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Senza il contributo del settore delle costruzioni, però, la differenza tra nuove imprese e imprese cancellate sarebbe stato di segno pesantemente contrario: la crescita, infatti, è concentrata quasi esclusivamente nel settore edile, cresciuto in dodici mesi del 3,55% (+19.222 imprese). A determinare il rallentamento del tasso di crescita complessivo rispetto all’anno precedente sono state le cessazioni, cresciute di oltre 4mila unità rispetto all’anno precedente (110.875 nel 2006 contro le 106.187 del 2005), mentre è rimasto elevato e sostanzialmente stabile il numero delle iscrizioni (poco più di 121mila). Sardegna (1,43%) e Lazio (1,26%) le regioni che mettono a segno la crescita più consistente in termini relativi, seguite a pari merito (1,14%) da Emilia Romagna e Abruzzo. In valore assoluto, l’aumento maggiore si è registrato in Lombardia (+1.847 imprese), Emilia Romagna (+1.684) e Piemonte (+1.284). La capitale degli artigiani resta saldamente Reggio Emilia, dove quasi il 40% delle imprese è artigiano. Seguono Bergamo, Lecco e Como tutte con oltre il 35% di imprese a carattere artigiano. La provincia più dinamica nel 2006 è stata invece Lodi (2,89% la crescita), seguita da quelle di Reggio Emilia, Imperia, Sassari e Piacenza, tutte cresciute di oltre il 2%. Resta infine alta la voglia di modernità tra chi sceglie oggi di fare l’artigiano: un terzo del saldo (oltre 4mila imprese) è infatti costituito da società di capitali, corrispondenti ad un tasso di crescita annuale di questa tipologia di impresa artigiana pari al 14,8%. Questi i dati più significativi che emergono dall’indagine resa nota oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica sulla natimortalità delle imprese artigiane condotta da InfoCamere (la società consortile di informatica delle Camere di Commercio). Tutti i dati sono disponibili sul sito www.infocamere.it Il rallentamento della crescita della base imprenditoriale artigiana riflette da un lato la lunga fase negativa della congiuntura che ha interessato l’economia italiana, dall’altro gli effetti conseguenti in termini di ristrutturazione nei settori tradizionali del nostro sistema produttivo (industria manifatturiera, commercio), settori in cui le imprese artigiane sono largamente presenti. In termini quantitativi il flusso delle iscrizioni indica che la vitalità del sistema artigiano resta comunque alta: le 123.339 iscrizioni del 2006 sono il terzo migliore risultato degli ultimi sette anni. A fronte di questo dato positivo, il 2006 ha evidenziato un aumento delle chiusure del 4,4% rispetto al 2005 portando lo stock complessivo al valore di 1.483.957 imprese. Il bilancio positivo riguarda quasi tutte le regioni, uniche eccezioni la Campania (-184 imprese) e la Basilicata (-37). In termini assoluti il saldo migliore lo fa registrare la Lombardia (+1.847 imprese), seguita dall’Emilia Romagna (+1.684) e dal Piemonte (+1.284). In termini relativi, la crescita più marcata si registra in Sardegna (+1.43%), nel Lazio (+1.26%) e a pari merito in Abruzzo ed Emilia Romagna (1,14%) mentre, a livello di grandi circoscrizioni, è il Centro Italia (+1%) l’area più dinamica. La provincia artigiana per eccellenza si conferma Reggio Emilia, dove ogni dieci imprese quattro sono artigiane, mentre per trovare una provincia del Sud bisogna scorrere la classifica fino alla 39ma posizione occupata da Sassari e, per restare sulla penisola, addirittura fino alla 61ma dove si colloca Lecce. Continua a ritmi molto elevati la modernizzazione del mondo delle imprese artigiane che, in numero crescente, nascono utilizzando la forma di società di capitali. Il 40,9% dell’intero saldo annuale del 2006 è stato infatti determinato da queste forme giuridiche (sostanzialmente si tratta di società a responsabilità limitata). In lieve riduzione il ritmo di crescita delle ditte individuali (5.760 imprese in più) che, tuttavia, continuano a costituire largamente l’ossatura del comparto (il 78,7% di tutto lo stock). Anche nel 2006, il perdurante buon andamento del mercato immobiliare è stato alla base della tenuta dell’anagrafe artigiana. Solo il consistente saldo fatto registrare a fine anno dal settore delle costruzioni (19.222 imprese in più, pari ad una crescita del 3,55% rispetto al 2005) ha consentito all’intero comparto artigiano di chiudere l’anno con il segno positivo. Per trovare altri settori con un bilancio in attivo bisogna andare alle 711 imprese in più dell’agricoltura e alle 460 dei servizi pubblici, sociali e personali. Il bilancio negativo più consistente in termini assoluti è invece quello dell’industria manifatturiera (-4.048 unità), seguita da vicino dai trasporti (-3.812) e commercio (-3.653). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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