Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il segno “più” continua dunque a caratterizzare il movimento demografico complessivo delle imprese operanti sul territorio nazionale che, al 30 settembre, ammontavano a 6.111.674 unità. Il tasso di crescita trimestrale (+0,33%) segna un modesto miglioramento rispetto a quello rilevato nello stesso periodo dello scorso anno (allora fu dello 0,25%), dovuto principalmente ad una riduzione nel numero di chiusure (sono state 8.400 in meno del terzo trimestre 2007), a fronte di una riduzione molto meno consistente delle iscrizioni (circa 3.200 in meno dello scorso anno e sostanzialmente in linea con l’evoluzione degli anni più recenti). Nel complesso, seppure a ritmo rallentato, il sistema imprenditoriale continua ad allargare la sua base sotto la spinta di tre ‘motori’ che agiscono nel medio-lungo periodo: l’ampliamento delle imprese costituite in forma societaria (che crescono ad un tasso quasi triplo rispetto alla media); la prolungata fase espansiva del settore delle costruzioni e dei servizi alle imprese (che spiegano quasi un terzo del saldo del periodo); l’apporto delle imprese individuali costituite da immigrati (circa 6mila imprese in più). Questi i dati più significativi diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta sul Registro delle Imprese da InfoCamere – la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane. Aldilà dei già citati ‘motori’, determinanti dell’allargamento della base imprenditoriale nel medio-lungo periodo, altri tre fenomeni appaiono rilevanti nel caratterizzare il risultato complessivo del trimestre. In primo luogo va’ constatata la buona stabilità delle nuove iscrizioni (tra il 2004 ed il 2008 nel terzo trimestre non sono mai scese in modo marcato sotto le 80.000 unità), alla quale però si è venuto affiancando un trend di complessiva crescita delle cessazioni (passate dalla circa 50.000 unità del 2002 alle circa 60.000 del 2008, con l’impennata di 68.524 unità del 2007). Dal punto di vista dei flussi, pertanto, il ritorno del tasso di crescita al livello esatto di due anni fa appare strettamente legato alla tenuta delle cessazioni, ridottesi di circa 8.400 unità rispetto al terzo trimestre 2007. In secondo luogo è da registrare che il tasso di crescita è dovuto per ben il 66,85% alle imprese che adottano una forma societaria (benché questa ultime rappresentino solo il 43,63% del totale delle imprese italiane), mentre il contributo delle Ditte individuali è pari al 33,15% (nonostante che costituiscano il 56,37% delle imprese registrate e addirittura il 64,95% delle imprese nate nel corso del trimestre da poco concluso). Infine, va segnalato come complessivamente il Nord-Est ed il Sud abbiano dato un contributo al saldo positivo (44,43%) che è nettamente inferiore al peso complessivo delle imprese registrate nelle due circoscrizioni (52,85%); al contrario, il contributo del Nord-Ovest e del Centro risulta nettamente superiore (55,57%) al peso dei rispettivi stock sul totale nazionale (47,15%). Da sottolineare che agli 8,42 punti percentuali di differenza, il Nord-Ovest contribuisce con 1,89 punti percentuali ed il Centro con 6,43. Laddove il minor apporto del Nord-Est e del Mezzogiorno è praticamente pari (-4,29 punti percentuali in Nord-Est e –4,13 punti percentuali in Mezzogiorno). Quanto alla tipologia giuridica: negli ultimi anni, Movimprese ha evidenziato l’emergere e il consolidarsi di due fenomeni di segno opposto che caratterizzano la dinamica del tessuto imprenditoriale italiano osservato dal punto di vista della forma giuridica assunta dall’impresa. Da un lato la forte espansione delle forme societarie di capitali, ovvero di quelle imprese in cui il capitale costituisce l’elemento prevalente intorno a cui si organizza e si realizza l’attività produttiva o di servizio, ormai giunte oltre il milione di unità. Dall’altro, il rallentamento progressivo dell’espansione delle imprese costituite su base personale – ditte individuali e società di persone, quasi sempre senza addetti – in cui l’attività economica ruota generalmente intorno alla figura del titolare. Rallentamento contrastato solamente dalla forte vitalità dell’imprenditoria di origine immigrata. Come succede con regolare continuità da diversi anni, anche lo scorso trimestre le Società di capitale hanno fatto registrare il più alto tasso di crescita (0,85%). Questa dinamica, sostenuta e continua, è originata dal fatto che la vita media delle Società è più elevata e, soprattutto per questo, alla forte natalità si accompagna una mediamente più bassa mortalità. In particolare nel terzo trimestre del 2008 sono nate 16.859 Società di capitale (pari al 20,95% di tutte le nuove iscrizioni), mentre ne sono cessate solo 6.222 (pari al 10,35% di tutte le cessazioni). I due diversi andamenti tra ‘nascite’ e ‘morti’ spiega dunque il preponderante contributo (52,25%) delle Società di capitale al saldo del trimestre da poco concluso. In termini relativi è assai alto (6,02%) il contributo delle “Altre forme” societarie (cooperative, consorzi, società consortili ecc. ecc.) che però costituiscono solo il 3,33% delle imprese italiane. Modesto il contributo al saldo da parte delle Società di persone (l’8,58%), mentre il peso complessivo di tali Società sul totale delle imprese è pari al 19,79%. Resta da segnalare il recupero, rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, delle Ditte Individuali. Nel terzo trimestre del 2008 hanno infatti contribuito per circa un terzo (33,15%) al saldo complessivo, facendo registrare un tasso di crescita pari allo 0,20%, mentre nel corrispondente trimestre del 2007 il tasso di crescita era stato pari allo 0,09%. Le Ditte individuali si fanno notare quindi per la loro tenuta (in nessuno dei terzi trimestri della serie hanno fatto registrare un tasso di crescita negativo), legata però in modo significativo al contributo che l’imprenditoria immigrata assicura da alcuni anni a questa parte. E’ infatti grazie alla vitalità imprenditoriale collegata all’intensificarsi dei flussi migratori che i saldi di questo tipo di impresa – la più semplice da creare e gestire – da negativi si trasformano regolarmente in positivi. In generale, resta vero che l’impresa individuale è la palestra in cui si forma buona parte del sistema imprenditoriale italiano. L’elevato numero delle Ditte individuali, per quanto dura sia la selezione “darwiniana” cui sono esposte, assicura che un numero non insignificante di tali imprese sopravviva e magari sia destinata a trasformarsi in imprese più complesse organizzativamente e più robuste economicamente. Quanto alle “Altre forme” si può ritenere che la loro crescita o il loro eventuale declino siano più legati al gioco delle regole giuridiche ed istituzionali che a quello del mercato. Sul piano territoriale: iIn primo luogo risulta confermata la più spiccata tendenza alla crescita della circoscrizione del Centro, che ha caratterizzato da molti trimestri le rilevazioni di Movimprese. Anche tra luglio e agosto, le regioni centrali complessivamente considerate hanno fatto registrare il più elevato tasso di crescita (0,44% rispetto al valore medio nazionale dello 0,33%). Inoltre il Centro, che ha il 20,80% delle imprese italiane, ha determinato il 27,33% del saldo positivo (di 6,53 punti percentuali più elevato rispetto al valore dello stock delle imprese del Centro). Questo perché a fronte di 18.198 nuove iscrizioni, ha fatto registrare solo 12.634 cessazioni. Anche il Nord-Ovest (seppur di poco: solo 0,03 punti percentuali) ha avuto un tasso di crescita superiore alla media nazionale, ed ha contribuito a formare il 28,24% del saldo, pur avendo il 26,35% delle imprese italiane. Più modesti e al di sotto alla media nazionale, anche se positivi, i tassi di crescita del Sud e Isole (0,29%) e del Nord-Est (0,26%). Sicché anche il contributo delle due circoscrizioni è inferiore al valore dello stock che definisce la loro dimensione in termini numerici: 28,87% contro il 33% nel caso del Sud e 15,56% contro il 19,85% nel caso del Nord-Est. A livello regionale il contributo più elevato al saldo nazionale viene dalla Lombardia (+3.815 unità), seguita dal Lazio (3.274) e dalla Toscana (1.521). In termini relativi i risultati migliori vengono dalla Calabria (+0,57%), dal Lazio (+0,56%) e dall’Abruzzo (+0,41%). Sul piano settoriale: i saldi attivi più consistenti del trimestre in termini assoluti si registrano nei settori delle Costruzioni (6.426 imprese in più per un tasso di variazione dello stock pari a 0,75%), di quello che per brevità può essere definito dei “Servizi alle imprese” (5.604 unità in più ed una variazione pari allo 0,85%) e del Commercio (+3.947 unità che però, data la grande numerosità del settore stesso, corrispondono ad una crescita dello 0,25%, inferiore dunque alla media nazionale). Significative anche le variazioni dei settore “Alberghi e ristoranti” che con un saldo di 2.986 imprese in più unità ha messo a segno una variazione pari allo 0,97% del suo stock, e degli ”Altri servizi pubblici, sociali e personali” (1.974 unità in più ed una variazione pari allo 0,76%). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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