Si chiama Phoenix. È l’evoluzione di Striatus, il primo ponte in cemento stampato in 3D progettato da Zaha Hadid Architects e presentato alla Biennale di Architettura di Venezia del 2021.
Anche Phoenix è una creatura dello studio internazionale di architettura ed è stato realizzato utilizzando dieci tonnellate di materiali riciclati, compresi gli aggregati, sempre riciclati, provenienti dai blocchi originali di Striatus.
Il ponte è stato costruito negli spazi dell’Innovation Hub Holcim di Lione ed è frutto della collaborazione tra Holcim, il Block Research Group dell’ETH di Zurigo, Zaha Hadid Architects Computation and Design Group (ZHA Code) e incremental 3D.
La tecnologia Holcim
Grazie alla tecnologia circolare EcoCycle di Holcim, per Phoneix la multinazionale svizzera ha sviluppato un inchiostro per calcestruzzo che incorpora una formulazione ottimizzata a basse emissioni di carbonio, con un’impronta di CO2 inferiore del 40% rispetto al ponte Striatus e una complessiva inferiore del 25% rispetto a una realizzazione tradizionale similare.
Utilizzando la progettazione computazionale e la stampa in 3D, è infatti possibile ridurre l’impiego di materiali fino a un massimo del 50%, senza con ciò compromettere le prestazioni.
Dal punto di vista strutturale, Phoenix resiste allo sforzo di compressione senza alcun rinforzo, con blocchi che possono essere smontati e riciclati.
Le parole dei partner
«Phoenix – ha detto Edelio Bermejo, Head of Global R&D di Holcim – è il risultato di una fruttuosa collaborazione con i nostri partner per dimostrare che le infrastrutture possono essere progettate e costruite in modo circolare e a basso impatto di carbonio. Questo progetto mostra l’impatto positivo che l’innovazione può avere con l’obiettivo di decarbonizzare l’edilizia per un futuro a zero emissioni».
«Abbiamo dimostrato che è possibile progettare e realizzare manufatti in calcestruzzo disassemblabili e riciclabili – sostiene Philippe Block, co-direttore del Block Research Group dell’ETH di Zurigo -. La stampa 3D ci consente di utilizzare il materiale solo dove necessario. Il risultato è un approccio alle costruzioni in calcestruzzo sostenibile e circolare».
«Phoenix rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione tecnologica – afferma Shajay Bhooshan, Head of Computation and Design Group, di Zaha Hadid Architects -. Mette in mostra la maturazione della progettazione integrata delle tecnologie costruttive già avviata con Striatus. Con questa sperimentazione sono stati apportati miglioramenti nella robustezza degli strumenti di progettazione digitale, vi è stato un più stretto allineamento con i miglioramenti relativi alla progettazione strutturale e alla circolarità, si è avuta una più stretta integrazione con i parametri di stampa robotizzata del calcestruzzo e, infine, è stato possibile migliorare l’efficienza produttiva di quasi il doppio in termini di numero di blocchi stampati in minor tempo».
«Già Striatus rappresentava la stampa in 3D del calcestruzzo nella sua forma più pura possibile – conclude Johannes Megens, co-fondatore, incremental3D -. Ora, dopo due anni e nella sua seconda versione, Phoenix ottiene un’impronta di carbonio ampiamente ridotta e un miglioramento della costruzione conforme ai codici di costruzione».
Oltre ai partner citati, la realizzazione di Phoenix è stata resa possibile grazie al contributo di Amodis design and control, Desk test, Groupe Noel e Bürgin Creations.
Il team di Striatus (2021)
- Design: ZHA Code e ETH Brg
- Progettazione strutturale: ETH Brg
- Fabrication design: ETH Brg e ZHA Code
- Stampa 3D: In3
- Sviluppo materiali cementizi: Holcim e LafargeHolcim Spain
- Assemblaggio e costruzione: Bürgin Creations e ETH Brg
Copyright img di copertina Block Research Group dell’ETH di Zurigo
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