Narrare la città

Mentre si percorre la città, il tessuto urbano si offre come la trama di un testo in continua costruzione, in cui gli spazi tradizionali deputati allo scambio ed alla costruzione di comunità, sono oggi gli spazi dell’informazione mediatica.
Gli studi sulle variazioni percettive negli ambienti metropolitani sono stati ispiratori di ricerca e interpretazione di una consistente area culturale artistica e cinematografica di un recente passato.
La storia del documentario urbano è legata alla nascita stessa del cinema e tra gli anni Venti e Trenta le “sinfonie urbane” svelarono molti aspetti dei nuovi ritmi di vita, interpretando le immagini e i suoni della trasformazione . Appunti di viaggio grafici, fotografici, racconti e documentari di realtà territoriali apparentemente marginali, sono tracce della vita autentica del territorio e continuano a restituire memorie, ispirando valori moderni. Ma oggi la fotografia vive una stagione delicata.
L’immagine (fotografica ma non solo) è stata a fondo studiata nella sua dimensione tecnica e storica come espressione visuale, nei suoi rapporti con il cinema e le arti visive, e anche, infine, come modalità di produzione dell’immagine diffusa e di massa.
La nuova frontiera digitale, poi, ovvero l’estrema duttilità delle immagini alla manipolazione e ricomposizione, mette ancor più in evidenza il carattere di scrittura della fotografia, ben oltre la sua dimensione meramente rappresentativa: annotazione dell’esperienza, racconto virtuale, frammento del vissuto si ibridano, svelando improvvise identità profonde e metamorfosi in atto.
Molto indagato è anche il ruolo della fotografia all’interno di pratiche progettuali: quando, ad esempio, si propone come ‘materiale’ per la produzione di artefatti comunicativi (soprattutto, ma non solo, nella pubblicità e nell’editoria), oppure quando viene impiegata come ‘ausilio’ alla progettazione di prodotti industriali, all’architettura e all’urbanistica (strumento di modellizzazione, di lettura, di documentazione).
Tutto ciò parte però, in genere, dalla concezione della fotografia come grande erede della tradizione pittorica e del disegno, ovvero come mezzo per la rappresentazione.
La fotografia è invece anche mezzo per il progetto, è essa stessa progettuale.
È progettuale l’atto della ripresa, perché comporta una scelta.
È progettuale la restituzione comunicativa perché richiede una attenzione formale.
È progettuale l’impiego dell’immagine, statica o dinamica, in un atto comunicativo, perché entra a far parte di una strategia.
Progettuale è, in altre parole, l’idea stessa di ripresa fotografica, in quanto momento di interpretazione e rielaborazione di un dato di realtà, prima, e di costruzione di nuova testualità visiva poi.
Forse occorre cercare di compiere pienamente un mutamento di paradigma: dall’immagine nel o per il design alla fotografia in quanto design nella comunicazione.

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