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Niente premi di cubatura e niente ampliamenti per gli edifici industriali e commerciali. Almeno per ora. Nell’ultima versione dell’accordo Governo-Regioni-Autonomie sul piano casa si è chiuso lo spiraglio che era stato aperto nella coda della lunga trattativa notturna di martedi`, quando il termine «residenziale» era stato eliminato dalla prima frase del testo del protocollo, lasciando la possibilita` di un intervento a 360 gradi. Nella versione definitiva sottoposta alla Conferenza unificata, invece, l’intero paragrafo è stato eliminato e il limite dell’intervento «residenziale» è stato reinserito nel dettaglio dei singoli interventi possibili. Risultato: capannoni industriali e piccole strutture commerciali sono state escluse. Lo ha rilevato ieri con disappunto il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, nel corso della trasmissione «Radio Anch’io». «Potenzialmente l’accordo tra Governo e Regioni sul piano a sostegno dell’edilizia – ha detto il presidente dei costruttori – è un buon accordo, ma ha dei limiti che vanno superati. Non si parla esplicitamente del non residenziale, un settore nel quale applicare il premio del 35% nelle cubature per l’abbattimento e la ricostruzione dell’edificio è più semplice che nei condomini». Ovviamente le Regioni, con le leggi che dovranno varare entro il prossimo 30 giugno, potranno allargare la gamma degli interventi anche agli edifici non residenziali. Ma la novità principale della giornata di ieri è la convocazione del preconsiglio di martedì prossimo, dove il piano di rilancio dell’edilizia appare in due punti dell’ordine del giorno: al primo c`è un decreto legge «in materia di edilizia, urbanistica e opere pubbliche» e al secondo un disegno di legge recante «delega al Governo per l’aggiornamento della normativa ed urbanistica». Questo significa due cose. Da una parte il Governo progetta un riordino molto profondo del testo unico su edilizia e urbanistica (si tratta del Dpr 380/2001): possibile che la cancellazione totale del permesso di costruire (la vecchia licenza edilizia) possa essere inserito nel disegno di legge mentre nel decreto finirà certamente l’estensione della Dia agli interventi di rilancio. Dall’altra parte, però, il Governo si cautela rispetto a rilievi e opposizioni che potrebbero venire al testo del decreto legge in corso di preparazione dai Governatori e, soprattutto, dal Quirinale. È scritto esplicitamente nell’accordo del 1° aprile, infatti, che il decreto legge sulle semplificazioni di competenza statale dovrà essere «condiviso». Quanto al Quirinale, ha già fatto pesare il proprio punto di vista in due occasioni: quando, una settimana fa, fece capire che sulle materie di competenza concorrente Stato-Regioni non si poteva legiferare con provvedimenti d’urgenza in assenza di un accordo Stato-Regioni; e soprattutto mercoledì scorso, quando, subito dopo la firma dell’accordo, ha espresso una valutazione positiva dell’intesa ma ha anche reso esplicite le proprie preoccupazioni per la tutela del patrimonio artistico e culturale. Sulle norme relative ai poteri delle Sovrintendenze e alla riforma del Codice Urbani sui beni ulturali, dunque, il Governo tiene di riserva l’ipotesi del disegno di legge qualora le norme non dovessero passare il vaglio informale del Quirinale. D’altra parte proprio la partita sui poteri delle Sovrintendenze è una delle ragioni del rinvio del decreto legge alla prossima settimana. Nelle bozze circolate nei giorni scorsi era stata inserita, su richiesta proprio di alcune Regioni, una norma che avrebbe lasciato le autorizzazioni paesaggistiche all’interno dell’iter autorizzativo regionale anche oltre il 30 giugno prossimo, senza riportarle in capo alle Sovrintendenze, come previsto dal Codice Urbani. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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