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Il 2016 potrebbe essere l’anno della svolta per il settore delle costruzioni. Stime in crescita per il comparto dell’edilizia in Italia nel 2016 Il Centro Studi dell’Ance prevede un aumento del 1% in termini reali degli investimenti in costruzioni, che finalmente interrompe un trend negativo in atto dal 2008. Anche l’Istat nella nota di Aprile parla di un rafforzamento dei segnali di ripresa con un +0,6% nella produzione nel primo trimestre 2016, accompagnato dal clima di fiducia delle imprese che torna a migliorare. Questo però non basta! I segnali di ripresa sono troppo flebili per incidere effettivamente sulle imprese e, di conseguenza, sull’economia dell’intero paese. Il segno positivo necessita di una rivoluzione culturale nel modo di concepire il mestiere, e quindi le opere e gli spazi pubblici e privati, la qualità dell’abitare, la green economy e la rigenerazione urbana. Ma questo obiettivo deve essere condiviso anche dal mondo della politica! L’edilizia, anche per come sono strutturati i suoi cicli produttivi e per la presenza al suo interno di imprese di piccolissima dimensione, è sempre stata poco incline all’innovazione, tanto nel prodotto, quanto nel processo. Le imprese devono investire per poter cogliere appieno le opportunità del mercato futuro. Investire nella qualità del lavoro, nel processo di realizzazione e, soprattutto, in nuove idee da proporre alla politica. Le attuali detrazioni fiscali, quelle sulla ristrutturazione e l’efficientamento energetico, nascono da una specifica proposta dell’Ance di circa 15 anni fa! Come qualsiasi altro prodotto industriale, la casa, l’ufficio, la scuola, dovrà anticipare le aspettative della domanda, nella stessa misura in cui un’automobile o un computer oggi lo fanno. Solo partendo dai profondi cambiamenti in atto nella nostra società sapremo, forse, leggere il futuro dei nostri territori e dei nostri prodotti. Oggi il cambiamento di rotta dell’edilizia, passa sia per un profondo e indispensabile ripensamento del processo di produzione che implica un nuovo assetto all’interno delle nostre imprese, sia per un nuovo approccio alle politiche del settore, partendo dalla presa di coscienza che la condizione del nostro patrimonio abitativo – e non solo – è degradata, che le periferie sono spesso invivibili, che la vera “spending review” da fare è prima di tutto quella energetica e che la garanzia del nostro debito pubblico è il risparmio degli italiani, la cui metà è proprio in immobili. Questa è la sfida a cui oggi siamo chiamati, per tornare a rendere competitivo ed efficiente il nostro territorio. La sua inadeguatezza influenza negativamente non solo la produttività di tutte le imprese italiane, ma, soprattutto, la qualità di vita dei cittadini: e questo non possiamo permetterlo! Vogliamo tracciare le linee guida affinché il nostro settore possa tornare a crescere. Innanzitutto la qualità del prodotto edilizio. L’impresa deve essere protagonista nel processo di riqualificazione del territorio, facendosi promotore di un nuovo modo di costruire in “qualità”. È necessario stimolare un ripensamento del nostro paesaggio urbano, che integri i principi della green economy con quelli del benessere di chi fruisce quegli spazi. Ecobonus In questo senso, i concetti di edilizia sostenibile e green economy, ovvero in senso più ampio di economia circolare, diventano le basi dalle quali partire per creare nuovi mercati. A conferma di ciò, va sottolineato che solo il comparto della riqualificazione degli immobili residenziali, che è giunto a rappresentare il 36,3% degli investimenti in costruzioni, ha mostrato in questi anni una tenuta dei livelli produttivi (+19,4%) grazie anche all’effetto di stimolo derivante dagli incentivi fiscali (55% e 65%) relativi agli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica. Secondo il Centro Studi della Camera in collaborazione con il Cresme, gli Ecobonus per gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio hanno avuto non solo un ruolo fondamentale in questi anni incentivando milioni di interventi, ma hanno anche generato un impatto complessivo neutro per le casse dello Stato attraverso il lavoro e le tasse che generano, l’emersione del nero, senza considerare i vantaggi diretti e indiretti per le famiglie. Per innescare una profonda riqualificazione, però, gli interventi che oggi sono costosi e complicati, devono, invece, diventare semplici nella fattibilità amministrativa, creando convenienze imprenditoriali per attrarre investimenti privati. È arrivato il momento di dare finalmente certezze agli incentivi per le detrazioni fiscali, ma mettendo in luce anche i problemi che questo strumento ha evidenziato negli ultimi anni. La chiave con cui affrontare una riforma sull’incentivo secondo noi è quella di premiare un’innovazione in edilizia che generi risultati quantificabili in termini di riduzione di consumi energetici e di miglioramento del comportamento antisismico degli edifici. 50% sull’acquista in classe A e B Grazie anche all’intervento dell’ANCE con la Legge di stabilità 2016 le misure fiscali assumono un ruolo sicuramente importante per il consolidamento di questa quota di mercato. Ed infatti, la previsione dell’introduzione della detrazione IRPEF al 50% per l’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, per l’edilizia privata, e la sostituzione del Patto di Stabilità Interno con il Pareggio di Bilancio per le opere pubbliche, potrebbero finalmente essere i primi segnali di una maggiore attenzione da parte del Governo al comparto delle costruzioni che ne possa consentire il rilancio. BIM “Construction 2025” è di fatto la strategia sviluppata dall’industria e dal governo del Regno Unito per migliorare il settore delle costruzioni entro il 2025. Basti dire che l’obiettivo finale di questo programma, declinato ovviamente sotto vari aspetti e comprensivo di una road map abbastanza dettagliata, è una crescita del settore del 70% rispetto al livello attuale! Se lo possono fare loro, noi non saremo da meno! Il documento inizia, neanche a dirlo, con una chiara visione di dove sarà l’industria delle costruzioni in Inghilterra nel 2025, basata su cinque parole chiave: People – Smart – Sustainable – Growth – Lesdership. A questo aggiungiamo che in Inghilterra già dal 2016 è stato previsto l’obbligo dell’utilizzo del BIM in tutti gli appalti pubblici e che per lo stesso programma sono stati investiti 5 milioni di sterline, con altri 15 previsti fino al 2019 per l’implementazione fino al terzo livello. Questa è l’edilizia 4.0, quella dove il BIM, integrato con i sistemi di geolocalizzazione GIS, diventa lo strumento di una rivoluzione possibile. Fonte ANCE Giovani Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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