Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il parco scientifico e tecnologico del capoluogo altoatesino si arricchisce di un nuovo complesso, che porta la firma dello studio Busselli Scherer Architekten. Nei sei piani dell’edificio troveranno spazio laboratori di ricerca, uffici per imprese e start up e spazi per la didattica a cura di Pietro Mezzi Le facciate nord e sud dell’edificio D2 sono rifinite da profili metallici estrusi orientati; quelle est e ovest sono rifinite con pannelli in alluminio schiumato di colore nero. Indice degli argomenti: Il parco scientifico-tecnologico La storia del sito industriale I contenuti progettuali e la centralità della luce Il progetto con il BIM È lo studio di architettura Busselli Scherer Architekten a mettere la firma al progetto di uno dei numerosi lotti di cui si compone oggi il NOI Techpark (Nature of Innovation), il parco scientifico e tecnologico della provincia autonoma di Bolzano. Il nuovo edificio si colloca all’interno di un’area imponente, che nel passato ha rappresentato l’industrializzazione forzata della città da parte del regime fascista. Oggi ospita quattro istituti di ricerca – Fraunhofer Italia, Eurac Research, Agenzia CasaClima e Centro di sperimentazione di Laimburg , quattro facoltà della Libera università cittadina, 40 laboratori scientifici, 40 aziende e 30 start-up. Il progetto dello studio bolzanino, che prevede un edificio a uso misto, si concentra sul lotto denominato dal masterplan D2, che ne definisce le potenzialità di trasformazione e indica ai progettisti allineamenti, altezze, lo spazio pubblico, le aree verdi, i percorsi pedonali e ciclabili. Il parco scientifico-tecnologico Inaugurato nell’ottobre 2017, il parco scientifico-tecnologico è frutto di un intervento di riqualificazione urbana. La struttura è gestita da NOI Spa, società in-house della provincia autonoma. L’atto di nascita risale però al 2007, a seguito del concorso internazionale d’idee che aprì la strada al recupero dell’area e dei due ex-stabilimenti di chiara impronta razionalista. L’edificio D2 all’interno del masterplan di NOI Techpark Il primo segno tangibile risale all’anno successivo, quando, in occasione della settima edizione della Biennale d’arte Manifesta, il polacco Mariusz Waras decorò a murale l’iconica torre piezometrica che si erge sul piazzale d’ingresso. Più recentemente il progetto elaborato dagli studi Chapman Taylor Italia e Studio Cleaa Claudio Lucchin e Architetti Associati- con Andrea Cattacin ha affiancato al complesso originario, proprio davanti alla torre piezometrica, il Black Monolith: un parallelepipedo inclinato rivestito in pannelli di schiuma di alluminio ossidata nera, che emerge obliquamente dal suolo. La storia del sito industriale La Montecatini, tra il 1934 e il 1939, era stata la prima azienda a insediarsi. Poi sarebbero venute la Lancia, le acciaierie Falck e la fabbrica di magnesio, che insieme avrebbero costituito la grande zona industriale di Bolzano. La “fabbrica dell’alluminio” si era rivelata di importanza strategica in quanto, durante il periodo dell’autarchia, era servita per l’elettrificazione del Paese. Nel secondo dopoguerra era diventata la più grande fabbrica di alluminio d’Italia, con oltre 1.700 operai, anche grazie all’energia a basso costo proveniente dalle centrali idroelettriche della zona, capaci di fornirla di tutta la corrente necessaria per alimentare i forni del primario, che portavano la bauxite a diventare alluminio. Con gli anni Settanta inizierà il declino produttivo, che porterà alla definitiva chiusura delle due linee di primario nei primi anni Novanta e all’acquisto di una parte dei terreni, circa nove ettari, da parte della provincia autonoma di Bolzano. Una porzione degli edifici esistenti verrà subito demolita, mentre nel 2004 furono messi sotto tutela storicomonumentale i principali corpi di fabbrica del complesso industriale: le due centrali di trasformazione elettrica, Bolzano 1 e Bolzano 2, e le palazzine fronte strada, destinate un tempo a portineria, direzione e mensa. I progetti finalisti presentati al concorso internazionale per la progettazione dell’area prevedevano un utilizzo misto degli immobili esistenti: un incubatore d’impresa e un museo. Alla fine è stata premiata l’idea di un nuovo distretto dell’innovazione, capace di riunire in un unico luogo l’università, i centri di ricerca sparsi sul territorio e le aziende private. I contenuti progettuali Il progetto esprime in un unico volume le diverse anime del parco dell’innovazione e punta al concetto di interrelazione. Su sei livelli comunicanti (di cui due interrati), interconnessi dalla luce naturale, troveranno spazio i laboratori di ricerca del Centro di sperimentazione Laimburg, uffici modulabili destinati a imprese private, start up, l’università delle Nazioni unite, la Student gastronomy riservata a studenti e personale accademico e un’ampia terrazza sul tetto dell’edificio. La centralità della luce La scelta progettuale ruota attorno all’elemento naturale della luce, sia in chiave human centered che in chiave materica, quale espressione, sulla facciata esterna, di un’unitarietà che all’interno si compone di diversi livelli e destinazioni d’uso. È la luce naturale sull’edificio e nell’edificio a sintetizzare il concetto stesso di Nature of Innovation (innovare seguendo le leggi della natura) di cui il NOI Techpark è promotore. Il progetto assume la centralità della luce naturale capace di collegare i diversi livelli e le differenti destinazioni d’uso In continuità di scala con gli edifici attigui, il nuovo volume si caratterizza all’esterno per due facciate dinamiche, che variano al variare della luce. Le facciate nord e sud del D2 sono rifinite verticalmente da profili metallici estrusi orientati che, al cambiare della luce solare, mutano nelle cromie. Le facciate est e ovest, vincolate dal piano di attuazione, sono rifinite con pannelli in alluminio schiumato di colore nero. La forte verticalità e la colorazione calda e accogliente dei profili bronzei completano il quadro d’insieme. Come un minerale, i due prospetti principali riflettono e catturano i raggi del sole mostrandosi al pubblico nella loro cangiante unitarietà. All’interno l’architettura ruota attorno a due patii trasparenti che incanalano la luce naturale e ospitano due giardini. Questi elementi attraversano l’intero edificio realizzando una connessione visiva tra i diversi livelli. L’idea progettuale punta a interconnettere le numerose funzioni del D2, non solo attraverso scale e ascensori, ma anche attraverso la luminosità e la trasparenza degli ambienti. I concetti alla base della progettazione interna sono l’apertura visiva, l’interscambio conoscitivo, la natura intesa come elemento di vivibilità e ispirazione. Approccio materico, semplicità e cura del dettaglio definiscono l’interior design pensato per l’edificio. Il concetto proposto mira a unire i diversi livelli e le molteplici funzioni attraverso un mood sensoriale preciso, applicato a percorsi e aree comuni. Superfici di movimento e ambienti di incontro – come corridoi, aree lunch e sale riunioni – si caratterizzano per una pavimentazione dai toni caldi e decisi e per la presenza di sedute in stoffa dalle cromie fresche. La progettazione degli interni Alle singole funzioni, invece, il concetto di interior applica scelte stilistiche fortemente diversificate al fine di garantire riconoscibilità e unicità alle numerose identità interne. La hall d’ingresso Dai laboratori volutamente austeri con arredi tecnici e pavimenti in resina chiara, alla Student gastronomy organizzata per lo spazio ristorazione in un layout geometrico e alternata ad aree lounge, con poltrone in tessuto e illuminazione d’atmosfera, per un caffè veloce in affaccio sul patio interno. Il progetto con il BIM Sviluppata internamente allo studio, la progettazione con metodologia BIM integra i diversi aspetti realizzativi dell’edificio, dalla tecnologia alle strategie climatiche, dall’impiantistica alle facciate. L’ecosostenibilità energetica si esprime attraverso scelte volte a minimizzare l’impatto ambientale del volume complessivo: il teleriscaldamento quale fonte termica, il fotovoltaico in copertura per l’approvvigionamento elettrico, la ventilazione meccanica ad elevato recupero termico, impianti frigoriferi ad alto rendimento, tecnologia radiante per il riscaldamento e il raffrescamento integrata a vele di attenuazione acustica. In connessione diretta con il concetto impiantistico, il progetto di interior mantiene a vista l’arteria tecnologica dell’edificio generando un effetto industrial che amplifica i messaggi di rigenerazione industriale e hub dell’innovazione. Tale soluzione limita al contempo l’uso di materiali di rivestimento rendendo protagonista l’anima materica e funzionale del D2. Pianta del secondo piano Sezione trasversale dell’edificio Busselli Scherer Architekten Lo studio di architettura altoatesino, guidato da Roberto Busselli e Michael Scherer, si occupa di progettazione architettonica, interior design e direzione lavori. I principali filoni di progettazione dello studio bolzanino spaziano dall’universo degli headquarter al mondo residenziale, dalla rigenerazione urbana alle architetture pubbliche in ambito sanitario, scolastico e sociale. Scheda NOI Techpark Località: Bolzano Committente: NOI spa Lotto: D2 Progettazione: Busselli Scherer Architekten Team di progettazione: Roberto Busselli, Ilario Occhipinti, Mattia Arcaro, Ulrike Gasser Strutture: Baubüro Impianti ed efficienza energetica: EnergytechEnergytech Coordinamento della sicurezza: Pfeifer Partners Interior Design: Busselli Scherer Architekten Superficie del sito: 2.018 mq Superficie lorda: 10.100 mq Volumetria: 33.400 mc Progettazione: 2019-2021 Fine lavori: 2023 Rendering: @LuceAtelier Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto