La città nuova. Italia-Y-26

Il masterplan
Il lavoro di fondazione progettuale di VEMA, iniziato con un tracciato urbano proposto da Franco Purini sulla base di alcuni suoi schizzi, è ripercorribile attraverso alcune fasi qui di seguito sintetizzate.
Dopo una accurata verifica delle funzioni necessarie a una città, da organizzare secondo un modello organico e stratificato diverso da quello dello zoning sono stati distribuiti sulla sua struttura insediativa, definita da una matrice quadrata di 204×204 m, gli edifici destinati a ospitarle. In una fase ulteriore, l’elemento insediativo primario è stato precisato in una “quadra” composta da nove isolati di 120×120 metri l’uno.
Tale modifica ha reso lo schema insediativo più articolato e soprattutto più complesso, consentendo una maggiore commistione tra le varie destinazioni d’uso. In questa fase della progettazione è stato importante definire il rapporto tra la forma urbana e le infrastrutture.
È stata esaminata una vasta gamma di possibilità fino alla scelta di predisporre, oltre alla rete stradale che alimenta il tessuto, raccordata da un anello viario perimetrale, tre barre infrastrutturali che solcano longitudinalmente il rettangolo. Esse contengono il trasporto pubblico meccanizzato e terminano in torri/testate di servizio.
Un altro momento decisivo per la progettazione della città è stata la messa a punto del sistema delle aree verdi.
Si tratta di un grande vuoto centrale a forma di croce che contiene un lago, aree destinate a parco e il centro di produzione dell’energia.
Quest’ultimo è pensato come un vero e proprio “giardino tecnologico”, dotato di innovativi dispositivi fotovoltaici ed eolici che garantiscono l’autosufficienza della città nella chiave di una sostenibilità non intesa solo sul piano tecnico, ma anche su quello della qualità ambientale e architettonica.
Dopo un ulteriore lavoro sul “modello direttore” VEMA è stata gradualmente “deposta” sul suo sito. Questa delicata operazione ha comportato l’incorporazione di una serie di tracce
territoriali nonché la redazione definitiva dello schema insediativo più contenuto per ragioni di scala rispetto a quello di partenza, iscritto in un rettangolo aureo di 3720×2300 metri. Gli isolati sono stati ridotti fino a diventare di 72×72 metri e la trama viaria è stata oggetto di un approfondimento suddividendosi in strade di sezioni rispettivamente di 12, 18 e 24 metri. A questa trama si è sovrapposto un sistema di canali che si collegano al Mincio e al Po ampliando le possibilità di trasporto e di percorrenza nella città. Per concludere, il lavoro di fondazione, per tutto il suo lungo percorso, è stato rivolto a sondare le possibilità e le ragioni di esistenza di una città nuova che vivrà nel 2026.
(Foto da 1 a 6)

Schema insediativo iniziale
Franco Purini con Francesco Menegatti, Sebastiano Giannesini
Schema insediativo definitivo
Franco Purini con Francesco Menegatti
Hardware della città e progetto dei ponti
Francesco Menegatti con Dina Nencini
collaboratori: Laura Ferrarello, Giovanni Lucchetti, Georgios Papaevangeliou, Fabio Satriano, Carlo Stabili, Stefano Strika (rendering)
Collaborazioni esterne
Artisti: Licia Galizia, Attraverso il ponte Francesco Impellizzeri, Tema: i ponti. 2006 (coordinamento artistico: galleria A.A.M. Arte Architettura Moderna, Roma)
Architetto invitato
Clorindo Testa, Un ponte per Viedma e Un ponte per VEMA
Disegno allestitivo
Franco Purini con Massimiliano De Meo, Carlo Meo Colombo, Franco Puccetti e Valter Tronchin

PROGETTI
Il cimitero
Liberté, Fraternité, Egalité
Il cimitero di VEMA e la città dei Nuovi Giacobini
Dogma
Pier Vittorio Aureli, Martino Tattara, Sabina Tattara
Office
Kersten Geers, David van Severen
Artista
Richard Venlet, campo dell’uguaglianza
Architetto invitato
Elia Zenghelis

La foresta di Babù
T.I.M.E. SWAP©
Total Integral Market Experience
Avatar Architettura
Nicola Santini, Pier Paolo Taddei
Collaboratori
Diana Lombardi, Juan Seara Oro, Anna Poullou, PTL – Peter Thomas Lang, Mauricio Cardenas, Paolo Righetti (Arup Italia), Arup Italia (consulente per le strutture in bamboo)
Artista
Sissi, Aiuole delle delizie
Architetto invitato
Yona Friedman

Il “Sottobosco” – Underbush
5 punti per la città del futuro
Lorenzo Capobianco
Collaboratori
Fabio Baratto, Matteo Belfiore, Raffaele Papasso, Marco Fabio De Lillo, Sabrina De Martino, Giovanni Fasanaro
Artista
Franco Scognamiglio, Teatro della memoria
Architetto invitato
Cherubino Gambardella

Il Polo Scolastico
Le vie della speculazione sono infinite
Elastico spa
Stefano Pujatti
Collaboratori
Corrado Curti, Valeria Brero, Daniele Al mondo, Elena Ferraris
Elastico 3
Alberto Del Maschio,
Collaboratore
Marco Burigana
Artista
Valentino Marengo, Fuori scala

Il lago
Lago_ Rgone
Giuseppe Fallacara
Collaboratori
Nicola Parisi, Marco Stigliano, Marco Orsini, Marco Lomascolo
Artista
Emanuele Rubini, Gemma
Architetto invitato
Claudio D’Amato Guerrieri

Gli Uffici
Gli orti dell’ozio creativo
Santo Giunta
Collaboratori
Domenico Falcetta, Viola Avvento, Mariano Capitummino, Giuseppe Cardillo, Francesca Crocco, Andrea Liguori, Massimiliano Masellis, Sebastiano Raimondo, Giampiero Raggio, Riccardo Scalisi, Domenico Scarica, Fabio Vella, Calogero Vetro
Artista
Croce Taravella, Orti per VEMA
Specialista invitato
Giuseppe Giunta (sociologo)

La città riflessa
Slow Town
Iotti + Pavarani Architetti
Paolo Iotti, Marco Pavarani
Collaboratori
Valentina Adami, Anita Cova, Matteo francescani, Fabrizio grappini, Cristina Haumann, Carlotta Meneguzzo, Federica Pennacchini, Perla ribecchi, Giulia Sacchetta, Simone Tortini
Artista
Botto & Bruno

Multireligious urban space
Sacred You
Raffaella Laezza, Michele Moreno, Giovanni Santamaria
Collaboratori
Alberto Casarotto, Alberto Cosatti, Valentino D’Osualdo, Andrea Trolese Artista
Giovanna Dal Bon, Poca terra
Architetto invitato
Peter Eisenman

Edifici Produttivi
La Città Fabbrica
Liverani/Molteni Architetti
Enrico Molteni, Andrea Liverani
Collaboratori
Giovanni Podestà, Martino Sacchi, Gianfranco Orsenigo, Elena Ruotolo, Sebastiano Conti Gallenti
Artista
Daniele Puppi, Frammento fatica n. 24
Architetti invitati
Elías Torres, José Antonio Martinez Lapeña, & Elías Torres Tur arquitectos, Progetto “Tintura di Melnikov”
Materiale Internet
Borja Gutierrez, Luís Valiente

Il museo
Continuicity
ma0/emmeazero studio d’architettura
Massimo Ciuffini, Ketty Di Tardo, Alberto Iacovoni, Luca La Torre
Con
Enrica D’Aula, Diane Jaeger, Lisa Ravanello, Giacomo Pietrapiana, Carlo Tancredi, Piero Ventura
Artista
Sergio Lombardo, Mappa stocastica di 6 forme e 4 colori e-boy.com, font e-boy RegAlpha e pchome_epaper_27
Architetti invitati
Vito Acconci, Acconci Studio (Vito Acconci, Eduardo Marques, Max Sanjulian, Dario Nunez, Jan Fusten), Stretching library

L’ospedale
Campi di turbolenza psicologica
Antonella Mari
Con
Matteo Lorusso
Collaboratore
Marcello Reina
Artista
Paolo Radi, Alam, 2006, (coordinamento artistico: galleria A.A.M. Arte Architettura Moderna, Roma)

Il Parco
Il parco e la residenza delle risorse
Masstudio
Simone Colombo, Chiara Martini, Lorenzo Rossetti, Gabriele Sposato
Artista
Bruno di Lecce, Prima della comunione
Sotto la tangenziale (coordinamento artistico: galleria A.A.M. Arte Architettura Moderna, Roma)
Featuring
Antrocom Onlus: Maria Chiara Miduri, Moreno Tiziani, Lucia Galasso
Architetto invitato
Mecanoo NL

L’area dei Magazzini
Insieme vuoto
Stefano Milani
Collaboratori
Filip Geerts, Arek Seredyn, Radek Brunecky, Con il patrocinio del TU Delft Olanda
Artista
Elvio Chiricozzi, Un soffio d’aria, un brusio d’ali, un volo di uccelli (coordinamento artistico: galleria A.A.M. Arte Architettura Moderna, Roma)

La Mediateca
Layers
Moduloquattro
Architetti Associati
Fabrizio Ciappina, Giuseppe Fugazzotto, Antonello Russo, Gaetano Scarcella
Collaboratori
Monica Bellantone, Rosaria Antonella Testaì, Umile Molinari, Giuseppe Vanadia
Artista
Roberto Pietrosanti, Sfere, (coordinamento artistico:galleria A.A.M. Arte Architettura Moderna, Roma)
Architetto invitato
Laura Thermes

Il Teatro
Un teatro per VEMA
Tomaso Monestiroli
Massimo Ferrari
Collaboratori
Chiara Besozzi, Claudia Tinazzi
Artista
William Xerra, Mento alla bellezza dell’imperfezione
Architetto invitato
Pierluigi Cerri, Ile flottante

Il Parco dello Sport
2026.09.06.18.00.00
OBR Open Building Research
Paolo Brescia, Tommaso Principi, Paolo Salami, Veronica Baraldi, Dahlia De Macina, Chiara Pungiglione, Margherita Menardo, Gabriele Pitocco, Luca Vigliero, Barbara Zuccarello, Francesco Vinci, Izabela Sobjerai, Matteo Casavecchia, Andrea Malgeri
Artista
EcoLogic Studio, Silentscape, Stem, Cristiano Pinna, Play four, Epidermic game, Play with Dostoevskij
Specialisti invitati
Paolo Inghilleri (sociologo), Linzmuzik (sound design), Marco Rossi (paesaggista), Umberto Saraceni (visual artist)

Spazi aperti e nuclei residenziali
Dimensione ambientale e future forme dell’Abitare
Gianfranco Sanna
Con
Giovanni Correli, Vladimiro Frau, Silvia Serrali, Mauro Quidacciolu, Gemma Paone, Fabrizio Pusceddu, Michele Valentino
Artista
Sandra Serusi, Affioramenti

Il polo dell’intrattenimento
Paesaggio Sonoro
Andrea Stipa
Collaboratori
Martina Fiorentino, Francesca Luciano, Gianluca Pelizzi, Matteo Grimaldi, Valentina Ticino, Gabriele Settimelli, Sara D’Innocenzo, Stefano Noccaro, Tommaso Battista, Alessandro Casciotti
Artista
Corrado Sassi, con Gianluca Adami, The big choice
Architetto invitato
Winka Dubbeldam
Specialista invitato
Matteo Meschiari (antropologo)

Parco dell’Energia
Flower Power
Studio.eu
Paola Cannavò, Maria Ippolita Nicotera, Francesca Venier
Collaboratori
Maria Moreno Garcia, Simona Stortone
Artista
Atelier Van Lieshout, SlaveCity (video), Hannes Hoelzl,
Seventyfour Cycles of Growth and Decay (installazione sonora)
con
sonic modules design_experience design
Lorenzo Brusci & Stefano Passerotti/Giardino Sonoro/Timet, Firenze
Fornaci Storiche-Artistiche IMPRUNETA, Firenze (module producer)
Consulenza sugli aspetti energetici del progetto
Daniel Backer – Ecofys GmbH

Barre Infrastrutturali
VELO.CITY
Alberto Ulisse
Unoaunostudio laq_architettura
Con
Marino la Torre, Marco Morante, Maura Scarcella, Giuseppe Marcotullio, Andrea Mezz’aroma, Annalisa Taballione
Artista
Irina Novarese, Della memoria digitale del corpo umano
Architetti invitati
Rodolphe Luscher (Luscher Architectes), Filippo Broggini (BlueOfficeArchitecture)

La modellazione
Dalla correzione dei modelli alla generazione di un modello coerente in scala 1:500
Dato che il progetto della nuova città di VEMA è stato sviluppato con il contributo di venti studi italiani di progettazione architettonica, la ricerca di ottimizzazione dei dati è stata complessa.
Per prima cosa si è proceduto alla correzione dei singoli modelli.
I modelli tridimensionali forniti dagli studi, che sarebbe stato ideale potessero pervenire al DIAPRreM nel solo formato dxf o dwg compatibile Autocad 2000, sono stati invece realizzati nei più disparati software (Microsation, Maya, 3DstudioMax, Archicad, Autocad, ecc.).
Per alcuni progetti è stato possibile effettuare una preverifica utile e necessaria per valutare il grado di complessità dei dettagli.
Il modello deve essere disegnato digitalmente come una “pelle”, che non deve avere spessori né superfici interne, come nei modelli realizzati per i rendering.
Tutti i dettagli liberi (muri, pilastri, colonne, piastre orizzontali, ecc.) con spessore sotto i 2 mm devono essere eliminati o portati ad uno spessore adeguato. Infatti ogni spessore di architettura realizzabile in scala 1:500 deve essere equiparato a tale grado di dettaglio prototipabile.
Tutti i salti di quota inferiori a 0,5mm devono essere eliminati o aumentati.
Per ovviare ogni inconveniente tecnico di questo tipo, che comporta un grande dispendio di ore di modellazione ricostruttiva delle coerenze digitali da eseguire in laboratorio con procedimenti manuali e solo in parti semiautomatici, è necessario un coinvolgimento dello studio di progettazione in una fase preventiva.
Poter, infatti, realizzare una valutazione del modello non definitivo di prova in modo da permettere al personale di ricerca del Centro DIAPReM di valutare e correggere problemi legati all’esportazione ed alla generazione di file creati in ambienti software così diversi, avrebbe fortemente ottimizzato la realizzazione del modello finale.
Dopo questa fase, lunga e complessa, dato l’ampio grado di variabilità di progettazione CAD 3D dei sorgenti digitali si è passato all’assemblaggio del modello digitale completo.
A questo punto a tutti i modelli è stato attribuito uno spessore uniforme di estrusione di 4 mm verso l’interno.
L’assemblaggio dei modelli ha comportato poi, una volta realizzato il modello completo, una seconda valutazione delle modalità di “taglio” della città di VEMA in relazione a tre diversi criteri di scelta:
1 – ottimizzazione delle formelle/mattonella in rapporto alla dimensione dei box di stampa dei tre diversi modellatori concettuali all’opera (Z310, Z510 e Z810);
2 – coerenza degli ambiti tematici dei venti progetti;
3 – riduzione di ogni conflitto di sezione in rapporto a zone o dettagli complessi (per cercare di non demolire o di non rendere sostenibile sbalzi, innesti, elevazioni, ecc.).
Ad ogni mattonella è stato poi digitalmente impresso un codice necessario per la definizione di corrispondenza di assemblaggio, per non trovarsi di fronte poi, in fase di montaggio nel Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia, un difficilissimo puzzle di oltre 600 pezzi.

La stampa 3D
Il Centro DIAPReM del Dipartimento di Architettura di Ferrara dal 2002 sviluppa ricerche sull’utilizzo delle tecnologie di RapidPrototyping nel campo dei Beni Culturali, dell’Architettura e del Design, in una stretta collaborazione con la CMF Marelli di Cinisello Balsamo, importatrice della tecnologia di stampa tridimensionale ZCorporation.
La tecnologia di stampa tridimensionale ZCorporation si basa su un sistema “layer by layer” di costruzione del prototipo. Il materiale di costruzione del modello è la polvere di gesso, scelto anche da molte soprintendenze e restauratori per realizzare copie, essendo un materiale “naturale”, facilmente verniciabile e caratterizzabile.
Le stampanti ZCorp sono le stampanti più veloci attualmente sul mercato, usano una tecnologia di polvere inventata e brevettata dal Massachusetts Institute of Technology di Boston (USA) per creare direttamente parti fisiche da dati digitali.
Il sistema di funzionamento è riassumibile in fasi molto semplici: per primo la stampante 3D stende un strato sottile di polvere, successivamente viene spruzzato dalle testine di stampa uno strato di collante a base d’acqua solamente nelle zone che devono essere create. Terminate queste due fasi il pistone, che controlla il tavolo di lavoro, si abbassa facendo spazio al prossimo strato, ed il processo è ripetuto sino al completamento del modello.
Una volta terminato il modello, questo è sostenuto dalla polvere sciolta non essendo stata oggetto di stampa. Per rimuovere il prototipo dal cestello di lavoro e sufficiente elevare il pistone che controlla la tavola di lavoro e la polvere non incollata verrà asportata molto semplicemente. E’ possibile riutilizzare questa polvere non incollata come nuovo materiale da stampa; tutto ciò permette di utilizzare solamente materiale atto alla creazione del modello, senza utilizzare materiale a perdere per il sostegno dello stesso riducendo i costi.
Nel caso della realizzazione del grande plastico di VEMA il DIAPReM ha costituito nel mese di agosto 2006 una rete di collaboratori in tutto il territorio nazionale ed oltre per poter avere un gruppo di stampanti concettuali della medesima tecnologia di produzione, coinvolgendo giovani società che si stanno esponendo in questo settore del mercato dei servizi: la TryeCo snc di Ferrara e Leviatan srl di Firenze hanno collaborato in maniera continuativa con il DIAPReM che ha coordinato ogni fase di lavoro dall’Università di Ferrara, mentre in un secondo momento per completare le ultime fasi del modello hanno partecipato anche la Move it Design snc di Marcianise, la Ferrotto Design sas di Roletto e i.CUP – Istituto per il Progetto Urbano Contemporaneo USI _ Accademia di Architettura di Mendrisio.

Le macchine di Prototipazione Rapita (RP)
Nell’affrontare la scelta delle macchine di RP, data la vasta gamma di tecnologie esistenti, l’obiettivo è stato quello di trovare dei prodotti che rispondessero al 100% al dogma della Prototipazione Rapida: ridurre il “Time to Market”, velocizzando i tempi di produzione del modello e riducendone contemporaneamente i costi.
La scelta è caduta sulle stampanti a polvere di gesso ZCorp. Z Corporation: è una Società americana con sede a Burlinghton (Mass), fondata nel 1997, che produce stampanti 3D, basate su brevetti tecnologici rilasciati dal M.I.T., in grado di costruire automaticamente modelli fisici tridimensionali direttamente da file CAD.
Il funzionamento è del tutto analogo alle stampanti da computer, ma anziché stendere inchiostro su di un foglio, viene spruzzata colla su polvere di differenti materiali atossici.
Ciò permette ai progettisti di avere in mano un oggetto invece di interpretare un disegno 2D sulla carta o su uno schermo. Il modello e’ costruito automaticamente in minuti o poche ore con la semplice pressione di un pulsante.
Attualmente nel mondo sono installate più di 1.000 stampanti tra i vari modelli e durante la lavorazione del plastico di VEMA sono state chiamate in causa tutte le tipologie di stampanti prodotte dalla casa statunitense. Un grande sforzo di modellazione e correzione dei file stl, nonché di catalogazione delle singole formelle, che sono state tagliate per sfruttare al massimo le dimensioni dei box di stampa delle varie attrezzature coinvolte.

Il Sistema ZPrinter 310
Il Sistema ZPrinter 310 crea modelli fisici direttamente da dati digitali in ore invece di giorni. Il sistema è veloce, versatile e semplice, permette pertanto ai progettisti di creare una gamma di modelli concettuali e di particolari per prove funzionali rapidamente ed economicamente.
Il sistema è ideale per ambiente d’ufficio o per centri educativi, fornendo a sviluppatori di progetti facile approccio ad una stampante 3D. Il morbido design della ZPrinter e la semplice interfaccia operatore lo rendono il sistema introduttivo ideale per la prototipazione rapida. Per di più la versatilità della macchina permette agli utilizzatori di creare pezzi rapidamente per una valutazione iniziale e per verifiche, pezzi verniciati per una valutazione dell’aspetto finale, o modelli per fusioni. I prototipi possono essere realizzati in amido, gesso o polvere ceramica. Campi applicativi: dai veloci valutativi modelli concettuali, ai prototipi per complete prove funzionali.
Con questo sistema di stampa TryeCo snc di Ferrara ha realizzato circa il 32 % del modello, e la Move it Design snc di Marcianise (Caserta) circa il 2%.
Le caratteristiche del Sistema ZPrinter 310 sono le seguenti:
Volume costruibile: 203 x 254 x 203 mm.
Spessore degli strati: Selezionabile dall’operatore all’atto della stampa: 0,088 – 0,254 mm.
Dimensioni del sistema: 74 x 81x 109 cm.
Peso: 113 kg.
Formato dei file per la stampa: STL
Software del sistema: l Software del Sistema proprietario della Z Corporation accetta modelli solidi in formato file STL come input. Il Software del Sistema gira su Microsoft Windows* 2000 Professional, NT e XP Professional.

Il Sistema Spectrum Z510
Il Sistema Spectrum Z510 esalta la qualità dei pezzi grazie ad una maggiore risoluzione di stampa (600 x 540 dpi), ad una accresciuta finitura superficiale e ad una migliore accuratezza dei dettagli.
L’elevata tecnologia di stampa a getto consente la realizzazione di modelli molto fedeli a colori a 24 bit inclusa la possibilità di applicare texture.
Il grande volume di costruzione (254 x 356 x 203 mm), la velocità senza rivali e il basso costo dei materiali, permette agli utilizzatori di ottimizzare al massimo la produzione di prototipi tridimensionali.
Con questo sistema di stampa il DIAPReM di Ferrara ha realizzato circa il 41% del modello, Levitan srl di Firenze circa il 12%, la Ferrotto Design di Roletto (Torino) circa il 4% e la CMF Marelli di Cinisello Balsamo (Milano) circa il 3%.
Le caratteristiche del sistema Spectrum Z510 sono le seguenti:
Velocità di costruzione: Modo colore: 2 strati al minuto. Modo Monocromatico: 6 strati al minuto
Volume Costruibile: 254 x 356 x 203 mm
Spessore degli strati: Selezionabile dall’operatore all’atto della stampa: 0,089 – 0,254 mm
Colore: RGB Full Color (Milioni di Colori)
Dimensioni del Sistema: 1070 x 795 x 1260 mm.
Peso: 204 kg
Formato dei File per la stampa: STL, VRML, PLY e SFX Software del Sistema
Il Software del Sistema proprietario della Z Corporation accetta modelli solidi in formato STL, PLY, VRML (WRL) e SFX come input. Il Software del Sistema gira su Microsoft Windows* 2000 Professional e XP Professional.

Il Sistema Z810
Il Sistema Z 810 è il mezzo più veloce e meno caro per creare prototipi di grande dimensione per verifiche di progetti, mock-up per verifica degli ingombri e per prove di montaggio, e modelli per fusioni. Il grande volume costruibile Vi permette di realizzare modelli in scala 1:1 per una più realistica comunicazione con il marketing, la produzione, i clienti e i fornitori.
La possibilità di stampare a colori permette un’accurata rappresentazione dei progetti, incluse le analisi FE, e gli altri dati utili all’ingegnerizzazione, esaltando ancor di più la comunicazione.
La gamma di differenti materiali e i diversi infiltranti utilizzabili danno l’opportunità di produrre pezzi con differenti proprietà fisiche tali da soddisfare una vasta gamma di esigenze.
Con questo sistema l’i.CUP – Istituto per il Progetto Urbano Contemporaneo USI _ Accademia di Architettura di Mendrisio per l’integrazione alla prototipazione di VEMA ha realizzato circa il 6% del plastico.
Le caratteristiche del Sistema Z810 sono le seguenti:
Velocità di costruzione: Modo colore: 2 strati al minuto. Modo Monocromatico: 6 strati al minuto
Volume Costruibile: 500 x 600 x 400 mm
Spessore degli strati: Selezionabile dall’operatore all’atto della stampa: 0,088 – 0,254 mm
Colore: RGB Full Color (Milioni di Colori)
Dimensioni del Sistema: 241 x 114 x 193 cm
Peso: 565 kg
Formato dei File per la stampa: STL, VRML, PLY e SFX Software del Sistema: Il Software del Sistema proprietario della Z Corporation accetta modelli solidi in formato STL, PLY, VRML (WRL) e SFX come input. Il Software del Sistema gira su Microsoft Windows* 2000 Professional, NT e XP Professional.

Pulitura e resinatura
Quando le mattonelle e formelle vengono estratte dal prototipatore devono essere soffiate con degli appositi compressori per eliminare dalla superficie tutta la polvere di gesso in eccesso.
Questa fase è molto delicata in quanto i componenti stampati non sono ancora perfettamente induriti al contatto.
Per generare una superficie sicura e a tenuta, anche in rapporto all’umidità, deve essere realizzata una resinatura di tutte le parti esposte.
Per il plastico di VEMA è stata realizzata una resinatura con resine epossidiche bicomponenti e nelle parti più sottili e fragili e stata aggiunta un preindurimento con colla cianoacrilica.
Duranti queste fasi i tecnici di laboratorio, hanno operato con protezioni su tutto il corpo e in condizioni di aerazione controllata ed abbondante (quando le condizioni meteo lo permettevano in ambiente esterno o interesterno).
Dopo questa fase bisogna attendere almeno un paio di giorni di stagionatura in modo che la resina epossidica completi il suo ciclo di polimerizzazione.
Le formelle devono essere protette e tenute in condizioni di giacitura corretta in relazione al loro gradi di complessità e morfologia.
In casi particolarmente complessi è stata operata la scelta di preassemblare alcune formelle operando successivamente la resinatura in modo da creare una maggiore resistenza di tutto il componente del plastico così generato.

Assemblaggio
Presso il Centro DIAPReM dell’Università di Ferrara è stata predisposta una grande sala in cui simulare il preassemblaggio a secco di tutto il plastico, occupando una serie di tavoli accostati su cui era stata predisposta la stampa 2D cartacea di tutto il masterplan.
Questa fase è fondamentale perché, in situazioni così articolate e diversamente variate, permette d valutare ogni condizione di esatto rapporto di scala, di costituire gli eventuali spessori di per mettere il plastico nelle corrette quote di montaggio (bisogna ricordare che una buon parte di VEMA ha una altimetria variabile con zone ipogee, ponti sopra elevati, grandi aeree interrate, ecc.).
In questa fase, progressiva e sistematica vengono valutate anche le problematiche di montaggio che potranno essere riscontrate poi nel Padiglione Italiano della Biennale, dove le tempistiche di lavoro devono risultare molto più rapide ed efficienti. In alcune situazione è stata operata la scelta di preassemblare su piastre di legno e/o polistirolo di densità utile una serie coerente di formelle/mattonelle (in numero massimo di 4 o 6) in modo da velocizzare il lavoro finale.
Non sempre tuttavia è stato possibile compiere tale procedure in quanto l’articolazione ed il dettaglio volumetrico non avrebbero consentito, per piastre preassemblate di grandi dimensioni, un trasporto sicuro e non danneggiante, soprattutto nelle difficilissime condizioni degli spostamenti in laguna a Venezia.

Verniciatura
Per quanto riguarda gl effetti superficiali la formella quando viene estratta dalla stampante 3D risulta leggermente ruvida e candida come la polvere di gesso, Un impatto qualitativo molto efficace ma che non può essere utilizzato per le problematiche di resistenza precedentemente descritte.
Dopo la fase di resinatura le formelle acquistano invece una particolare caratteristica cromatico-materica che surroga ed imita l’effetto lapideo.
Questo carattere del risultato superficiale è a volte molto efficace in particolari allestimenti.
Ad esempio il DIAPReM, che ha collaborato alla realizzazione della mostra delle architetture di Chipperfield nel Palazzo della Ragione di Padova creando alcuni prototipi dei progetti dello studio londinese, ha eseguito in quel caso un stampa 3D con l’effetto finale resinato. Il confronto con plastici creati con materiale lapideo avvicinati a questi in polvere di gesso infiltrato è stato molto apprezzato.
Per il plastico di VEMA, diversamente, l’effetto di omogeneità e di coerenza progettuale del masterplan richiedeva realizzare il modello solido finale con un effetto percettivo uniforme, in cui la planovolumetria dell’articolato susseguirsi delle architetture fosse rispettata anche nella smorzata caratteristica cromatica delle formelle.
Dopo una serie accurata di prove e test di verniciatura, che potessero mettere in luce i diversi gradi di adesione e di tenuta sulle superfici resinate in modalità differenti, è stata fatta la scelta di verniciare tutto il modello, formella per formella, con due mani di fondo all’acqua pigmentato per esterni di colore bianco.
Questo trattamento, di piccolissimo spessore, non ha modificato l’effetto del dettaglio architettonico e a ricostruito in parte quel carattere opaco e ruvido che possiede ogni formella nell’iniziale fase di estrazione dal prototipatore.

Imballaggio e il trasporto
Le oltre seicento formelle realizzate hanno dovuto sopportare un trasporto molto variato e complesso su diversi mezzi di locomozione. Inoltre, proprio per la grande quantità dei componenti ed il volume complessivo generato da un imballaggio protettivo si è dovuto organizzare un trasporto in più fasi dal Centro DIAPreM dell’Università di Ferrara verso l’Arsenale di Venezia.
La scelta di un imballaggio leggero (cartone, polistirolo, gomma piuma, ecc.) ha consentito di realizzare dei colli più trasportabili e che potessero meglio attutire gli eventuali urti e vibrazioni dei mezzi di trasporto. Il difetto di tale scelta si riscontra nell’impossibilità di un recupero,se non parziale, dell’imballaggio che è sostanzialmente a perdere.
Alla fine della mostra si trova ricostruire un nuovo imballaggio finalizzato allo stoccaggio e/o all’eventuale nuovo trasporto di tutto il plastico. Anche in questo caso tutta l’operazione di imballaggio, per svariati metri cubi di stoccaggio, è stata organizzata con una codificazione utile alla ricostruzione dei diversi progetti. Questa precauzione si è rivelata molto utile in quanto durante le fasi concitate di allestimento di tutto il Padiglione non è stato possibile avere a disposizione un pratico ambiente di disimballaggio e, per motivi tecnici, i colli hanno anche subito diversi spostamenti interni al complesso delle Tese dell’Arsenale.

L’assemblaggio del modello finale
Dopo il trasporto presso le sedi della Biennale si è dovuto realizzare un montaggio finale del plastico. La scelta è ricaduta su un montaggio a secco, che potesse da un lato mettere in evidenza il criterio di realizzazione di tutta la grande superficie di oltre quaranta metri quadrati e dall’altro consentire il futuro smontaggio di tutta l’opera per un sua futura ricollocazione.
I curatori dell’allestimento hanno predisposto un piano di appoggio opportunamente sagomato di circa quaranta centimetri di altezza che potesse offrire una visione complessiva del modello, mentre, salendo sulla rampa terminale del padiglione che conduce su un piccolo balconcino, il tipo di collocazione permettesse un effetto di visione a volo d’uccello di tutta la città di VEMA.
La fase di montaggio è stata eseguita, durante i giorni di inaugurazione del Padiglione Italiano l’otto e il nove settembre 2006, con i tecnici del DIAPReM all’opera, immersi nel pubblico di giornalisti ed autorità.
L’idea dei curatori è stata quella di offrire al pubblico specialistico e a tutti coloro che erano connessi e collegati con la visione da una webcam da internet, una simulazione di atto creativo della città di VEMA: come se i costruttori fossero veramente all’opera.
I tecnici del DIAPReM con camici bianchi e guanti di lattice cercavano di completare tutto il montaggio nei suoi dettagli e procedure di ritocco, portando all’interno del Padiglione un po’ per volta mattonelle e formelle corrispondenti ai diversi ambiti tematici.

Crediti Plastico
Il plastico è realizzato dal DIAPReM (Development of Integrated Automatic Procedures for Restoration of Monuments – Centro dipartimentale per lo sviluppo di procedure automatiche integrate per il restauro dei monumenti – www.diaprem.unife.it) dell’Università di Ferrara nell’ambito di una convenzione tra il Consorzio Ferrara Ricerche e la Fondazione Biennale di Venezia: Marcello Balzani (responsabile scientifico), Matteo Fabbri (coordinatore della modellazione e della stampa 3D), Roberto Meschini (assemblaggio e logistica), Nicola Tasselli (modellazione e stampa 3D), Tommaso Sassoli, Paolo Allodoli, Tommaso Mandorino (collaboratori).
Collaborazione alla stampa 3D: Tryeco snc di Ferrara (www.tryeco.com), Leviatan srl di Firenze (www.prototipazione-e-modellazione-rapida-3d.com).
Supporto e assistenza tecnica: CMF Marelli di Cinisello Balsamo (www.cmf.it).
Foto, video e selezione materiale documentativi: Christian Martuzzi.
Collaborazione all’assemblaggio: Cecchinato Maddalena, Sanmarchi Federico, Alessandro Grieco
Verniciatura: Falegnameria Chiozzi di Ferrara.
Il film di VEMA: Vittorio Savi e Carlo dal Bosco

Si ringrazia per l’integrazione alla prototipazione:
Move it Design snc di Marcianise (CE)
www.moveitdesign.com
Ferrotto Design sas di Roletto (TO)
www.ferrottodesign.it
i.CUP – Istituto per il Progetto Urbano Contemporaneo USI _ Accademia di Architettura di Mendrisio.

Nota
I testi delle prime sezioni del dossier riguardanti il masteplan, l’allestimento ed i progetti sono stati tratti dal sito www.padiglioneitaliano.org per gentile concessione dei curatori del Padiglione Italiano.

Marcello Balzani
Direttore del DIAPReM
Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
e-mail: marcello.balzani@unife.it

Matteo Fabbri
Responsabile Settore Prototipazione Solida del DIAPReM
Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
e-mail: matteo.fabbri@unife.it

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