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“Non c’è ancora un tavolo, ma è un’ipotesi all’orizzonte, conveniente a entrambi. Speriamo solo si passi dalle parole ai fatti”, ha dichiarato Gilberto Benetton, importante azionista di Impregilo attraverso Autostrade. E il presidente della stessa Autostrade Gian Maria GrosPietro si è soffermato sul significato finanziario e industriale del progetto: “Una eventuale integrazione fra Astaldi e Impregilo avrebbe senso, perché in Italia servono fornitori più strutturati, che non mostrassero quelle debolezze finanziarie che in alcuni casi hanno rallentato i lavori”. Un mezzo “sì” è giunto anche da Piergiorgio Romiti, ex amministratore delegato di Impregilo e azionista di Gemina, la holding che dopo aver ceduto alla cordata GavioRoccaBenetton il controllo della società di costruzioni, detiene ancora una partecipazione rilevante. “Sono favorevole alla nascita di un grande gruppo di costruzioni, ma non bisogna trascurare le difficoltà di una integrazione o di una fusione. Servono manager compatibili e persone all’altezza. ImpregiloAstaldi è un’operazione difficile da fare”, ha spiegato Romiti. Anche sul fronte opposto, le porte restano aperte. “Ci stiamo pensando. Sarebbe un’ottima cosa per il Paese”, ha dichiarato Vittorio Di Paola, vicepresidente esecutivo del gruppo Astaldi. “Gli azionisti di Impregilo hanno già detto chiaramente che sarebbe una buona cosa e ne siamo convinti anche noi”. E sulla vicenda è intervenuto anche l’azionista di controllo, Paolo Astaldi: “Stiamo lavorando per costruire il primo “salotto buono” delle grandi opere. Non abbiamo ancora avuto nessun contatto ufficiale. Siamo a livello puramente teorico e sicuramente i tempi non saranno lunghi. Anzi, una volta trovato l’accordo sulle condizioni di base, i tempi dovranno essere molto veloci”. I primi passi verranno compiuti probabilmente nei prossimi consigli di amministrazione. Quello di Impregilo si terrà il 24 marzo, quando la società di costruzioni formalizzerà il mandato a Mediobanca per sondare le opzioni sul tavolo. Quello di Astaldi, invece, si riunirà tre giorni dopo e, oltre ai conti del 2005, valuterà la possibilità di affidare a Mcc (gruppo Capitalia) il compito di valutare l’eventuale aggregazione. La fusione tra le due società operative avrebbe una ripercussione anche sulla catena di controllo di Impregilo, in particolare sulla Igli, la cassaforte che insieme con Gemina detiene il pacchetto di maggioranza del gruppo. Igli è posseduta al 30% dalla famiglia Rocca (Tesir, controllata di Techint), al 30% dal gruppo Gavio (Argo), al 20% da Autostrade per l´Italia (famiglia Benetton) e per il restante 20% da Efibanca, la merchant bank della Popolare Italiana, attualmente però in trattativa con il gruppo Ligresti per cedere la propria quota. In base agli accordi siglati al momento dell’ingresso in Impregilo con una quota del 16,9%, Igli ha il diritto di rilevare le azioni rimaste in mano a Gemina, pari a un altro 11,8%. La possibilità di salire nel capitale della società di costruzioni fino a rasentare la soglia di controllo si aprirà per Igli il 31 marzo 2006 e durerà per altri due anni. Solo Igli potrà decidere se comprare o meno, mentre Gemina non avrà la possibilità di vendere, l’unico diritto riconosciuto ai vecchi soci di controllo è quello di cedere i titoli a un valore minimo pari alla media ponderata degli ultimi sei mesi (o dodici mesi se migliore), che oggi equivale a 3,17 euro per azione per un controvalore complessivo di 150 milioni di euro. Igli potrà pagare Gemina in contanti o con titoli propri fino a un sesto del proprio capitale. Il consiglio di Igli si riunirà probabilmente il 27 marzo, lo stesso giorno in cui è prevista l’assemblea dei soci. In quell’occasione si deciderà come procedere su Impregilo. Rispetto ai corsi di Borsa (3,7 euro), al momento risulta conveniente ai soci rilevare i titoli Impregilo, anche se sembra probabile che Gemina sia disposta a ricevere come contropartita non contanti ma titoli Igli e rimanere nella stanza dei bottoni della società di costruzione. La nuova struttura di controllo vedrebbe una Igli rinnovata, partecipata da Marcellino Gavio, la famiglia Rocca, la famiglia Benetton, Salvatore Ligresti e i Romiti, con in mano il 29% di Impregilo e pronta per affrontare la fusione con Astaldi. In base ai corsi di Borsa, nascerebbe un gruppo con una capitalizzazione di 2,1 miliardi di euro in cui Igli avrebbe una partecipazione intorno al 20 per cento e la famiglia Astaldi intorno al 14 per cento. Il vero scoglio da superare sarà quello della governance, vale a dire a chi spetterà l’onere e l’onore di guidare la prima società di costruzioni italiana e una delle più importanti a livello europeo. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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