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L’intervento é realizzato nella periferia urbana di Floridia laddove il Piano di Zona prevede insediamenti artigianali. Rispondere al requisito di qualità é stato uno degli obbiettivi che il progetto per il Centro Servizi ha dovuto soddisfare. Tale condizione é stata ottenuta con il rifiuto dell’acquisizione passiva di un impianto urbanistico dettato a priori dal Piano di Zona, rielaborando ed interpretando il concetto di qualità in rapporto a quella che è la condizione della periferia nella contemporaneità, nonché attraverso due riflessioni. La prima riguarda la condizione dell’architettura contemporanea e il suo rapporto con il paesaggio; si ritiene in questa occasione di proporre il paesaggio come una entità che non sia il risultato di una raffigurazione restituita da una definizione programmatica, bensì come il risultato dell’azione perpetua di un meccano immateriale (il tempo) il quale agisce sulla modellazione del paesaggio. Né tanto meno l’edificio del Centro Servizi si può considerare una operazione utopica tendente al restauro del “paesaggio”; rigettando infatti il paesaggio come una entità definibile, é difficile ipotizzare la possibilità di un intervento progettuale che in qualche misura tenda alla ricostituzione di un condizione “originaria”. Questa posizione ha consentito di aderire ad una concezione del progetto architettonico come sistema di fenomeni fisici, in grado di conferire qualità alla disseminazione, alla frammentazione, al consumo e alla dissipazione del territorio e del paesaggio urbano contemporaneo meridionale. Tale affermazione che sembra essere scontata, quasi banale, in realtà non lo é. Per lo meno non lo é nella realtà in cui l’intervento si innesta. La seconda riflessione riguarda il rapporto costitutivo instauratosi, fino a costituirne l’identità, tra paesaggio meridionale e mito. La direttrice da cui si é mossa la proposta progettuale é stata quella di svincolarsi da tale rapporto cercando,nell’intenzione, di elaborare/costruire, forse invano, un atteggiamento che si renda autonomo da una concezione del passato come rimpianto e del presente come caduta, affinché dall’immaginario della contemporaneità si evolva una nuova e originale visione della grecità e di conseguenza la necessità ormai improcrastinabile di costruire un neo-paesaggio meridiano che riesca a rivendicare ed instaurare un ruolo attivo nella cultura architettonica contemporanea. La ricerca di un rinnovato rapporto costitutivo con il paesaggio sta alla base delle riflessioni progettuali che motivano il Centro Servizi come neoluogo di aggregazione urbana e come dispositivo “transtipologico” di comunicazione, scardinando la visione riduttiva del Piano e trasformando l’originario impianto ad U in un impianto costituito da un edificio ad L (la parte desti- nata ad uffici) che si relaziona con il terzo edificio (sala espositiva ed auditorium) divenuto soggetto autonomo. Questa soluzione planimetrica ha consentito l’adozione di una serie di operazioni compositive: il conseguimento di una simmetria instabile e la dissoluzione dell’angolo. Il tema della dissoluzione dell’angolo di un edificio rientra nella tradizione del Moderno come é possibile riscontrare ad esempio nelle soluzioni di Terragni e Libera che costituiscono una risposta alternativa, ma di pari intensità, alla ricerca De Stijl. Nel caso del Centro Servizi la dissoluzione dell’angolo avviene tramite il ricorso alle inclinate. L’introduzione della diagonale consente la decostruzione dell’angolo del blocco ad L con il blocco dell’auditorium, ottenendo tensione date dall’accostamento della parete inclinata con la limitrofa parete verticale, dallo scavo in cui si é ricavato l’ingresso e dalla differenza altimetrica dei due corpi. L’ingresso angolare permette di cogliere nella quasi totalità la complessità dei meccanismi che regolano l’oggetto architettonico, operazione questa che rivede il concetto tradizionale di facciata poiché la soluzione d’angolo fa sì che si possa abbracciare contemporaneamente la quadridimensionalità offerta dallo scorcio prospettico. La negazione/esaltazione dell’angolo e la convergenza dei piani della facciata realizzano un ossimoro spaziale che destabilizza e insieme esalta la gravità e la leggerezza tridimensionale dei volumi nello spazio. Per quanto riguarda gli spazi funzionali, questi rispondono ad una richiesta di flessibilità d’uso dell’edificio, per oltre agli uffici si affacciano una caffetteria, un auditorium di 150 posti, una sala espositiva che ha la possibilità di duplicarsi verso lo spazio esterno. Funzionamento bioclimatico L’edificio é stato progettato sulla base di alcuni principi: 1. orientamento ottimale; 2. utilizzo di componenti e sistemi in grado di promuovere il risparmio energetico; 3. adeguamento di questa architettura al clima del sito. A tal fine é stato concepito Il centro servizi con una conformazione planimetrica a U in modo che l’edificio risultasse esposto a nord con solo fronte e aprendosi verso la piazza e il paesaggio stabilendo una integrazione fra spazi interni e spazi esterni. La latitudine, le condizioni climatiche locali, l’orografia del sito, la relazione con lo spazio naturale ed edificato circostante sono i dati di base che definiscono la ‘domanda’ di comfort ambientale che l’edificio soddisfa. L’edificio si presenta con una immagine prevalentemente introversa, chiuso, con poche aperture per proteggersi dall’eccessivo surriscaldamento estivo poiché, come sappiamo, il luogo geografico in cui é collocata l’opera é caratterizzato da un inverno mite e da una estate lunga con temperature elevate trovando in queste condizioni le ragioni della appartenenza dell’edificio al territorio. L’articolazione delle forme con pareti frammentate e oblique, concepite secondo il linguaggio della decostruzione, offrono una maggiore resistenza alla penetrazione diretta dei raggi solari. Un altro elemento caratterizzante è il percorso di distribuzione tutto rivolto verso la piazza illuminato attraverso facciate continue con doppi vetri riflettenti che ha consentito una migliore gestione della fonte solare nelle varie ore della giornata. Per migliorare comfort e microclima all’interno dell’involucro edilizio é stata utilizzata pittura elastomerica bianca autopulente come rivestimento esterno delle pareti, affinché si possa ottenere un conteporaneamente elastico della struttura soggetta a dilatazione per i salti termici e al contempo riflettere i raggi solari. Inoltre la presenza di due lucernari in corrispondenza del foyer dell’auditorium, attiva la ventilazione naturale. Tutti questi aspetti utilizzati come parti integranti del progetto sono entrati nel calcolo del bilancio termico ed energetico dell’edifico. Progettista: Matrixassociati – Sebastiano Quercio e Angela De Fazio Collaboratori: Dario Paci, Rosario Provenza Committente: Comune di Florida (Italia) Località: Florida (Siracusa) Realizzazione: 2005 Per scaricare il bando del Premio Architettura Sostenibile 2007 in pdf clicca qui Per ulteriori informazioni www.fassabortolo.com www.premioarchitettura.it Consiglia questo comunicato ai tuoi amici