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Al convegno, introdotto da Federico Oliva, presidente Inu, e coordinato da Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente sono intervenuti, tra gli altri, Francesco Rutelli, presidente della Margherita, Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente Anci, Elvio Ubaldi, sindaco di Parma, Claudio De Albertis, presidente dell’Ance e Maurizio Lupi, deputato di Forza Italia. Partendo dalla tesi che dalle città passi una fetta importante delle possibilità di rilancio dell’economia del Paese, le tre organizzazioni hanno affermato la necessità di porre le città al centro dell’agenda politica e presentato le loro proposte per avviare nuove politiche urbane in grado di realizzare una diffusa riqualificazione. Affinché i centri urbani svolgano appieno il loro ruolo di motore dell’innovazione, occorre infatti puntare sulla qualità: sono necessari interventi decisivi sui fattori di degrado, sul malessere urbano e sui ritardi infrastrutturali che caratterizzano le città. Interventi riconducibili appunto alle quattro “chiavi trasversali” intorno alle quali si è imperniato il dibattito di Legambiente, Ance e Inu. Tema di interesse nazionale, la riqualificazione delle periferie, che necessita di nuove politiche, di canali di finanziamento e di chiare priorità d’intervento. Il degrado edilizio, ambientale e sociale di molte aree periferiche delle grandi città richiede un forte impegno, che passi attraverso una concertazione pubblico-privato. Nel rispetto del principio di sussidiarietà, lo Stato dovrebbe fornire gli strumenti legislativi a Regioni e Comuni affinché promuovano politiche urbane di riqualificazione, e garantire inoltre all’attività di riqualificazione urbana una base di risorse pubbliche, che funzioni da volano rispetto agli investimenti privati ma rafforzi il ruolo pubblico di indirizzo delle trasformazioni. Altra sfida, quella di una nuova politica energetica, che riduca i consumi, i costi e le emissioni nelle città, che consumano oggi il 40% dell’energia del Paese. La strada è quella indicata dalla Direttiva europea sul rendimento e la certificazione energetica in edilizia: di ogni edificio si dovrà sapere quanta energia consuma, ma si dovranno anche fissare limiti minimi, regole semplici e incentivi per orientare il settore. Per costruire un nuovo scenario nel quale sia economicamente vantaggioso e più semplice rimettere mano al patrimonio edilizio italiano per ridurne i consumi, aumentare l’efficienza degli impianti, realizzare una vasta diffusione delle fonti rinnovabili. Terzo punto chiave: la casa, questione sociale strettamente intrecciata al ciclo economico difficile che attraversa l’Italia, e la profonda crisi delle politiche abitative. Oltre l’80% delle famiglie vive in una casa di proprietà: una percentuale, tra le più alte d`Europa, che non dipende da un maggiore benessere ma dalla mancanza di alternative, cioè dalle carenze del mercato dell’affitto, sia privato che pubblico. L’offerta pubblica di alloggi in affitto è infatti la più bassa in Europa e non risponde più alla domanda sociale. Occorre allora una politica nazionale centrata sugli alloggi in affitto e una politica di finanziamento e di agevolazioni fiscali. Infine, è necessario concentrare risorse pubbliche e private per interventi e opere sulla mobilità urbana sostenibile. Almeno la metà degli investimenti per le infrastrutture deve essere localizzato nelle aree urbane, se si vuole ridurre l’incredibile gap dalle città europee e realizzare una vera rete di trasporto pubblico efficiente e competitiva, un sistema di mobilità sostenibile che offra un’alternativa più conveniente rispetto all’automobile e tale da far diventare le nostre città più pulite, libere, vivibili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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