Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il Borgo Solidale di Cornedo Vicentino (Vi) è l’espressione delle più attuali teorie sulla progettazione architettonica inclusiva:destinato alle persone disabili in età adulta ma concepito per tutti (secondo la nuova visione ICF dell’OMS), composto da strutture residenziali e commerciali perfettamente integrate nel paesaggio a cura di Claudia Capperucci Indice degli argomenti: Il Borgo Il punto di vista dei progettisti Presupposti della realizzazione L’International Classification of Functioning Disability and Health (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) stilata dall’OMS nel 2001 dice che non sono le mancanze dell’individuo a decretarne la disabilità, bensì l’ambiente in cui vive e la percezione che di lui hanno gli altri. Lo aveva già ampiamente dimostrato l’architetto statunitense Ronald Lawrence Mace negli anni ’90 dello scorso secolo con la sua innovativa visione progettuale e la realizzazione di oggetti – icona dell’Universal Design (la metodologia da lui fondata per la realizzazione di strutture pensate per tutti), come le rampe di accesso o i percorsi luminosi in ambienti bui, tanto per capirci. Un radicale cambio di prospettiva su un importante tema sociale a cui fa eco una rinnovata visione degli spazi residenziali pensati per le persone disabili ma concepiti per tutti. Il complesso di Borgo Solidale, a Cornedo Vicentino in provincia di Vicenza – viene concepito in questa cornice e all’indomani della L.112/2016, la cosiddetta legge “Dopo di noi”, che prevede un finanziamento per i progetti destinati alle persone disabili nel momento in cui perdono il sostegno familiare. Nel 2017 le circa 125 famiglie della Fondazione Domani per Noi Onlus decidono che è arrivato il momento di costruire una “piccola città ideale” per i propri cari con disabilità fisiche e/o relazionali, che possa rappresentare un valido contesto di vita anche quando loro non potranno più sostenerli. Il Borgo L’archetipo del progetto è quello di una vera e propria urbanizzazione poliedrica, per persone da 18 a 99 anni, dove risiedere ma anche lavorare, socializzare e sviluppare la propria individualità e la propria autodeterminazione, con un servizio di assistenza h24, ma non un centro assistenziale, al contrario, un microcosmo attivo, dove gli abitanti lavorano, offrono i loro servizi (nel bar e nel ristorante per esempio) e contribuiscono, ciascuno secondo le proprie possibilità, al sostentamento del Borgo. Sia nella struttura architettonica che nel tessuto dei servizi il progetto è flessibile e diversificato, per soddisfare bisogni ed esigenze di ciascuno. Le aree sono a “protezione variabile” (bassa, media e alta) per poter somministrare l’assistenza in base alle diverse abilità dei residenti. La struttura, tutt’ora in corso, è stata progettata dallo studio di architettura ligure Peluffo&Partners che si è occupato anche dell’aspetto paesaggistico e si estende su un lotto di circa 21.500 mq, un terreno pianeggiante a sud-est del centro di Cornedo Vicentino, lungo il torrente Agno e in posizione baricentrica rispetto ai comuni circostanti. Di fronte c’è la collina di Cereda con gli storici insediamenti e una vecchia area industriale, tra campi e nuove edificazioni commerciali. Materiali e composizione mirano ad integrare il più possibile il progetto nel territorio, conferendo a questo una precisa identità culturale, anche nell’ottica di liberarlo dall’immagine di “struttura ospedaliera” e identificarlo, invece, come un villaggio aperto alle relazioni umane. Da qui la piazza attorno alla quale sorgeranno le strutture commerciali e che farà da snodo di transizione alle tre aree principali: quella al piano terra dove si trovano le residenze ad alta protezione, con un centro diurno (zona accoglienza, uffici, laboratori, palestra per la fisioterapia, la riabilitazione, mensa, cucina, magazzino e tutti i servizi connessi), gli alloggi autonomi al primo piano con spazi comuni centrali e alcune unità con appartamenti per le famiglie; la seconda area ospita le residenze a bassa protezione, appartamenti per 2 o 4 persone per le famiglie degli ospiti e interconnesse, perché, ai cardini del progetto ci sono i valori di fratellanza, solidarietà, vicinanza e comunità; e infine, ultima ma non meno importante, la zona commerciale, direzionale e produttiva, dove gli ospiti con disabilità possono lavorare, coadiuvati da collaboratori esterni. Questo carattere aperto degli spazi è fondamentale per attrarre i visitatori e creare un canale relazionale tra interno ed esterno. Inoltre si è scelto un’impostazione per temi di interesse anziché per aree tecniche, anche questo dettaglio caratterizza molto il progetto: spazi comunitari di condivisione per gruppi e strutture ricettive e per la vendita si sovrappongono le une alle altre, alternandosi a giardini e spazi aperti. In linea con le tradizionali costruzioni rurali del territorio, gli edifici si sviluppano su tre livelli, con altezza massima di 8,50 m e presentano elementi tipici, come i portici, con le aperture affacciate sulle corti che un tempo congiungevano parti nobili e parti popolari delle ville e sono realizzati in legno a vista e rame per i dettagli di facciata- entrambi scelti perché sono materiali organicidestinati a mutare con l’esposizione ai fenomeni climatici. L’obiettivo è che le persone con disabilità abitino in un contesto protetto e dotato di servizi ma anche reale attivo e ben integrato nel territorio, che siano assistite dal personale specializzato ma al tempo stesso che vivano anche vicino ai propri cari, in maniera da riprodurre al meglio la dualità tra vita privata e vita pubblica che appartiene a tutti gli individui. Il punto di vista dei progettisti L’opera nasce da una lunga fase propedeutica che ha alternato il dialogo con i diretti interessati, le famiglie destinatarie degli alloggi, allo studio del luogo e del paesaggio, insieme anche ad una fase conoscitiva dei caposaldi della progettazione solidale e di psicologia dell’architettura, data la particolare sensibilità della futura utenza. E questo ha richiesto anche la stesura di numerose versioni del progetto che è andato modificandosi e perfezionandosi nei diversi passaggi. Nella tripartizione concettuale che caratterizza il progetto (zona ad alta protezione, residenze e area commerciale) si è cercato quanto più possibile di riprodurre strutture e modelli di vita reale che non ricordassero gli ambienti ospedalieri e assistenziali). In questo progetto vari piani si intersecano: tecnico strutturale, professionale, psicologico, emotivo ed è difficile dire dove finisce uno e inizia un altro, perché sono ben amalgamati tra di loro in un tutto organico che riflette la moderna visione della qualità della vita. “La prima cosa che ci ha attratto è stato il contesto paesaggistico”, spiega l’architetto Domenico Faraco dello studio Peluffo&Partners. “L’area, completamente pianeggiante, è fiancheggiata da un boschetto e questa immagine ci ha suggerito l’orientamento che avremmo dovuto dare alla struttura, in maniera che aprendo le finestre delle camere e degli appartamenti si potesse godere di questa vista. E ancora dalla conformazione paesaggistica abbiamo tratto lo sviluppo lineare del progetto che viene ad acquisire, in questo modo, una continuità e una coerenza interna molto funzionali, infatti in questo modo l’area ad alta protezione è collegata alla zona commerciale che è anche quella deputata alle relazioni sociali. Successivamente c’è stata una prima fase di dialogo con le famiglie le quali si sono sostanzialmente affidate a noi”. La parte con un impianto più propriamente “ospedaliero” è composta da camere singole o doppie che però sono raggruppate intorno a due comunità alloggio, ovvero spazi con cucina e soggiorno comune e al piano superiore, collocate all’apice di una grande terrazza, sono state concepite alcune abitazioni quasi uguali a quelle della parte centrale che sono destinate a situazioni intermedie, ovvero casi che necessitano di una pronta assistenza ma che possono vivere in famiglia. Questo paradigma intermedio nasce da una precisa richiesta di alcune famiglie. Mentre la zona residenziale con gli appartamenti è destinata ai soggetti con maggiore autonomia e alle loro famiglie. Coloro che andranno ad abitare in questa zona parteciperanno alla vita sociale del villaggio e sicuramente lavoreranno nelle strutture che affacciano sulla piazza, il bar, il ristorante, probabilmente una parafarmacia e altri servizi. Grande attenzione, inoltre, si è data ai dettagli estetici, come il tetto a falda che, oltre ad integrarsi meglio nel paesaggio e nel territorio, è molto più bello a vedersi dei tetti piani caratteristici delle strutture pubbliche. Lo stesso spirito ha guidato anche la realizzazione delle camere che, come in una abitazione privata o in un albergo hanno un loro ingresso, un loro affaccio sull’esterno, un bagno e finiture che conferiscono loro un carattere familiare, come il legno per i materiali. “Le maggiori difficoltà e le cause che hanno portato all’allungamento dei tempi sono legate principalmente al fatto che stiamo realizzando un modello senza precedenti, soprattutto dal punto di vista normativo e burocratico”, continua Faraco. “Ho lavorato anche con gli ospedali e conosco le normative, le verifiche necessarie, gli iter. Ma questo non è un ospedale e non è neanche una comunità per tossicodipendenti né una RSA. Quindi, premesso che il progetto segue tutti i criteri sanitari come è giusto che sia, i diversi soggetti coinvolti, dalle cooperative, alla fondazione, stanno chiedendo alla Regione di formulare un apposito schema normativo – burocratico all’interno del quale Borgo solidale possa essere inquadrato”. Prospetti e sezioni Lo studio Peluffo&Partners architettura, fondato nel 2017 da Gianluca Peluffo, è uno studio ligure che ha realizzato opere in diverse parti d’Italia, oltreché in Francia e in Egitto. La sua filosofia progettuale si erge sul presupposto che “l’architettura possa cambiare il mondo, che la felicità sia lo scopo dell’opera di architettura e che ogni edificio, qualunque sia la sua funzione o la committenza, abbia un ruolo e un significato pubblico”, come si legge sul sito. Trai principali lavori dell’architetto Peluffo c’è la riqualificazione di Les Docks de Marseille, struttura storica nel quartiere degli affari della città caratterizzata da quattro corti interne. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto