Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
L’intervento di manutenzione, restauro e conservazione delle facciate, “monumentali”, del Teatro alla Scala di Milano (Arch. Giuseppe Piermarini, inaugurate il 3 agosto 1778) e quelle del Museo Teatrale alla Scala (ex Casino Ricordi) verso Piazza della Scala e su Via Filodrammatici è stato eseguito tra il Maggio e il Novembre 1999. Il restauro è stato eseguito da una Equipe di dieci operatori della Cooperativa per il Restauro con sede in Milano, nella quale si sono avvicendate diverse figure, con competenze tecniche specifiche per le varie fasi operative. I restauratori sono stati fortemente motivati dall’opportunità di misurarsi con un lavoro particolarmente complesso. Attivate le migliori competenze tecniche e umane, in base ad una collaborazione costante con gli altri soggetti competenti: Direzione Lavori, Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Milano, Centro Gino Bozza (oggi sezione di Milano dell’Istituto CNR per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali), e Assistenza tecnica Sikkens, si è ” concertato” un intervento interdisciplinare di elevato profilo, coerente con l’importanza del monumento. Le ore lavorative sono state circa 20.000 per 2.500 mq. di superficie trattata. Le opere dovevano eseguirsi entro il 7 Dicembre, giorno dell’inaugurazione della stagione teatrale: la data è stata rispettata con diciannove giorni di anticipo. Il restauro è stato preceduto da due momenti di rilevante importanza: la ricerca storica e la campagna diagnostica, eseguiti preliminarmente alla stesura dei progetti. <LINK_TESTO TITLE="L’intervento sulle superfici lapidee“>L’intervento sulle superfici lapidee (Pietra di Viggiù, pietra Gallina e granito rosa di Baveno) Preliminarmente è stato effettuato il trattamento della microflora, mediante l’applicazione a spruzzo di biocida a largo spettro, a base di sale d’ammonio quaternario (Preventol R 80 in soluzione acquosa al 3 – 5 %) e la successiva rimozione dei prodotti di reazione mediante risciacquo e spazzolatura delle superfici interessate. Si è proceduto con il preconsolidamento delle parti decoese o in fase di distacco, mediante applicazione di carta giapponese con soluzione acquosa di alcool polivinilico, al fine di sostenere e proteggere scaglie, rigonfiamenti e distacchi, e successiva applicazione di silicato di etile per riaggregare il materiale lapideo decoeso. I saggi di pulitura eseguiti in particolare sulla superficie della pietra degli elementi architettonici al di sopra della zoccolatura, hanno evidenziato la presenza di stratificazioni: era infatti presente una pittura beige, al di sotto della quale ve n’era una rossastra, a calce, che ricopriva croste nere. La pulitura della pietra ha portato all’eliminazione delle stratificazioni, dei depositi in genere e dei collanti di fissaggio del vecchio impianto di allontanamento volatili, secondo metodologie differenziate e complementari. Laddove lo stato di conservazione della pietra lo consentiva, si è effettuato il lavaggio delle superfici con acqua nebulizzata (con nebulizzatori a cono vuoto, diametro tra 0,41 e 0,76 mm) coadiuvato da spazzolatura delicata dei depositi cos” ammorbiditi, mediante spazzolini in fibra sintetica. Localmente, al fine di ammorbidire e asportare i depositi e le croste nere più coerenti e di spessore consistente, si sono applicati impacchi di silice micronizzata, imbibita con soluzione acquosa di carbonato di ammonio. A questa operazione ha fatto seguito l’accurato risciacquo con acqua deionizzata per l’eliminazione dei residui. La rifinitura della pulitura è avvenuta mediante microsabbiatura di precisione a bassa pressione, con ossido di alluminio (granulometria da 180 a 200 mesh). Nelle zone con presenza di efflorescenze saline è stato possibile effettuare fino a tre cicli di impacchi con acqua demineralizzata, misurando contestualmente la conducibilità delle acque di lavaggio. Localmente si è provveduto alla rimozione parziale di sostanze oleose, mediante applicazione ad impacco di solventi organici. E’ stata eseguita l’ablazione delle stuccature e delle integrazioni cementizie presenti, mediante martellina, martello e scalpellini in vidiam, vibroincisore. Il consolidamento di fessurazioni e piccoli elementi in fase di stacco precedentemente preconsolidati, è avvenuto mediante micro-iniezione nelle discontinuità di malta idraulica premiscelata, specifica per restauro, a capacità adesiva. I frammenti caduti o preventivamente staccati, sono stati ricollocati in sede con l’impiego di resina epossidica applicata a punti e con inserimento di perni in vetroresina o acciaio inox, posizionati sottolivello consentendo la stuccatura finale di rifinitura. La stuccatura finale, è stata eseguita puntualmente su tutta la superficie, interessando giunti, fessurazioni microfessurazioni e discontinuità. A tale scopo è stata impiegata una malta avente morfologia in accordo con la superficie originale circostante, a base di grassello di calce stagionato e aggregati selezionati (polveri di marmo e sabbietta di fiume) e terre naturali – p.v. legante/aggregato: 1:3. In particolare, le cornici delle portefinestre sulla terrazza del Portico delle Carrozze, si presentavano in avanzato stato di degrado, con notevole perdita del modellato. Tale degrado era imputabile anche ad errati interventi di consolidamento effettuati in passato. Su indicazione della Soprintendenza, si è proceduto alla ricostruzione del modellato e al ripristino dei piani di tali elementi, mediante l’impiego di malta di calce idraulica con aggiunta di aggregati selezionati (polveri di marmo e sabbie di fiume). Confinatamente ad esigue porzioni di materiale decoeso, si è proceduto con il consolidamento, utilizzando silicato di etile, applicato a tampone nel caso di modellati (es.: volute dei capitelli) e per percolamento nelle porzioni di paramento liscio, avendo cura di tamponare gli eccessi di prodotto con solvente idoneo. Il trattamento di protezione superficiale è avvenuto sulla balaustra di coronamento, sul timpano e sui terrazzi mediante applicazione di polisilossano a spruzzo, escludendo le superfici interessate dalle macchie che non è stato possibile rimuovere con le tecniche e i materiali conosciuti, riferibili a manutenzioni precedenti. La pulitura delle superfici in pietra della facciata del Museo Teatrale è stata realizzata mediante semplici lavaggi con acqua deionizzata; sui capitelli è stato necessario rifinire mediante microsabbiatura di precisione. Contestualmente alla pulitura, la superficie lapidea, occultata da rasature cementizie o strati di pittura, è stata riportata a vista, localmente con ausilio di microincisore e vibroscalpello. E’ stata eseguita la stuccatura delle discontinuità senza operare ricostruzioni formali. Confinatamente alle volute di alcuni capitelli si è provveduto al loro fissaggio con impiego di resina epossidica e, laddove necessario, con inserimento di perni in acciaio inox. In fase finale si è operato con la stesura di protettivo a base polisilossanica, applicato a spruzzo. L’intervento sugli intonaci Dalle campionature di pulitura, eseguite sugli intonaci della facciata del Teatro, sono emersi numerosi ed estesi rappezzi cementizi, porzioni fortemente solfatate e altre molto friabili, ricoperte da una pellicola pittorica bruna, molto tenace. Si è quindi provveduto a realizzare delle stratigrafie per individuare la sequenza delle stesure e per determinarne la natura, redigendo una mappatura delle tipologie di intonaco presenti. Anche le analisi di laboratorio hanno evidenziato una forte presenza di gesso negli strati di finitura (facciata monumentale lato piazza e piazzetta). Per valutarne l’estensione sono stati realizzati prelievi di materiale in zone all’apparenza sane, anche per verificare l’eventuale penetrazione nella malta dell’intonaco. L’analisi dei campioni ha confermato la presenza di questo materiale su tutto lo spessore della malta escludendone la migrazione verso la muratura. La presenza di gesso potrebbe risalire ad un intervento di restauro eseguito dall’Ing. Secchi nel dopoguerra: fonti orali parlano infatti dell’utilizzo da parte dell’allora Conservatore della Scala , del cosiddetto “temperone a gesso”, una lisciatura superficiale con uno strato di gesso e un colore, miscelato sempre con gesso, steso sopra. Alcune specchiature sotto il timpano erano completamente a natura cementizia. Inoltre sul fianco/lato piazzetta Filodrammatici, le sovrapposizioni avevano raggiunto spessori consistenti, in alcuni casi 5-6 centimetri, variando così gli effetti chiaroscurali tra fondi, sfondi e rilievi. E’ stato quindi necessario provvedere alla rimozione manuale accurata e totale degli intonaci decoesi e cementizi e di tutte le finiture contenenti gesso. Si è operato preservando l’intonaco originale, o comunque più antico, rinvenuto tra i capitelli, sullo sfondato di tre festoni (due sul terrazzo e un terzo ad angolo su via Verdi), nei timpani delle porte finestre e su alcune porzioni rivolte verso via Filodrammatici. La ricostruzione degli intonaci è avvenuta mediante applicazione di arriccio con malta a base di polvere di marmo “Giallo Siena” setacciati (1,5 parti), sabbia vagliata (2,5 parti) e grassello di calce stagionato – p.v. legante/aggregato: 1:3; finitura a base di sabbietta del Ticino (1 Parte), polvere di marmo “Giallo Mori” (1 parte), polvere impalpabile di marmo bianco “Botticino” (2 parti) e grassello di calce stagionato – p.v. legante/aggregato: 1:3. Gli intonaci originali, presenti sul corpo monumentale, individuati in fase preliminare, sono stati interessati dalla rimozione a bisturi degli scialbi, delle ridipinture e degli strati aderenti alla finitura più antica; in seguito, dalla rimozione di depositi superficiali parzialmente aderenti, con spray d’acqua deionizzata e blanda spazzolatura manuale. Le efflorescenze saline, laddove presenti, sono state asportate mediante applicazione di impacchi di polpa di carta imbibiti di acqua demineralizzata. Preceduta dall’individuazione e dalla mappatura dei distacchi, il consolidamento delle sacche dell’intonaco è avvenuto mediante micro-iniezione di malta idraulica premiscelata specifica per restauro, a capacità adesiva. La stuccatura delle lacune e delle fessurazioni, si è svolta mediante applicazione di malta a base di grassello di calce stagionato e aggregati selezionati – p.v. legante/aggregato: 1:3. Sugli intonaci presenti sul corpo monumentale del Museo Teatrale e su quello su via Verdi (specchiature e cornici) si è operato con l’asportazione dei depositi polverulenti, mediante pennelli e spazzole in fibra sintetica e con un lavaggio successivo mediante soluzione acquosa di bicarbonato d’ammonio. Le tinteggiature filmogene, realizzate con materiali plastici sintetici durante le passate manutenzioni, presenti nel sottoportico di ingresso del Teatro e sulla facciata di via Verdi, sono state rimosse mediante applicazione di gel di solventi a pennello e lavaggio accurato delle superfici con acqua deionizzata e spazzole di saggina. La stuccatura delle lacune e delle fessurazioni presenti è avvenuta mediante applicazione di malta a base di grassello di calce stagionato e aggregati selezionati – p.v. legante/aggregato: 1:3. L’intervento sugli stucchi L’intervento di conservazione è stato preceduto dall’esecuzione di stratigrafie atte ad individuare e a determinare la sequenza delle stesure di stucco presenti. Sul Carro di Apollo erano evidenti ampie e tenaci integrazioni di parti modellate, risalenti ai restauri precedenti, realizzate con malta cementizia. Per non procurare delle sollecitazioni meccaniche troppo forti alle porzioni di stucco originali, in accordo con la Soprintendenza, si è deciso di non rimuoverle, eccetto delle rasature già in fase di stacco, recuperando porzioni di stucco sottostanti. Si è proceduto alla rimozione dei depositi polverulenti facendo uso di pennelli in setola morbida e aspiratori. Le porzioni in fase di distacco sono state interessate da fermatura preventiva mediante stuccatura dei margini perimetrali con malta a base di grassello di calce e aggregati selezionati, e micro-iniezione di malta idraulica premiscelata specifica per restauro, a capacità adesiva. La rimozione di depositi superficiali parzialmente aderenti Consiglia questo comunicato ai tuoi amici
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