Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Un gruppo di lavoro “esplorativo” sta prendendo il via in ambito UNI per valutare la possibilità di normare dei metodi di prova per materiali da costruzione con attività fotocatalitica. Alcuni materiali, immessi sul mercato negli ultimi anni, vantano infatti la proprietà di autopulirsi, se esposti ad adeguato irraggiamento solare e all’aria, grazie al processo della fotocatalisi. Le sostanze organiche inquinanti (e in generale lo sporco), cioè, che vengono a contatto con il materiale, sono trasformate, grazie all’azione della luce, in composti facilmente rimovibili. I metodi di prova che l’UNI intende elaborare dovranno valutare, in primo luogo, l’efficacia di queste proprietà e costituire un riferimento comune che consenta di effettuare misure confrontabili per prodotti fotocatalitici diversi. Tra i materiali già sperimentati e disponibili sul mercato, che hanno queste caratteristiche, si possono citare quelli a base di calce o cemento, per usi strutturali o per rivestimenti, e il vetro o la ceramica. Nel primo caso, tanto per fare un esempio, i materiali cementizi a base di cemento bianco possono costituire un campo di applicazione privilegiato. La conservazione del colore e dell’aspetto dei materiali, anche in presenza di ambienti urbani aggressivi, è infatti particolarmente importante per questi prodotti. Esistono comunque altre applicazioni già in uso, quali rivestimenti per superfici verticali o orizzontali, facciate di edifici, pareti di interni, strade marciapiedi, ecc., sotto forma di intonaco, malta, calcestruzzo, o applicati a spruzzo. Per quanto riguarda il vetro, l’azione di decomposizione dello sporco dovuta alla fotocatalisi, viene assicurata da un rivestimento depositato sulla lastra e associata alle caratteristiche idrofile del rivestimento stesso, in modo da consentire all’acqua piovana di distribuirsi uniformemente sulla superficie, senza formare gocce, e di scivolare via portando con sé le particelle di sporco residue. Un secondo aspetto, di grande interesse dal punto di vista ambientale, è la possibilità che l’azione fotocatalitica dei materiali contribuisca a ridurre il livello di inquinanti nell’ambiente, purificando l’aria. Questo effetto, se ne viene dimostrata la rilevanza, è potenzialmente sfruttabile sia in ambienti esterni che interni: ambiente urbano o ospedali, piscine, scuole, ecc. A questo proposito, si segnala che sono in corso sperimentazioni in alcuni comuni italiani. Ad oggi, l’argomento fotocatalisi non risulta trattato dalla normativa europea e internazionale, ad eccezione di un progetto giapponese. L’UNI ha ritenuto opportuno cominciare a muoversi, vista la necessità del mercato di dotarsi di riferimenti certi che, al momento, mancano. Per il momento La Commissione “Prodotti e sistemi per l’organismo edilizio” ( http://www.uni.com/settoretecnico/ct/organismoedilizio/home.shtml ) dell’UNI sta raccogliendo le adesioni da parte degli interessati, che possono essere, oltre ai produttori dei materiali sopra citati, anche istituti di ricerca impegnati sull’argomento, laboratori di prova, utenti in generale, pubblica amministrazione, ecc. E’ già stato proposto un programma di lavoro di massima che prevede l’elaborazione di tre metodi di prova per valutare i diversi aspetti del fenomeno. 1° Metodo: Misura della decomposizione di composti organici sulla superficie di prodotti fotocatalititci (anche semilavorati). Il metodo non includerà la valutazione di effetti secondari di decomposizione, come l’impermeabilizzazione allo sporco e la deodorizzazione. 2° Metodo: Misura della degradazione di ossidi di azoto (NO e NO2) in flussi gassosi convogliati sui materiali fotocatalitici mediante chemiluminescenza. 3° Metodo: Misura della degradazione di composti organici volatili (BETEX) in flussi gassosi convogliati sui materiali fotocatalitici mediante metodo gascromatografico. In un secondo tempo, si potrà prendere in considerazione la possibilità di redigere una specifica di prodotto, nella quale possano essere individuati degli intervalli di attività in relazione a ciascun metodo, in modo da poter classificare ogni prodotto fotocatalitico in funzione dei risultati delle misure. La presenza di norme di riferimento consentirà una valutazione prestazionale dei prodotti e tornerà utile a stazioni appaltanti o alla committenza privata che volessero includerli nei capitolati d’appalto. UNI, Marco Fossi Comparto Costruzioni tel. 02 70024.501, fax 02 70106106 costruzioni@uni.com Pubblicato su Edilizia e Territorio n. 11/2003 (24-29 marzo 2003) Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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