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Una simulazione condotta da CleanBnB, azienda leader in Italia nel settore delle locazioni a breve termine, dimostra, numeri alla mano, che un appartamento dato in affitto breve può portare nelle tasche del proprietario circa il 50% in più, rispetto al tradizionale affitto di lungo periodo. Ma non solo. Al vantaggio puramente economico dell’affitto breve (vedi calcolo nel comunicato integrale qui di seguito riportato) se ne aggiungono molti altri, da non sottovalutare, che CleanBnB evidenzia chiaramente, come l’assenza di rischio di morosità, la durata contrattuale non fissa e la mancanza di costi fissi di intermediazione. “L’Italia è un Paese di proprietari, oltre il 70% delle famiglie italiane possiede la casa in cui abita. Ma tantissimi sono gli appartamenti che per varie ragioni restano vuoti o poco valorizzati. Un rapporto Istat parla di 7 milioni di appartamenti sfitti: un potenziale incredibile per il settore degli affitti brevi. Basta fare due conti per capire quanto questo modello di affitto possa rivelarsi conveniente”. Queste le parole di Francesco Zorgno, socio fondatore di CleanBnB. Proviamo allora a fare un calcolo rapido per capire quanto possa rendere un appartamento in affitto breve, rispetto a una locazione tradizionale. Prendiamo il caso di un bilocale in città, in una zona semicentrale, con un canone mensile di 1.000 euro in affitto della durata di 4+4 anni. Per affittarlo, il proprietario si rivolge a un mediatore spendendo circa 1.500 euro una tantum; di conseguenza, a fine anno ha un incasso di poco superiore ai 10.000 euro. Lo stesso appartamento, sul mercato degli affitti brevi può arrivare a un incasso mensile di circa 2.000 euro. Considerando circa 200 euro al mese di costi per utenze e spese di condominio, e altri 500 euro mensili per i costi di gestione, a fine anno lo stesso appartamento avrà generato per il proprietario oltre 15.000 euro. E le tasse? “In ambedue i casi il trattamento fiscale è analogo con applicazione della cedolare secca – precisa Zorgno – , quindi ne risulta che il proprietario con l’affitto breve guadagna di norma il 50% in più di quello che guadagnerebbe con l’affitto lungo. La recente normativa che rende applicabile la cedolare secca anche agli affitti brevi in questo caso è fortemente incentivante”. Gli altri vantaggi Al vantaggio puramente economico dell’affitto breve se ne aggiungono molti altri, che CleanBnB così riassume. Durata contrattuale: il contratto di gestione con il proprietario dura di norma un anno (rinnovabile): soluzione ideale per coloro che, nell’ottica di una possibile vendita o occupazione diretta dell’immobile in futuro, non vogliono vincolarsi con i classici contratti di durata 4+4 o 6+6 anni. Nessun rischio morosità: nel mondo degli affitti brevi non è consentito l’accesso all’appartamento se non si è già integralmente saldato il soggiorno. Pertanto si annulla il problema di insolvenza endemico degli affitti di lungo periodo. Profilazione degli inquilini: lavorando su piattaforme online tipo Airbnb.com si conoscono il profilo e la storia pregressa dei soggiorni di ciascun ospite. In questo modo è possibile evitare sorprese spiacevoli. Disponibilità dell’immobile: può essere consentito ai proprietari l’uso saltuario del proprio immobile per motivi personali, il che ovviamente è impossibile nell’affitto di lungo periodo. Nessun costo fisso di intermediazione: nell’affitto lungo, normalmente esiste un mediatore il cui costo fisso si ammortizza solo sul lungo periodo. Non è così con gli affitti brevi. “Come si può evincere dai punti sopra, – conclude Francesco Zorgno – i fattori non economici sono tali e tanti da rendere molto spesso (più di quanto si pensi) l’affitto breve comunque preferibile a quello di lungo periodo, a prescindere dai vantaggi economici che comunque sono spesso molto significativi”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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