la loro abolizione immediata produrrà, per il solo 2023, un calo stimato tra il 30-40% degli interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus) e di ristrutturazione edile (Bonus-casa) e conseguentemente della tenuta occupazionale delle imprese coinvolte costrette a fare i conti con consistenti cali di fatturato. Una seconda richiesta riguarda la non applicabilità del DL 16 febbraio 2023, n. 11 riguardante le misure urgenti per cessione dei crediti. A oggi questo decreto si traduce nel blocco di commesse spesso su misura “per le quali le aziende si sono già esposte verso fornitori o addirittura avevano già avviata o conclusa la produzione e che ora si vedono bloccate”. Le voci delle associazioni: Assotermica e Assoclima… Le richieste sono state unanimi, su ecobonus e bonus casa. Ma ognuno di loro ha messo in luce qualche aspetto da considerare. Stefano Casandrini, vicepresidente di Assotermica, ha fatto notare che «la cessione del credito e lo sconto in fattura avevano segnato una strada innovativa, stigmatizzando in particolare tre dei requisiti fondamentali di un sistema di incentivi ottimale: «la semplicità di spiegazione del meccanismo al cliente finale: l’immediatezza di erogazione di incasso dell’incentivo con ridotto ridottissimo onere di attivazione dell’investimento a carico del privato; la certezza e la stabilità del quadro normativo, almeno nel medio periodo ossia su un orizzonte pluriennale». Perdere questi strumenti rappresenterà un grave danno economico per le aziende, ma anche la perdita di uno strumento prezioso per l’utente finale. «Ricordo che la stima di un calo del 30-40% del numero di interventi in ecobonus e bonus casa elaborata dall’Ufficio studi della Federazione Anima nell’anno corrente, per il nostro settore ha tutti i connotati di un autentico sboom con un potenziale impatto finanziario esteso e diffuso che quindi può contagiare tutti gli operatori, non solo le imprese meno accorte o le meno virtuose». Roberto Saccone, presidente di Assoclima, ha ricordato che Ecobonus e bonus casa sono incentivi attivi da molti anni (il primo dal 2007, il secondo ancora prima) e si sono rivelati indispensabili per ristrutturare il parco impiantistico esistente: 19 milioni di impianti, di cui circa il 60% sono stimati essere obsoleti. «Nel 2021 queste due misure hanno sostenuto l’87% degli interventi di ristrutturazione impiantistica, mentre il Superbonus solo l’11%». Si rimarca così l’effetto positivo delle due misure quando esse hanno potuto contare sulla cessione del credito e sullo sconto in fattura hanno prodotto effetti straordinariamente più significativi rispetto a quando veniva considerato come beneficio fiscale ammortizzato in 5 e 10 anni. Stiamo parlando di 681mila interventi nel 2021, entità pressoché analoga al numero di interventi svolti tra il 2014 e il 2020 (poco più di 750mila). «La decarbonizzazione al 2050 non può non considerare quella degli edifici che risulta indispensabile per centrare l’obiettivo complessivo, sapendo l’impatto energivoro ed emissivo che hanno gli edifici», ha sottolineato. Ora in Europa sta avanzando la direttiva EPBD (che ha incassato l’ok del Parlamento Europeo) che richiede di riqualificare il 78% del parco edilizio italiano nei prossimi dieci anni: si tratta di 10 milioni di edifici e 28 milioni di alloggi. Risulta, quindi, indispensabile una politica di incentivazione, «ma altrettanto importante è che sia tempestiva, dato che il tempo è limitato. Occorre definire il terreno di gioco in cui gli operatori si troveranno a operare e a pianificare attività e investimenti». … e gli interventi di Anfit, Unicmi e FederlegnoArredo «Anche noi ci eravamo illusi della continuità dei bonus edilizi. Avevo visto con benevolenza l’introduzione della cessione del credito perché aveva permesso ai ceti meno abbienti di poter usufruire degli incentivi dal punto di vista economico e burocratico». Così ha esordito Marco Rossi, presidente Anfit, che ha posto l’attenzione sullo sconto in fattura nei confronti delle banche. «Oggi c’è un problema di cessione, di capienza e della confusione sul tema», ha affermato. A questo proposito ha ricordato l’intervento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che ha dichiarato in audizione alla Camera, in merito alla capacità delle banche di assorbire i bonus edilizi in compensazione tramite modello F24, che applicando la stessa metodologia, per gli anni successivi, le banche avrebbero una capacità di acquistare e assorbire in compensazione ulteriori bonus edilizi su base annua, in media, pari a 6,9 miliardi di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 e 15 miliardi di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2031. «Invece sentiamo dire spesso dai nostri associati che le banche non comprano i crediti perché impossibilitate a tenerli», ha ribadito Rossi. Pietro Gimelli, direttore generale di Unicmi, ha messo in luce come Ecobonus e Bonus casa siano stati strumenti efficaci molto prima del Superbonus 110, «possono continuare a esserlo, sono fondamentali oggi e domani per i proprietari di casa per migliorare le prestazioni energetiche e sono praticabili». Nell’ultimo intervento, a cura di Gabriele Meroni, in rappresentanza di FederlegnoArredo (di cui è direttore generale) ha posto in luce il valore ambientale, oltre che economico dei due strumenti incentivanti. «Comprendiamo le questioni di bilancio, che hanno richiesto un intervento così risolutivo da parte del Governo, ma allo stesso tempo non bisogna dimenticare gli impegni presi in termini di efficienza energetica e i benefici che ne derivano. Ecobonus e Bonus Casa si sono rivelati efficaci a questo proposito e capaci di entrate importanti, oltre che sfruttate da classi meno abbienti». Per questo entrambi «devono essere confermati ben oltre il 2024» e considerati al centro della discussione in corso relativa alle misure di efficientamento energetico. Una prima risposta dal Parlamento Dal mondo politico non è mancata una risposta ed è arrivata attraverso Andrea de Bertoldi, onorevole (Fratelli d’Italia) e relatore del DL 11/2023 alla Camera. Ha voluto rassicurare il comparto affermando che è ragionevole prevedere l’approvazione di un emendamento che ammetta allo sconto in fattura gli interventi che attestino il possesso della fattura di acconto o di contratto di cessione del credito per l’opzione di sconto in fattura antecedenti al 17 febbraio 2023. Nelle prossime settimane sapremo se per ecobonus e bonus casa ci sarà una prospettata continuazione. In molti lo sperano. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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