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La nuova direttiva UE sull’efficientamento energetico degli edifici residenziali non è ancora approdata al Parlamento Europeo ma in Italia da giorni si susseguono le polemiche di chi è pronto a dar battaglia. La direttiva, formulata su proposta del Consiglio europeo, chiede di intervenire ed efficientare il patrimonio edilizio costruito in modo che tutti gli immobili passino alla classe E entro il 2030 e alla D nel 2033, per arrivare a 0 emissioni entro il 2050. In Italia sono più di 9 milioni gli edifici, sui circa 12milioni esistenti, che non rispettano le prestazioni energetiche richieste e da più parti ci si chiede se questa direttiva rappresenti una grande opportunità o una sfida impossibile. L’ultimo a intervenire nella discussione è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto che, in una lettera inviata al Sole 24 Ore, ha espresso una posizione netta, spiegando che il Governo italiano sarà il solo responsabile nel decidere tempi e modi per riqualificare il patrimonio edilizio, in un percorso che entro i prossimi 27 anni porterà a edifici a 0 emissioni, secondo le regole fissate da Roma e non da Bruxelles, salvaguardando gli interessi del Paese e il valore del nostro patrimonio immobiliare e delle imprese. “Non abbiamo accettato – spiega Pichetto – un testo penalizzante per l’Italia. Al contrario, il nostro Paese ha vinto una battaglia a Bruxelles facendo passare una soluzione di mediazione sugli standard minimi di prestazione che alcuni paesi volevano più stringenti. L’alternativa sarebbe stata rimanere sull’Aventino e subire decisioni altrui che ci avrebbero solo danneggiato”. Il governo, continua Pichetto, al momento ha accettato solo “l’orientamento generale della direttiva” ma la tabella di marcia verso la neutralità al 2050, obiettivo più volte confermato dalla Presidente Meloni, è una strategia nazionale su cui l’esecutivo non intende accettare ingerenze. Gli Stati dell’UE hanno infatti il diritto di pianificare la propria traiettoria, garantendo il rispetto dell’obiettivo comune e, nella stesura della direttiva non c’è alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030, che scatterà invece al 2050. Nel 2030 solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. Inoltre i responsabili degli obiettivi di ristrutturazione saranno gli Stati Membri e non i singoli proprietari. “La proposta – aggiunge Pichetto – non introduce alcuna limitazione alla possibile vendita o affitto di immobili edifici non riqualificati” e gli Stati membri potranno escludere dalle nuove regole alcuni immobili tra cui quelli di di valore architettonico o storico “di cui l’Italia è il paese più ricco al mondo”, e quelli di proprietà delle Forze Armate o del governo centrale, adibiti a scopi di difesa nazionale, o quelli che ospitano luoghi di culto. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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