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Anche il 2005 il settore delle costruzioni sta per chiudersi con un segno più, il settimo consecutivo. Gli investimenti in costruzioni sono cresciuti infatti dell’1,5%, raggiungendo quasi i 129mila milioni di euro. E’ insomma un quadro ancora estremamente positivo quello che emerge dall’ultimo Osservatorio congiunturale Ance sull’industria delle costruzioni, presentato alla stampa dal presidente Claudio De Albertis. “Siamo di fronte – ha dichiarato De Albertis – al ciclo di sviluppo più lungo delle costruzioni negli ultimi 35 anni, e le previsioni per il 2006 sono ancora positive, anche se in rallentamento. La crescita dovrebbe attestarsi infatti sull’1%”. Le costruzioni confermano quindi quel trend di sviluppo che, a partire dal 1999, vede i livelli produttivi del settore crescere sempre più rapidamente del Pil (complessivamente +23% contro +8,6%) . Non solo: considerando che la recente Relazione previsionale e programmatica prevede per quest’anno una crescita zero del prodotto interno lordo nazionale, si può affermare che le costruzioni hanno di fatto impedito che l’economia italiana registrasse un segno meno . Che il settore eserciti un fondamentale ruolo di volano emerge chiaramente anche dall’andamento del mercato del lavoro. “Nel primo semestre 2005 – ha spiegato il presidente dell’Ance – gli occupati nel nostro settore hanno raggiunto quota 1.922.000. E se si guarda all’incremento degli ultimi 7 anni ci troviamo di fronte ad un dato che non trova riscontro in nessun altro settore economico: gli addetti delle costruzioni sono cresciuti infatti del 30,4%, e cioè tre volte quelli del totale dei settori produttivi, aumentati dal 1999 a oggi del 10,3%”. Un risultato importante, che si unisce a un non meno rilevante traguardo: negli ultimi anni la percentuale di lavoro irregolare in edilizia si è ridotta progressivamente, fino a scendere al di sotto della media nazionale. Il presidente dei costruttori, prima di analizzare l’andamento del settore comparto per comparto, ha voluto fare una precisazione di tipo metodologico. “Gli investimenti in costruzioni, ha puntualizzato, non hanno niente a che fare con le quantità di denaro scambiate nelle transazioni immobiliari. Gli investimenti sono i beni realmente prodotti, e cioè le nuove costruzioni di opere edili, le opere pubbliche e la loro manutenzione straordinaria. Si tratta di elementi che non vanno confusi”. Secondo le valutazioni Ance, come ha poi spiegato De Albertis illustrando l’andamento dell’edilizia residenziale, gli investimenti in abitazioni sono cresciuti nel 2005 del 2,2%, per effetto della crescita sia della nuova produzione (+2,5%), che degli interventi di riqualificazione del patrimonio abitativo (+2%)”. In un panorama ancora favorevole per il mercato immobiliare, le imprese hanno infatti accelerato la realizzazione degli interventi di nuova edilizia abitativa, mentre per quel che riguarda gli investimenti nel recupero un ruolo determinante è stato giocato dall’elevato livello di compravendite di immobili usati registrato nel 2003. Fondamentale è stato inoltre, per il comparto della riqualificazione, il bonus Irpef del 36%. Nei primi otto mesi del 2005 le richieste di agevolazioni sono state 207.925. “Un numero enorme – ha sottolineato il presidente dell’Ance – che dimostra come, nonostante una flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il livello di utilizzo dello sgravio è tra i più elevati dall’inizio della sua applicazione”. Uno sgravio che in questi anni, come più volte sottolineato dall’Ance, non solo ha sostenuto l’incremento dell’attivitaà produttiva e dei livelli occupazionali, ma ha anche inciso in modo rilevante sull’emersione del lavoro irregolare, grazie alla contrapposizione di interessi tra imprese e utenti. Non si è ancora esaurita invece la fase negativa degli investimenti in immobili strumentali destinati alle attività economiche che, dopo un biennio di ridimensionamenti, fanno registrare nel 2005 una nuova, leggera flessione (-0,1%). A completare i consuntivi sul 2005 i dati relativi all’andamento delle opere pubbliche. Comparto che, con un incremento dell’1,7%, fa segnare il nono anno consecutivo di crescita. “Una crescita però dimezzata – ha puntualizzato De Albertis – se pensiamo al +3,5% registrato nel 2004”. Questo ridimensionamento, come ha detto il presidente dei costruttori, si lega sia al valore complessivo non elevato delle iniziative messe in cantiere dal 2003 a oggi, che alla crescente presenza di “maxilavori”, il cui ciclo produttivo è più diluito nel tempo rispetto a quello delle opere di più modesta entità. Le opere di importo superiore a 50 milioni di euro rappresentano infatti nel 2005 ben il 35% del valore totale dei bandi. Per il 2006, come detto, le stime Ance continuano ad essere positive (+1%). Il comparto della casa, sia come nuove costruzioni che come ristrutturazione, crescerà ancora (complessivamente +1,5%), anche se la domanda delle famiglie comincia a mostrare i primi segni di indebolimento. Un lieve incremento è stimato per l’edilizia non residenziale (+1,6%), mentre sul fronte delle opere pubbliche l’Ance prevede che gli investimenti resteranno in linea con quelli del 2005. “La diminuzione dei bandi di gara – ha chiarito il presidente dell’Ance – e la progressiva riduzione, dal 2003, delle risorse destinate agli investimenti infrastrutturali, cominceranno insomma a manifestare i loro effetti negativi”. Oltre a consuntivi e prospettive di mercato, De Albertis ha riservato un approfondimento ad hoc ai risultati di uno studio Ance sul potere di acquisto delle famiglie, che analizza in particolare l’andamento dei redditi rispetto ai prezzi delle abitazioni. ” In Italia vi sono ancora condizioni favorevoli per comprare casa”, ha affermato il presidente dei costruttori. Lo studio Ance mostra infatti che nonostante il consistente aumento dei prezzi delle abitazioni, che tuttavia nel nostro Paese non raggiunge i picchi di molti altri paesi d’Europa (Italia +69%, Francia +87%, Regno Unito +154%, Spagna +145%), grazie alla riduzione dei tassi di interessi sui mutui, dal 1998 a oggi ci sono condizioni di accesso alla proprietà più favorevoli di quanto avveniva nel periodo 1989-1995. “Tra il 1989 e il 2005 – ha chiarito De Albertis – i redditi medi familiari, al netto di imposte e contributi, sono cresciuti in termini nominali dell’84%, mentre nello stesso periodo il prezzo medio a mq di un’abitazione nuova è aumentato del 130%. Se questo rapporto si legge alla luce dell’evoluzione della capacità di indebitamento delle famiglie e dell’andamento dei tassi di interesse sui mutui, si vede come le migliorate condizioni del credito hanno compensato l’aumento dei prezzi degli immobili”. L’Ance ha quantificato, con un indicatore sintetico, il diverso impegno finanziario delle famiglie che, ad esempio, acquistano un’abitazione con un mutuo pari al 50% del prezzo. Se nel 1989 una famiglia doveva impegnare 12,7 annualità di reddito e circa 15 all’inizio degli anni ’90, nel 1998 l`impegno è sceso a 8,2 annualità per poi aumentare negli anni successivi fino a 10,6 nel 2005. Oggi quindi per molte famiglie è ancora preferibile comprare un’abitazione piuttosto che affittarla. Ma la presentazione dell’Osservatorio congiunturale è stata anche l’occasione per l’Ance di esprimere un giudizio sulla manovra di bilancio per il 2006. “Una manovra – ha dichiarato il presidente De Albertis – che contiene diversi elementi positivi e che crediamo possa dare un contributo importante al nostro settore e al rilancio dell’economia nel suo complesso. Mi riferisco in particolar modo al provvedimento che riguarda la rivalutazione dei beni d`impresa e delle aree fabbricabili, ma anche alla proroga a tutto il 2006 del 36% sulle ristrutturazioni edilizie. Non meno importanti a nostro parere la riduzione del cuneo contributivo e le prime norme a favore della ricerca, come la creazione del fondo per l’innovazione e l’istituzione dei distretti”. Sul fronte delle risorse per gli investimenti infrastrutturali l’Ance registra, nella Finanziaria per il prossimo anno, una riduzione pari al 6,7% in termini reali, anche per effetto di una rimodulazione di risorse agli anni successivi. Questa contrazione, secondo l`Ance, comincerà a manifestare i suoi effetti presumibilmente già a partire dal 2006. “Tuttavia – ha puntualizzato il presidente dell’Ance – questa manovra appare finalmente orientata a limitare, in misura maggiore, la parte corrente della spesa destinata ai consumi intermedi della pubblica amministrazione. Se la coperta è corta, prosegue De albertis, cresce l`importanza dell’efficacia della spesa, vale a dire la capacita di utilizzare tutte le risorse disponibili e non impiegate, a cominciare dai residui passivi di stanziamento, che rappresentano una componente ancora preponderante della massa spendibile delle amministrazioni pubbliche che potrebbe in parte limitare l’effetto di riduzione delle risorse. Sarà inoltre necessario fin dall’inizio della prossima legislatura garantire un flusso di risorse coerente con i programmi di opere pubbliche avviate e con una politica infrastrutturale che consenta di recuperare il ritardo del Paese”. Un’analisi ad hoc è stata inoltre dedicata dal presidente dell’Ance alle risorse per la legge obiettivo. Fino ad oggi, come ha spiegato De Albertis, risultano 100 gli interventi approvati dal Cipe, per un valore complessivo di circa 70 miliardi di euro, dei quali però mancano ancora all’appello 34 miliardi, pari al 49% del loro costo complessivo. “Tuttavia – ha precisato il presidente dei costruttori – se si considera che in alcuni casi l`approvazione e il relativo finanziamento da parte del Cipe ha riguardato solo una parte dell’intervento, si riduce a 51 miliardi l’entità complessiva degli interventi finora approvati e di conseguenza le risorse mancanti risultano pari a 16 miliardi, e cioè il 31% del costo considerato”. Sul fronte dell’attuazione delle opere, dai dati Ance emerge che sono 80 i bandi di gara per opere della legge obiettivo fino ad oggi pubblicati, per complessivi 25 miliardi di euro. Questa cifra raggiunge i 36 miliardi considerando anche gli interventi che, grazie alla legge obiettivo, hanno avuto una accelerazione realizzativa. Ma uno dei punti più caldi affrontati dal presidente dell’Ance ha riguardato il cambiamento strutturale che negli ultimi anni ha investito il mercato dei lavori pubblici. “Un cambiamento – ha dichiarato De Albertis – che ha riguardato anche la dimensione delle opere e che sta portando a un deciso aumento dei lavori di grande e medio taglio, e questo a scapito delle opere cosiddette ordinarie”. Dall’analisi Ance emerge infatti che ben il 27% dei bandi di gara pubblicati nei primi 7 mesi del 2005 è stato di importo superiore a 100 milioni di euro. E ancora, un confronto sulla situazione degli ultimi 15 anni mostra che la quota di mercato assorbita dai bandi di importo superiore ai 15 milioni di euro è passata dal 24% al 45%. “Tutto questo non può che suscitare la nostra preoccupazione – ha concluso il presidente dell’Ance -perchè non possiamo e non dobbiamo dimenticare che il tessuto produttivo delle costruzioni è fatto prevalentemente di piccole imprese. Questo non significa che le aziende non debbano attrezzarsi per crescere, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario prevedere una gradualità nel cambiamento. Altrimenti si rischia di provocare l’uscita dal mercato di una grande parte del sistema italiano delle costruzioni. Per sacaricare il documento ANCE clicca qui Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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