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Nel 1975, l’allora Commissione delle Comunità Europee decise di attuare un programma di azioni nel settore delle costruzioni, sulla base dell’articolo 95 del Trattato. L’obiettivo del programma era l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio e l’armonizzazione delle specifiche tecniche. Nell’ambito di tale programma di azioni, la Commissione prese l’iniziativa di stabilire un insieme di regole tecniche armonizzate per la progettazione delle opere di costruzione che, in una prima fase, sarebbe servito come alternativa rispetto ai regolamenti nazionali in vigore negli Stati Membri ed, alla fine, li avrebbe sostituiti. Per quindici anni la Commissione, con l’aiuto di un Comitato Direttivo composto da Rappresentanti degli Stati Membri, ha provveduto allo sviluppo del programma degli Eurocodici, che ha portato alla stesura della prima generazione di codici Europei negli anni ‘80. Nel 1989, la Commissione e gli Stati Membri della UE e della EFTA decisero, in base ad un accordo tra la Commissione ed il CEN, di trasferire il compito della preparazione e della pubblicazione degli Eurocodici al CEN attraverso una serie di Mandati, con l’obiettivo di attribuire ad essi nel futuro lo status di Norme Europee (EN). Gli Eurocodici devono altresì essere utilizzati dagli enti appaltanti quando descrivono le caratteristiche tecniche, ai sensi delle disposizioni comunitarie vigenti in materia di appalti pubblici. Gli Eurocodici riconoscono, tuttavia, la responsabilità delle autorità regolamentari in ogni Stato Membro ed hanno salvaguardato il loro diritto a determinare a livello nazionale valori correlati ad aspetti di sicurezza regolamentari, potendo essi variare da Stato a Stato. Le norme nazionali (per l’Italia, le norme UNI) che implementano gli Eurocodici contengono il testo completo dell’Eurocodice (comprese tutte le appendici), così come emanato dal CEN, il quale può essere preceduto da una copertina nazionale e da una premessa nazionale, e può essere seguito da una appendice nazionale. L’appendice nazionale può contenere solo informazioni su quei parametri, noti come Parametri Determinati a livello Nazionale, che in ogni Eurocodice sono lasciati aperti ad una scelta a livello Nazionale, da impiegarsi nella progettazione degli edifici e delle opere di ingegneria civile da realizzarsi nella singola nazione, cioè: – valori e/o classi per i quali nell’Eurocodice sono fornite alternative – valori da impiegare, per i quali nell’Eurocodice è fornito solo un simbolo – dati specifici della singola nazione (geografici, climatici, ecc.), per esempio, la mappa della neve – la procedura da impiegare quando nell’Eurocodice ne sono proposte diverse in alternativa. Alla luce di quanto sopra, è quanto mai opportuno che gli Eurocodici siano riconosciuti dalle Autorità nazionali non come uno dei possibili codici internazionali cui fare riferimento ma come il sistema organico di regole di calcolo strutturale destinato a diventare la base dell’ordinamento legislativo nazionale. In tal senso si è già espressa la Commissione Europea, con la Raccomandazione dell’11 dicembre 2003, nella quale si evidenzia come le disparità tra i metodi di calcolo utilizzati dalle normative nazionali in materia di edilizia ostacolino la libera circolazione dei servizi d’ingegneria e di architettura all’interno della Comunità. L’utilizzo degli Eurocodici agevolerà la libera prestazione di servizi d’ingegneria edile e di architettura e creerà le condizioni per un sistema armonizzato di regole generali. Per informazioni: UNI, Alberto Galeotto Comparto Costruzioni e-mail: costruzioni@uni.com Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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