Cappotto termico, distanze legali e aumento di cubatura: c’è il rischio di commettere un abuso edilizio 05/11/2024
Bonus ristrutturazioni confermato nel 2025: cosa cambia tra prima e seconda casa, scadenze e lavori ammessi 01/11/2024
Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
L’indagine stratigrafica ha individuato in alcune parti del settore nord-occidentale del “Centro Fatebenefratelli” un primo nucleo del complesso immobiliare risalente al XIV-XV secolo. Nel 1710, l’Ordine dei Fatebenefratelli di Milano ereditò questo complesso, che si era ingrandito nel secolo precedente, e inviò alcuni religiosi per provvedere all’assistenza fisica e morale della popolazione, all’amministrazione delle proprietà e alla celebrazione delle messe nelle chiese locali, e vi si stabilì definitivamente nel 1716. Il complesso in questione comprendeva un corpo a “L” dove era inclusa la casa padronale e sul lato ovest una serie di edifici (una stalla, una cascina e una torchiera), e un ampio giardino. È probabile che i religiosi abbiano apportato nuove modifiche strutturali al complesso edilizio, in conformità agli obblighi assistenziali del loro Ordine aggiungendo, per esempio, alcune stanze per accogliere e curare gli ammalati e un locale adibito a farmacia. Ulteriori ristrutturazioni del complesso edilizio valmadrerese furono determinate dallo sviluppo di attività rurali e manifatturiere incoraggiate nel paese dai Fatebenefratelli. Le opere di restauro conservativo e di ristrutturazione, oltre al recupero strutturale funzionale dell’edificio, hanno mirato alla sua salvaguardia e valorizzazione, tramite la destinazione a biblioteca pubblica. La nuova biblioteca occupa una superficie di circa 1300 mq. suddivisi su tre diversi livelli. L’intervento di restauro ha portato alla luce la maggior parte dell’intonaco originale con le antiche decorazioni intorno alle aperture di porte e finestre, eseguite con campiture di colore verde con filetto nero, e lo stemma centrale con corona, croce e melograno, simboli della Confraternita. Il progetto di intervento si è prefissato una conservazione puntuale del manufatto nel pieno rispetto della materia, intervenendo con operazioni atte a garantire la completa conservazione fisico-materica del paramento esterno, cercando di conservare e recuperare il più possibile l’intonaco originale e le sue decorazioni. Il restauro si è avvalso di una campagna di indagini diagnostiche che hanno permesso di individuare la natura e la composizione dei materiali (intonaci e pigmenti) e di valutarne il reale degrado e stato di conservazione. Il rivestimento esterno dell’edificio si presentava estremamente degradato: le malte che costituivano l’intonaco sembravano aver perso il loro potere legante e in molti punti l’intonaco lasciava intravedere gli strati preparatori e il supporto stesso. Inoltre, numerose infiltrazioni e dilavamenti di acque piovane avevano contribuito ad aggravare lo stato di conservazione degli intonaci. In numerosi punti della facciata erano visibili diversi rappezzi di malta eseguiti in periodi successivi, oltre a macchie verdastre dovute ad attacchi microbiologici. I principali interventi di restauro sono consistiti in operazioni di preconsolidamento, pulitura, consolidamento e protezione di tutto il paramento esterno, degli intonaci delle volte a crociera del portico, di una parete dipinta al primo piano e dei soffitti lignei al piano terra dell’edificio. Sulla facciata sono state effettuate preliminarmente campionature di pulitura per la rimozione di una finitura non originale, tramite l’impiego di mezzi meccanici (bisturi, microscalpelli e vibroincisori) che hanno portato alla luce l’antico colore bianco e gli elementi decorativi. Sono stati effettuati consolidamenti corticali e profondi per risanare numerosi problemi di adesione degli intonaci e degli strati preparatori, e reintegrate con colori a calce le decorazioni e il fondo bianco della facciata con velature a calce. Per il ripristino degli intonaci sono stati utilizzati la malta da rinzaffo Röfix 675 e l’intonaco Röfix 696, entrambi a base di calce idraulica naturale. I lavori di finitura sono stati eseguiti con Röfix Antique Intonachino, finitura pastosa per facciate ed interni, ideale per il restauro di edifici antichi, chiese e murature storiche. Per informazioni sui prodotti Röfix: www.roefix.it Consiglia questo comunicato ai tuoi amici