Linee rigorose, forme essenziali, colori equilibrati: un design semplice e raffinato che restituisce dignità all’edilizia residenziale di periferia. Un progetto, quello dello studio romano, che riporta al centro del dibattito architettonico il tema degli alloggi di qualità a prezzi accessibili
a cura di Pietro Mezzi
Indice degli argomenti:
- Architettura compatta e piedi per terra
- La qualità degli spazi
- Il ruolo dei balconi
- Le innovazioni tecnologiche
- La corte come un piccolo parco
Con il progetto Viale Giulini Affordable Housing, lo studio Alvisi Kirimoto ripensa la periferia di Barletta attraverso un intervento di edilizia residenziale convenzionata.
L’edificio, situato a sud-ovest della città, in un’area di 167, si pone l’obiettivo di raccordare la macro scala urbana con la dimensione domestica, all’interno di un più ampio sistema di progetti di rivitalizzazione del quartiere, tra cui il vicino Parco dell’Umanità e l’Asse Pedonale Attrezzato.
Architettura compatta e piedi per terra
Lo studio romano è impegnato sul tema della rigenerazione urbana in Italia e all’estero: dal lavoro con Renzo Piano nel G124 al cantiere aperto di asilo nido, centro civico, biblioteca e parco a Grotta Perfetta nella periferia sud di Roma, all’attivazione di laboratori sperimentali nei grandi centri commerciali ai margini delle città di Nanchino e Shanghai in Cina.
Per Barletta lo studio ha dato vita “a un’architettura compatta e con i piedi per terra”, come la definiscono gli architetti.
Dal profilo sobrio e rigoroso, l’edificio si rapporta alla città in modo scultoreo, in netto contrasto con il contesto variegato e assordante in cui si inserisce, carente di spazi verdi e tipologie urbane prive di innovazione.
Il complesso, formato da 50 unità abitative con i relativi parcheggi sotterranei e di un piano terra dedicato alle attività commerciali, si presenta, infatti, come un monolite a forma di C, che si sviluppa per un’altezza di sei piani e una superficie totale di oltre cinquemila metri quadrati.
La qualità degli spazi
La regolarità dei prospetti rappresenta il carattere principale dell’edificio: la cortina uniforme in mattoni di colore grigio scuro diventa una sorta di partitura neutra dove, a scandire il ritmo, sono gli elementi in lamiera metallica bianca di aggetti e bucature.
«Il progetto rompe con le forme tipiche dell’edilizia convenzionata – spiega Massimo Alvisi, co-fondatore dello studio . Ci interessava lavorare sulla tipologia e sulla qualità degli spazi, non solo sul disegno. Per bilanciare la gravità del volume, il cui profilo arrivando a terra si piega per ampliare lo spazio pubblico, abbiamo immaginato una serie di logge leggere e permeabili appese alla facciata, attribuendo democraticamente a tutti uno spazio in più. Le logge, infatti, da un lato si proiettano verso l’esterno, quale estensione naturale degli appartamenti, dall’altro, con le loro superfici bianche e perforate, riflettono la luce naturale all’interno dell’ambiente domestico. Inoltre, aggiungono da 10 a 15 metri quadrati in più agli appartamenti, arricchendo la qualità spaziale dei tagli tipologici più modesti e limitativi.
Il ruolo dei balconi
I balconi sono sporgenti su viale Giulini, per trarre il massimo beneficio dalla luce naturale, e scavati nel volume negli altri prospetti, per limitare il fenomeno dell’irraggiamento.
Protetti in alto dalla pioggia e lateralmente da schermature in lamiera perforata per aumentare il livello di privacy, ospitano ai lati le infrastrutture tecnologiche e gli stenditoi. La loro conformazione permette la massima personalizzazione interna, senza mai alterare l’estetica generale delle facciate.
Le innovazioni tecnologiche
«Il progetto è fortemente innovativo dal punto di vista tecnologico – prosegue Alvisi -. Le soluzioni adottate rendono sia le logge interne che esterne, prefabbricate e riproducibili facilmente in serie, senza però rinunciare alla ricchezza del dettaglio e alla durabilità. Questa strategia, condivisa con l’impresa, ha permesso di fare edilizia convenzionata di qualità e di restituire una casa unica, sicura e durevole, a un budget estremamente limitato per il mercato attuale».
Di giorno, quando la luce artificiale cede il passo a quella naturale, il costruito perde peso, i volumi delle logge e dei balconi diventano lievi, coniugando con la massima semplicità il materiale e la leggerezza. Anche l’attacco a terra dell’edificio trasmette solidità e dinamismo al tempo stesso: se il rivestimento parte direttamente da terra, radicando l’edificio al suolo, il piano vetrato commerciale termina sul fronte strada e sui lati corti con un taglio diagonale verticale netto, che slancia il volume. La stessa inclinazione è ripresa in orizzontale in tutti i piani nel raccordo tra i lati minori e il fronte principale, risolto con una svasatura, così come il parapetto in copertura, che nasconde i pannelli solari termici.
La corte come un piccolo parco
Funzionalmente l’edificio si presenta diviso in tre blocchi, ciascuno dei quali dotato di un proprio vano scala e ascensore. Il corpo scala centrale è completamente vetrato verso la corte, mentre quelli laterali sono illuminati naturalmente da un lucernario, attraverso il quale la luce filtra in tutti i livelli tramite un ampio vano vuoto, compreso tra le rampe e il vano ascensore.
Tutti gli appartamenti sono organizzati attorno a una corte, che occupa una superficie superiore al 70% del lotto. Questa è pensata come un piccolo parco, dove gli abitanti possono lasciarsi alle spalle il caos cittadino, con alberi e piante caducifoglie, per avere ombra in estate e luce naturale in inverno.
Linee rigorose, forme essenziali, colori equilibrati: a vincere è un design semplice e raffinato, in opposizione con l’eccentricità delle costruzioni circostanti, che restituisce dignità all’edilizia convenzionata di periferia. Un progetto che, con lo stesso garbo con cui si erge, riporta al centro del dibattito architettonico il tema degli alloggi di qualità a prezzi accessibili.
Alvisi Kirimoto è uno studio internazionale di architettura, urbanistica e design. Fondato nel 2002 da Massimo Alvisi (Barletta, 1967) e Junko Kirimoto (Giappone, 1970), si distingue per l’approccio sartoriale alla progettazione e l’uso sensibile della tecnologia. Lo studio ha realizzato numerosi progetti in Italia e all’estero, tra questi: lo stabilimento industriale Medlac Pharma a Hanoi (2011); il complesso di piccole e medie industrie Incà a Barletta (2010), la nuova sede di Molino Casillo (2012) e il restauro del teatro comunale di Corato (2012) in Puglia; la ristrutturazione dell’Alexandrinsky Theatre a San Pietroburgo (2013); la Cantina Podernuovo a Palazzone, Toscana (2013); l’Aula Magna della Luiss a Roma (2018). Ha collaborato in qualità di executive e local architect di OMA al progetto della Fondazione Prada a Milano (2015).
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