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Sarà il famoso architetto ticinese Mario Botta ad inaugurare, questa mattina, una mostra dedicata a ”L’architettura del sacro” presso il Royal Institute of British Architects (RIBA) di Londra. L’esposizione, dal titolo “Prayers in Stone”, sarà aperta al pubblico domani, 23 novembre. Una combinazione di testi, immagini e modelli spettacolari documenterà alcune delle opere sacre più conosciute di Botta, tra le quali la sinagoga Cimbalista, a Tel Aviv, la spettacolare cappella di Santa Maria degli Angeli, a Monte Tamaro (Svizzera) o la chiesa di San Giovanni Battista, a Mogno, nel suo Paese natale. Durante gli ultimi anni, Botta ha centrato la sua attenzione sugli edifici pubblici e si è applicato all’architettura sacra a Evry (Francia). Presso il RIBA, Botta parlerà dei suoi progetti più recenti, tra i quali quello del Teatro La Scala di Milano, il Museo Leeum, di Seoul, e il giardino di sculture L’Arca di Noé, a Gerusalemme. La grande capacità dell’architetto ticinese è quella di sviluppare un linguaggio architettonico basato sullo studio delle forme primarie, dei volumi puri, della geometria elementare, dei materiali tessuti o lapidei. Una sfida importante da vincere per Botta è misurarsi con l’infinito attraverso elementi finiti, figure semplici che sono più facilmente distinguibili e in cui tutti si possono riconoscere. La mostra, inoltre, ripercorre, attraverso disegni e materiale fotografico, i principali progetti dell’architetto svizzero realizzati per edifici sacri in varie parti d’Italia e all’estero. L’architettura religiosa, nel percorso creativo di Botta, parte dal bisogno di spiritualità insito nell’uomo. Ciascuno edificio sacro, al di là delle confessioni religiose al quale è destinato, si pone come paradigma di un modo di interpretare tale bisogno , per dare forma ai valori collettivi del nostro vivere, modellando con sapienza luce e spazio così da trarne un significato simbolico riconosciuto e condiviso. Tutto ciò recuperando la tradizione costruttiva del passato, in particolare, l’uso massivo del laterizio e della pietra, quest’ultima spesso proveniente dalle località dove l’architetto pone in essere i suoi interventi, volendo con ciò perseguire anche l’obiettivo di contestualizzare le proprie architetture in relazione all’ambiente di riferimento di volta in volta individuato, come dire: il rispetto del genius loci . Mario Botta è il leader ormai riconosciuto di un movimento architettonico europeo che ha preso le mosse dal Canton Ticino privilegiando aspetti come l’ ordine, la materia, la geometria, la razionalità, la centralità dell’uomo sotto forma di funzione, percezione, pensiero, controllo rigoroso del processo creativo. La grande capacità dell’architetto ticinese è appunto quella di sviluppare un linguaggio architettonico basato sullo studio delle forme primarie, dei volumi puri, della geometria elementare, dei materiali tessuti o lapidei. Una sfida importante da vincere per Botta è misurarsi con l’infinito attraverso elementi finiti, figure semplici che sono più facilmente distinguibili e in cui tutti si possono riconoscere. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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