Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Risale ai primi decenni del ‘400 l’edificazione di questo palazzo che, con la sua struttura planimetrica, il cortile, la loggia interna, la disposizione simmetrica delle ampie finestre sulle facciate ed altri particolari costruttivi, può ritenersi uno dei primi segnali di avvento del nuovo credo architettonico Rinascimentale in Abruzzo. Sorto come “Casino di campagna”, fu fatto costruire nella prima metà del XV secolo da Andrea Matteo II d’Acquaviva. Il palazzo, fin dal momento della sua edificazione, si presentava diviso su due livelli, con la camera e la sala di rappresentanza poste in quello superiore, mentre il piano terra era occupato da cantine, stalle e magazzini, con porticati di fondo al cortile centrale impostati su colonne ottagone. Il palazzo mantenne per circa 250 anni la destinazione d’uso originale. Nel 1688 la duchessa di Atri, Francesca Caracciolo, donò l’edificio ai francescani di Campli, trasformandolo a sue spese in convento. I religiosi ne presero possesso nel 1694 intitolandolo a “Santa Maria degli Angeli”. Ad esso vennero affiancati degli ambienti, tra cui la sagrestia, per consentire il collegamento con l’adiacente chiesa. Nel 1864, in seguito alla soppressioni degli ordini religiosi, prima napoleoniche e poi piemontesi, il palazzo passò nelle mani dell’Amministrazione corropolese che lo catalogò come “…convento in pessimo stato detto la Montagnola”. Nel ‘900 il palazzo ha assolto la funzione di casa colonica, cantina, ricovero per animali e magazzino. All’inizio del secolo un nuovo proprietario ha acquistato il palazzo, commissionando all’Arch. Riccardo Rosati e all’Ing. Ernesto Foschi il delicato progetto di “Recupero Conservativo e Rifunzionalizzazione del palazzo della Montagnola” Le condizioni del palazzo prima dell’intervento La struttura presentava al piano terra una distribuzione interna e delle masse murarie che non aveva subito manomissioni rispetto all’impianto medievale, tutti gli ambienti erano caratterizzati dalla presenza di volte in mattoni, in parte intonacati ed in parte a faccia vista. Il piano primo era la parte che aveva subito, nel corso dei secoli, le maggiori trasformazioni, composto da tre ampi locali con copertura a capriate e con sovrastante orditura in legno e manto di coppi sui lati est-sud-ovest, mentre il lato nord era caratterizzato da ambienti più piccoli e di altezza inferiore. In generale la struttura del palazzo presentava un ottimo stato di conservazione nonostante le infiltrazioni d’acqua piovana che provenivano dalla copertura in avanzato stato di degrado. Per quanto riguarda gli intonaci esistenti, soprattutto al piano terra, essi presentavano grossi fenomeni di umidità ascendente quasi su tutto il loro sviluppo, dovuti al fenomeno di risalita capillare nelle masse murarie, causata dal contatto con terreno umido, oltre al fatto che il piano terra era stato utilizzato per anni come ricovero per animali, quindi gli intonaci si presentavano fortemente impregnati di nitriti e nitrati dovuti alle deiezioni solide e liquide degli animali. Gli intonaci quindi si presentavano ricchi di rigonfiamenti e grossi fenomeni di salificazione. Il progetto di recupero L’intervento sull’edificio, con la supervisione della Soprintendenza ai B.A.A.A.S. per l’Abruzzo, si è proposto in generale il perfetto recupero conservativo, mediante il rispetto e la conservazione nonché riproponendo, ove possibile e individuabile l’impianto di fabbrica originario. Il progetto di restauro, in quanto tale, non ha previsto alcuna variazione tipologica, se non nella realizzazione dei servizi igienici, dell’impianto elettrico, idrico e termico, necessari per la rispondenza alle normative vigenti. Tutti i materiali usati sono assolutamente identici a quelli presenti nella fabbrica e cioè: laterizio, ciottoli di fiume, travertino, castagno, ferro battuto, calce e pozzolana. L’intervento si è proposto, ove possibile, la manutenzione degli intonaci originari e dove necessario l’integrazione o la sostituzione con nuovi intonaci a base di calce, nel pieno rispetto dei migliori criteri di restauro. Il contributo della Fassa Il supporto tecnico della Fassa è iniziato con la caratterizzazione dell’intonaco esistente mediante carotaggio e conseguente analisi chimico-fisica al microscopio elettronico, determinando così la natura dell’intonaco e la tipologia dei sali responsabili del degrado. In seguito alle analisi effettuate si è ritenuto opportuno applicare il ciclo deumidificante biologico a base calce, con le seguenti modalità: – asportazione del materiale esistente e pulitura dei mattoni e pietre con idropulitrice ed in seguito con rimozione meccanica dei sali in superfice; – applicazione del rinzaffo bio anti sale e promotore d’adesione per lo strato di intonaco successivo (S650); – applicazione dell’intonaco a base di calce bio deumidificante (S639), quindi macroporoso, che riesce a contenere il cristallo di sale trasportato dall’acqua ; – infine si è applicata una finitura bio a base calce (S605) specifica per cicli deumidificanti. Al piano superiore, in presenza di riscaldamento a pannelli radianti a parete, il ciclo consigliato è stato il seguente: – applicazione del rinzaffo bio (S650); – applicazione dell’intonaco, a forte spessore, biologico a base calce (KB13) armato con rete porta intonaco; – infine si è applicata la finitura bio (S605). L’utilizzo dell’intonaco biologico, oltre al rispetto delle precise prescrizioni tecniche e normative specifiche del restauro di beni artistici-monumentali, ha garantito una elevata conducibilità termica a favore del sistema di riscaldamento adottato. Esternamente oltre ai prodotti S650, S639, KB13, è stata utilizzata come finitura un rivestimento a spessore della linea idrosiliconica, onde garantire un’elevata azione traspirante, idrorepellente, antimuffa ed antialga. Scheda tecnica Località cantiere: Corropoli (Teramo) Tipo di cantiere: Risanamento murature umide e finitura Tipo di intervento: Restauro Fine lavori: 10/11/2003 Impresa esecutrice: Zenobi Immobiliare S.r.l. Progettista: Arch. Riccardo Rosati e Ing. Ernesto Foschi Azienda fornitrice: Fassa Bortolo Consiglia questo comunicato ai tuoi amici