Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il IV Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia, presentato nei giorni scorsi e realizzato dal CEN (Circular Economy& Network), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con ENEA, segnala che l’Italia ha un ruolo da protagonista nel settore: è infatti al primo posto tra le prime 5 economie europee ma, considerando che nel nostro paese il tasso di circolarità dal 2018 al 2020 è calato dal 9,1% all’8,6%, si può e si deve fare molto di più. L’economia circolare mostra tutte le sue potenzialità anche in questo periodo segnato dalla pandemia, dalle guerra in Ucraina, dal rincaro e difficoltà di reperimento delle materie prime, dalla crisi climatica sempre più preoccupante, che rende evidente quanto le risorse siano limitate. Tutto ciò sta causando continui aumenti dei prezzi per far fronte ai quali la circular economy rappresenta una soluzione già disponibile ma ancora poco sfruttata. Basti pensare che negli ultimi 5 anni, a un aumento dei consumi dell’8% – il che significa oltre 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno – è corrisposta una percentuale di riuso di solo il 3%, pari attualmente a 8,65 miliardi di tonnellate. Molti dei materiali non vengono dunque riutilizzati e in tutte le economie non è stato rispettato l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse: aumentano di pari passo il PIL e il consumo dei materiali. Il presidente CEN Edo Ronchi ha spiegato che è necessario invertire la rotta e superare una delle principali difficoltà delle economie occidentali che in gran parte dipendono, per l’approvvigionamento delle materie, prime da un ristretto gruppo di paesi: “È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”. Un aspetto importante, approfondito da Roberto Morabito direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea, è quello dell’interazione tra diversi stabilimenti industriali in modo da massimizzare il riutilizzo delle risorse. Morabito ha sottolineato che la priorità per il nostro, come per altri paesi in Europa, è dotarsi “di un Programma nazionale per la simbiosi industriale per massimizzarne le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate”. Lo scambio di risorse in Europa può generare un potenziale economico tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti più di 70 miliardi per costi di discarica evitati. “ENEA dal 2010 ha sviluppato una Piattaforma e una metodologia di lavoro che hanno permesso di realizzare progetti con oltre 240 aziende e individuare circa 2mila potenziali trasferimenti di risorse tra loro”. Consumi pro capite di materiali in Europa: l’Italia tiene Il Rapporto mostra che le prime 5 economie europee, Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, si caratterizzano per significative differenze nei consumi pro capite di materiali, che nel complesso in Europa toccano le 13 tonnellate, ma si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell’Italia alle 17,5 della Polonia. Inoltre per nessuno dei 5 paesi si segnala un aumento nella produttività delle risorse. Nel vecchio Continente “nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL”. Il dato piuttosto basso riguarda il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, ovvero la % di materiale riciclato nella domanda complessiva di materie: in Europa nel 2020 è stato dell’12,8% (l’Italia con 21,6% è sopra media e seconda solo alla Francia). Riciclo rifiuti: bene lo Stivale L’Italia, con una percentuale del il 68% (la più alta in UE), lavora bene sul riciclo dei rifiuti, con un’ottima performance per quel che concerne i rifiuti speciali, che provengono da industrie e aziende, che arrivano al 75%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani l’Europa deve rispettare precisi obiettivi, pari al 55% al 2025, 60% al 2030 e 65% al 2035. Nel 2020 l’UE 27 ha raggiunto il 47,8% (l’Italia sopra la media con il 54,4%). Il Rapporto segnala che ci sono settori che ci vedono agli ultimi posti e in cui dobbiamo decisamente migliorare: in particolare il consumo di suolo, la riparazione dei beni e l’ecoinnovazione. Le risorse del PNRR Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati stanziati finanziamenti pari a 2,1 miliardi di euro, a sostegno dell’economia circolare (nell’ambito della nella Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – Componente 1 – Economia circolare e agricoltura sostenibile) e in particolare per lo sviluppo della filiera del riciclo e il recupero delle materie prime seconde, limitando l’uso di materie prime di cui abbiamo poca disponibilità. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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