La Regione Lombardia prende posizione sul piano casa. Perché aspettare ancora «i rinvii del governo, dopo gli accordi del 30 marzo, significa destabilizzare un comparto, quello edile, già in crisi. Di più: in ginocchio». Così il Pirellone accelera. Anticipa l’esecutivo e presenta un progetto di legge anticrisi per la Lombardia. Che in parte ricalca le linee previste dall’intesa governo-Regioni («recupero degli spazi edilizi inutilizzati» e «ampliamento degli edifici residenziali del 20 per cento»). E in parte le integra con due novità. Primo: la sostituzione, con un possibile incremento volumetrico fino al 30 per cento, non solo di edifici residenziali ma anche industriali e rurali («con le opportune cautele»). Secondo: la possibilità per la Regione di «autorizzare la sostituzione di edifici anche nelle aree storiche o di rilievo naturalistico-ambientale, se non compatibili con il contesto».
Che tradotto significa: scavalcare i vincoli delle soprintendenze. «Ed evitare così le lentezze burocratiche delle concessioni, previo comunque assenso di un’apposita commissione tecnica», evidenzia l’assessore al Territorio e all’Urbanistica della Regione Lombardia, Davide Boni, leghista della vecchia guardia. «Gli interventi comunque sono sugli edifici, non sulle aree». E l’obiettivo, aggiunge, è quello «di sfruttare il minor territorio possibile, puntando sulle massime volumetrie». Stesse superfici, più spazi abitativi e produttivi. E migliori sotto il profilo energetico. Il pdl sostegno edilizio, ovvero il piano casa lombardo, il secondo presentato in Italia («il primo è quello della Regione Toscana, ma è meno completo e articolato del nostro») passerà mercoledì alla discussione e all’approvazione di giunta. Poi diventerà operativo. Per un periodo di 18 mesi.
In Lombardia il comparto edilizio rappresenta il 7,8 per cento degli impieghi del Pil regionale e conta il 7,5 per cento del totale degli occupati. Oggi è un settore in fortissima crisi, come evidenzia anche il rapporto dell’Ance, l’Associazione dei costruttori edili: «Nel 2009, a livello previsionale, il valore degli investimenti in costruzioni in Lombardia registrerà un calo del 4,8 per cento in termini reali». «Per questo — spiega Boni — era necessario dare un segnale forte. C’era, anzi c’è il rischio che le difficoltà del settore possano indebolire l’intero tessuto socio-economico della regione». Da qui «la necessità e l’urgenza» di un piano articolato su più punti: recupero degli spazi edilizi inutilizzati; ampliamento fino al 20 per cento degli edifici mono-bifamiliari con volumetria non superiori al mille metri cubi; interventi per la sostituzione di vecchi edifici non solo residenziali ma anche industriali o rurali; riqualificazione dei quartieri di edilizia abitativa pubblica anche in deroga alle previsioni quantitative dei piani urbanistici vigenti; demolizioni e ricostruzioni con materiali per il risparmio energetico.
E i vantaggi economici? «Il provvedimento legislativo, secondo le nostre previsioni — precisa Boni —, avrà un impatto di circa 5,12 miliardi di euro. Non solo: porterà anche benefici sotto il profilo energetico nell’ambito residenziale con un risparmio complessivo di circa 14,9 milioni di euro all’anno». Un piano casa, dunque, anticrisi. «Senza più ritardi. Ma anche un’occasione per cambiare il volto delle città lombarde».
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