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Così, a margine dell’assemblea di Federbeton, la Federazione che riunisce le principali associazioni imprenditoriali della filiera del cemento armato italiano, il Presidente Augusto Federici lancia l’allarme di fronte ad una situazione che vede una contrazione dei consumi di cemento nei primi mesi 2010 del 10%, il che significa una riduzione di oltre un terzo in tre anni. Si tratta di dinamiche che trovano equivalenti riscontri anche tra i produttori di calcestruzzo preconfezionato e nell’industria della prefabbricazione. La Federazione ha, infatti, stimato che alla fine del 2010 la domanda di cemento si dovrebbe assestare intorno ai 31 – 32 milioni di tonnellate contro i 47 milioni di Gennaio 2008. “Dopo un 2009 che è stato l’anno peggiore degli ultimi venti, il 2010 ne sembra ricalcare l’andamento. La nostra filiera – ricorda Federici – vive soprattutto di nuove opere. L’importanza delle infrastrutture risulta fortemente ridimensionata, così come ben poco beneficio verrà dai programmi previsti per i Piani Casa. Ci vuole ben altro per evitare una crisi strutturale, con un forte ridimensionamento produttivo che avrebbe effetti rilevanti sul tessuto industriale di un settore da sempre trainante per la nostra economia.” Soprattutto le aspettative rispetto al Piano delle opere strategiche (legge Obiettivo) risultano fortemente ridimensionate. Federbeton ha, infatti, stimato che all’apice di attività, all’inizio del decennio, la domanda di cemento – indicatore importante anche se non l’unico – relativamente a queste grandi opere abbia toccato i 2 milioni e mezzo di tonnellate in un anno e mediamente essa abbia rappresentato il 4% del consumo totale interno. La prospettiva per i prossimi anni è che si riduca al di sotto dell’1%. “Le difficoltà riscontrate nel rispettare i tempi, la procrastinazione di diverse opere e la cronica carenza finanziaria dello Stato in una fase congiunturale difficile, fanno si che le grandi opere a dispetto della loro risonanza siano ben lontane da costituire un volano in grado di invertire un processo che oggi determina una perdita della domanda di 3 –4 milioni all’anno.” Per il Presidente di Federbeton la soluzione va trovata nella ricostruzione delle condizioni per una ripresa diffusa di iniziative, agendo sulla rimozione dei vincoli imposti dal Patto di stabilità. “Condividiamo pienamente le richieste avanzate da Ance e da Federcostruzioni per puntare su un piano di piccole opere che può essere concretamente avviato rendendo possibile l’attivazione di interventi da parte delle tante amministrazioni locali virtuose che oggi dispongono di progetti esecutivi pronti a trasformarsi in cantieri. Vi sono tante realtà dove ad una progettazione in stato avanzato si accompagna la disponibilità del sostegno della finanza locale rappresentata dalla diffusa rete delle banche territoriali, in grado di riavviare un processo virtuoso, il solo per consistenza e capillarità in grado di far ripartire un nuovo ciclo positivo delle costruzioni ed evitare un autunno che si presenta quanto mai critico per la nostra filiera.” Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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