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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti Toggle Metaverso nell’immobiliare: il ruolo del virtual real estateMetaverso e proptech: l’Italia è indietroMetaverso nell’edilizia: le prospettive aperte e possibili È possibile immaginare il metaverso nell’immobiliare? Non solo è immaginabile, ma è già reale. Lo scorso febbraio il New York Times, titolava così: “Il prossimo mercato immobiliare caldo è fuori dal mondo. È nel Metaverso”. Non mancava di confortare la tesi con numeri di tutto rispetto: si stima che il mercato immobiliare del metaverso crescerà di 5,37 miliardi di dollari entro il 2026. E aggiungeva: “Appezzamenti di terreno in forma di pixel vengono acquistati, venduti e edificati in un mercato che ora vale 1,4 miliardi di dollari, rendendo il metaverso una nuova frontiera per costruttori e investitori immobiliari”. Ecco lo spunto di interesse: un ruolo del metaverso per l’immobiliare c’è già, ma è possibile anche pensare a un suo impiego nel mondo della progettazione, dell’architettura, dell’edilizia. Come? Il metaverso offre un’opportunità unica al settore della progettazione: consente ai professionisti di potersi “immergere” nel progetto di costruzione durante un’ampia varietà di fasi. Le possibilità di impiego di questo spazio virtuale sono ancora tutte da scoprire, con opportunità e risvolti economici miliardari. Se c’è chi prevede che il mercato degli investimenti nel metaverso abbia il potenziale per diventare un mercato da mille miliardi di dollari, McKinsey guarda più avanti e parla di un potenziale atteso per generare 5mila miliardi nel 2030. Gli affari si fanno già: per esempio, la società di sviluppo immobiliare degli Emirati Arabi Damac Group ha previsto di investire 100 milioni di dollari per costruire “città digitali” nel metaverso. In questo caleidoscopico mondo dei metaversi (proprio così: non ne esiste solo uno, ma diversi) c’è spazio per il virtual real estate, ma anche per architettura ed edilizia. Metaverso nell’immobiliare: il ruolo del virtual real estate Prima di parlare del metaverso nell’immobiliare va considerato il virtual real estate, ovvero la versione virtuale del mercato degli immobili, compresi operatori, prodotti e servizi, che trova nel metaverso e nella blockchain due elementi basilari. Esso «potrebbe svolgere il ruolo del precursore per il mercato immobiliare tradizionale per introdurre alcune innovazioni che impiegheranno più tempo a essere applicate nel mondo “fisico” – afferma Stefano Bellintani, docente di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Milano, co-founder e responsabile dell’Italian Proptech Network –. Penso agli smart contract, che nel metaverso sono la regola». Smart contract è un contratto informatico archiviato su una blockchain. È destinato a prendere piede anche nel real estate tradizionale. «La blockchain consentirà, laddove esiste una raccolta di informazioni di dati sul campo, di certificare la realizzazione di servizi nei termini previsti dai livelli di servizio contrattuali, come manutenzione, pulizie, sorveglianza», automatizzando e rendendo più puntuale e snello il processo di verifica, grazie all’impiego della tecnologia. Nel metaverso – prosegue il docente – si parla già di compravendita e di costruzione di lotti, ma anche di servizi vendibili in un ambiente virtuale, di fatto molto simili a quelli che accadono già nell’immobiliare. «Sta avvenendo una virtualizzazione dei servizi professionali tipici del real estate nel metaverso. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, siamo agli inizi, ci sono ancora aspetti da regolare. Un esempio: esistono ben 32 metaversi che trattano la vendita di immobili digitali, ma tre di essi attraggono più dell’80% di tutto il flusso di denaro previsto». Vi operano società di costruzioni virtuali nel metaverso, consulenti e altri professionisti. «In questo nuovo mondo che sta avanzando credo che si prefigurino una serie di questioni e di aspetti che verranno traslati anche nel mondo reale». Sarà anche interessante pensare alle possibilità di investimento sia su asset fisici e virtuali, aprendo a opportunità di business interessanti. Metaverso e proptech: l’Italia è indietro In tutto questo scenario, che riguarda l’entrata in azione del metaverso nell’immobiliare, ma anche l’avvento del proptech (termine nato dall’unione di “property” e “technology” e che indica l’impiego di tecnologie e strumenti nel mercato nel real estate), l’Italia come si pone? «È molto indietro, rispetto agli Stati Uniti, ma non solo. Un esempio è costituito da Coderblock, startup che ha creato «il primo metaverso italiano»: una piattaforma online per la creazione di esperienze virtuali immersive all’interno di metaversi 3D interconnessi per uffici, eventi, formazione. A oggi si contano nel mondo 141 metaversi esistenti, popolati dagli Avatar di centinaia di milioni di persone: poco più di una trentina sono dedicati esclusivamente o in prevalenza all’immobiliare, ma solo uno è italiano. «Altri Paesi sono più avanzati: penso alla Spagna, che ha diverse società di consulenza in questo specifico ambito. Siamo davvero agli inizi, mentre nel mondo ci si sta muovendo più rapidamente», rileva Bellintani. Metaverso nell’edilizia: le prospettive aperte e possibili Oltre all’impiego del metaverso nell’immobiliare, è interessante comprendere che ruolo potrebbe avere nel settore edile, delle costruzioni, in quello progettuale. Lo mette in luce lo stesso docente e responsabile dell’Italian Proptech Network: «se si pensa al metaverso nella sua componente immersiva o in termini di virtualizzazione del territorio è tutto da vedere come potrà essere applicato al mondo delle costruzioni. C’è però un elemento tecnologico che ha possibili relazioni col metaverso: il digital twin». Pur tenendo conto che non c’è una definizione univoca di metaverso, le analogie ci sono e potrebbero essere utili per avviare determinati servizi o per monitorare determinate attività, dalla verifica dello stato avanzamento dei lavori al tracciamento dei pagamenti fino alla visualizzazione dell’edificio, monitorando valori e parametri. In pratica, il metaverso potrebbe essere un abilitatore del concetto alla base degli smart building. Ma non solo: potrebbe contribuire a verificare i criteri di sostenibilità. Pensiamo al ruolo svolto, negli ultimi dieci anni, dal Building Information Modeling (BIM). Ormai è ampiamente adottato e integrato a vari livelli di progettazione, costruzione e manutenzione degli edifici. La creazione di un “gemello digitale” di un edificio o sistema fisico mira a rendere l’entità del mondo reale più sicura, più efficiente e più resiliente. Questo processo inizia con un BIM completamente integrato. Qui entrerà in gioco il metaverso: esso ha importanti implicazioni sul modo in cui si collabora e si lavora nei settori dell’edilizia e del settore immobiliare. Il metaverso prende tutte le risorse importanti nel lavoro quotidiano (modelli 3D, conversazioni, media, visualizzazione dei dati, gestione dei progetti, app web) e le porta in uno spazio virtuale condiviso dove possiamo interagire con gli altri. Qui si fa spazio quella che può essere definita l’informatica immersiva, generata grazie all’impiego di realtà virtuale e aumentata per la collaborazione remota durante la progettazione e la pianificazione. Dalla pianificazione del sito alle variazioni architettoniche, sarà possibile sperimentare rapidamente una moltitudine di iterazioni, risparmiando materiali e arrivando più rapidamente alle versioni finali del progetto. Su questo punto il metaverso sarebbe un banco di prova per le attività del mondo reale per portare a termine le cose in modo più rapido ed efficace, eseguendo simulazioni della fase di costruzione per identificare gli scenari più adatti e bilanciando le risorse di conseguenza. Non solo: l’impiego del metaverso nell’immobiliare e anche in campo edile/architettonico potrebbe sviluppare anche nuove opportunità professionali e occupazionali. I metaversi abilitano la necessità di contare su profili professionali che sono alter ego di quelli presenti nel “mondo reale”. «Serviranno valutatori, consulenti e formatori: in quest’ultimo ambito ci sarà un particolare bisogno per integrare contributi IT a quelli del mondo immobiliare classico», aggiunge Bellintani. 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