Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Una nuova tecnologia sviluppata e testata da Enea e Università degli Studi Roma Tre per rendere le case fino a due volte più resistenti dagli eventi sismici Nell’ambito del progetto COBRA1, finanziato dalla Regione Lazio, sono stati recentemente svolti dei test dall’Università degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il supporto dell’azienda Fibre Net, di resistenza alle scosse di terremoto, su 3 pareti di una struttura tipica dell’edilizia dei centri storici dell’Appenino, rinforzata con un intonato “armato” made in Italy di facile applicazione e low cost. In particolare le pareti hanno resistito a terremoti di intensità più che doppia rispetto al terremoto più forte che ha colpito il centro Italia nel 2016. Obiettivo del test realizzato sulle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, su una struttura a U composta da tre pareti in malta e tufo, aperture asimmetriche e tetto in travi di legno, era quello di identificare le tecniche migliori e meno invasive per rinforzare le abitazioni senza doverle sgombrare. Per monitorare la maggior resistenza al sisma due pareti su tre, precedentemente danneggiate lo scorso novembre perché sottoposte a scosse che riproducevano i terremoti che negli anni hanno colpito l’Italia, sono state riparate e rinforzate con intonaco armato con rete in fibra di vetro, sistema poco invasivo, a basso costo e realizzabile senza la necessità di evacuare le abitazioni. Gerardo De Canio, responsabile Laboratorio “Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile” dell’ENEA, spiega che le pareti rinforzate con questa rete in fibra di vetro hanno resistito a sismi amplificati al 220% di intensità rispetto ai terremoti più violenti del 2016, mentre la parete non rinforzata ha riportato forti lesioni già a intensità 120%, quindi in concomitanza delle accelerazioni al suolo del sisma di due anni fa”. La tecnologia L’innovazione, come spiega Gianmarco De Felice, dell’Università degli studi Roma Tre e coordinatore del progetto, risiede nella rete di materiale composito applicabile, insieme ai normali rifacimenti degli intonaci dei palazzi, sulla superficie esterna dell’edificio. “Le nostre tavole vibranti – continuaDe Canio – riescono muoversi nelle tre dimensioni spaziali, nelle tre direzioni di spostamento e nelle tre rotazioni e rappresentano un’infrastruttura unica in Italia a disposizione del Sistema Paese per la sperimentazione delle tecnologie più mature per applicazioni che vanno dall’edilizia ai Beni Culturali, con tecniche innovative di diagnostica, acquisizione e repository dei dati”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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