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“Il nostro paese ha bisogno di opere pubbliche e di un’edilizia migliore. Per questo l’industria italiana del calcestruzzo preconfezionato si candida a sostenere un processo di crescita qualitativa che deve poggiare su una piena valorizzazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni e su scelte politiche chiare, volte a proseguire sulla strada del consolidamento infrastrutturale, coinvolgendo i privati anche sul piano finanziario e progettuale.” Così il Presidente dell’ATECAP, Mario Colombini, aprendo ieri l’assise degli industriali del calcestruzzo preconfezionato al Palacongressi di Rimini, nella sua relazione, davanti a 600 operatori, ha indicato la strada per i prossimi anni. “Con l’entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni si potrà finalmente assistere al cambiamento di rotta tante volte auspicato nel modo di costruire, garantendo quei livelli di durabilità delle opere che le nuove regole impongono. Ciò sarà possibile grazie alla chiara definizione delle responsabilità dei diversi attori che intervengono nel ciclo produttivo delle costruzioni edili e alla prestazionalità delle soluzioni progettuali e costruttive. Non a tutti è ancora chiara l’importanza di questi indirizzi per il mercato e per il risultato finale. Ma solo attraverso un’applicazione rigorosa di queste nuove regole saranno superate le prassi che determinano la scelta del calcestruzzo preconfezionato quasi esclusivamente in funzione del prezzo e sarà possibile un impiego di calcestruzzo di qualità.” Nel contesto europeo l’industria italiana del calcestruzzo preconfezionato, con i suoi 76 milioni e 757mila mc, è il secondo produttore dopo la Spagna (82 milioni), rappresentando il 18,6% del totale della produzione (413 milioni e 700 mila mc) secondo le stime per il 2004 di ERMCO, l’associazione europea dei produttori di calcestruzzo industriale (Ready Mixed Concrete). In crescita anche la produzione media per impianto registrata nel 2004 pari a oltre 30.000 mc. Era 29.376 nel 2002. Il mercato italiano delle costruzioni ha in sé ampie potenzialità ed è stato uno dei principali sostegni dell’economia italiana in questi anni, ma – secondo l’ATECAP – è giunto il momento di cambiare passo superando la fase quantitativa per puntare decisamente sulla qualità. Riferendosi all’andamento del mercato il Presidente dell’ATECAP ha ricordato come, secondo le stime del Cresme predisposte nel Rapporto sul settore, il 2005 appare destinato a essere il primo anno nel corso del quale si registrerà dopo molto tempo un calo sia dei consumi di calcestruzzo nel suo complesso sia degli impieghi di preconfezionato. “Le prospettive appaiono “condizionate” da molti fattori, non ultimo la reale disponibilità finanziaria della pubblica amministrazione in relazione allo stato del debito pubblico, ai parametri europei e all’affidabilità del sistema Italia come terminale di investimenti. Molto dipenderà dalla ripresa della domanda di rinnovo sia pubblica che privata; dalla crescita del mercato del Partenariato Pubblico Privato da una dimensione di potenzialità a una dimensione sostanziale fatta di gare, di affidamenti e di cantieri; molto dipenderà anche dalle scelte della politica rispetto al processo di infrastrutturazione e di modernizzazione dei sistemi di mobilità, nonché dalla maggiore o minore capacità di sviluppare programmi di riqualificazione urbana.” E’ essenziale tradurre i programmi in opere e concentrare le risorse disponibili su progetti prioritari. La vera sfida dei prossimi anni, nella fase calante del ciclo, sarà la capacità di incidere sui comportamenti della domanda sapendo giocare su diversi elementi, dalle dinamiche dei prezzi alla crescita del ruolo dei produttori di preconfezionato all’interno del processo di costruzione edilizio; allo sviluppo di strategie di marketing; al saper spostare la propria attenzione a nuovi mercati, quali ad esempio quello del rinnovo, ma anche della sostituzione, e sostenendo una crescita culturale rispetto al prodotto calcestruzzo. Per raggiungere questi obiettivi la filiera del calcestruzzo armato si è dotata di uno strumento nuovo: PROGETTO CONCRETE, con cui, attraverso una squadra di professionisti di eccellenza si intende diffondere e promuovere la conoscenza delle Norme Tecniche per le Costruzioni presso le categorie di attori che intervengono nel ciclo produttivo della progettazione e della prescrizione del cemento armato. “L’obiettivo – ha sottolineato Colombini – è quello di favorire la redazione di capitolati che valorizzino le prestazioni delle strutture di calcestruzzo armato, garantendo la durabilità e la sicurezza”. “Del resto” – ha proseguito Colombini – “soltanto attraverso un ampio e qualificato cambiamento della domanda sarà possibile ottenere dei risultati. Il contesto economico e sociale impone nuove strategie, così come vanno colte le nuove opportunità mettendo a frutto l’esperienza positiva maturata in questi anni di espansione di attività”. Il ciclo espansivo ha contribuito, infatti, a irrobustire la struttura imprenditoriale, a incrementare costantemente la capacità produttiva così come il livello occupazionale, favorendo al tempo stesso la crescita tecnologica e lo sviluppo dell’indotto del settore: 1400 imprese, 2550 impianti, oltre 16.600 dipendenti, oltre 17.000 mezzi d’opera. Egualmente, a uno sviluppo di attività e a un assestamento della struttura produttiva ha corrisposto il proseguimento del processo di evoluzione tecnologica attraverso un graduale sviluppo dell’automazione e una maggiore attenzione ad attività di laboratorio. Un processo che ha contribuito a un altro importante risultato: l’aumento dei consumi di calcestruzzi di qualità. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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